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martedì 14 luglio 2020

Recensione: Sentenza artificiale, di Barbara Baraldi

|Sentenza artificiale, di Barbara Baraldi. Chiarelettere, € 17, pp. 219 |

Ci sono quei romanzi talmente vividi da sembrare serie TV. Sempre al passo con i tempi, capace di passare dall’urban fantasy alle atmosfere torbide del noir, la prolifica Barbara Baraldi – ormai un’amica del blog – consegna ai lettori un romanzo perfetto per una sceneggiatura. Ne ha il ritmo, lo stile visivo, i personaggi: protagonista e comprimari, infatti, si prestano benissimo a un ritorno di fiamma; a un’altra puntata da gustarsi in binge watching. Quella di Barbara è una tripla sfida. Padroneggiare il linguaggio tecnico – tanto in campo informatico quanto in campo legale –, tener desta l’attenzione del lettore già impigrito dall’afa di luglio, intrigare i pochi a disagio con il cyber thriller: pur avendone letti diversi da adolescente – sì, ho avuto anch’io la mia bella dose di Brown, Clancy e Deaver –, ammetto di preferire il fascino dell’analogico anche in materia di sottogeneri letterari. Cambiare idea è stato un attimo. Bastano poche pagine per trovarsi invischiati in una lettura appassionantissima, benché al di fuori della comfort zone: una storia dai ritmi folli, di droni armati fino ai denti, nomi in codice ed esplosioni a tradimento, che fa battere il cuore a mille e divorare le pagine in ventiquattr’ore.

Il futuro è adesso.

Lungi dall’essere la classica detective bella e dannata, Cassia Niro è un’analista ministeriale nella Roma del futuro. Dopo un’infanzia ai Parioli, spesa nell’adorazione del papà informatico, fa un lavoro d’ufficio costantemente china su un computer. Vegetariana, di buona famiglia, ordinaria nel look, con l’iconica Lisbeth Salander ha in comune le scelte sentimentali e il carattere schivo: rifugiata nel mondo virtuale, presto sarà costretta a lavorare in sinergia con una squadra irresistibile. La democrazia è in pericolo. Lo ha scoperto per caso, cercando una falla in LexIA: un algoritmo avveniristico a cui sarà affidato lo scioglimento dei casi giudiziari più complessi. Può una macchina decretare la colpevolezza o l’innocenza di un accusato? Saprebbe mai prendere decisioni di carattere etico e morale? Incapace di compassione ed empatia, LexIA semina controversie – le stesse sollevate da Asimov nel 1942 – e spacca l’opinione pubblica. Tanto i fautori quanto gli oppositori hanno motivazioni oscure. A chi comunicare la presenza di un’anomalia nel sistema; di chi fidarsi? Quest’avventura nelle maglie del web porterà Cassia nel covo dei Naucrates: radunati in un casolare in disuso, gli hacker ricordano un po’ i rapinatori idealisti della Casa di carta e un po’ dei Robin Hood dell’era digitale. Impossibile non menzionare Umberto, ex compagno di studi della protagonista; Pug, nerd ossessivo-compulsivo affiancato da un carlino con la paura del buio; infine Rain, stuntwoman spericolata.

Le macchine sono capricciose, e a volte sembra che non ci sia una vita d’uscita da una situazione di stallo. Ma non c’è nessuna difficoltà che tu non possa superare, se ragioni al di fuori degli schemi imposti dal problema. Adatta il tuo pensiero alla soluzione che vuoi ottenere. Abbiamo milioni di anni di evoluzione alle spalle. Nessuna macchina potrà mai competere con la flessibilità della nostra mente. Il nostro maggiore vantaggio è proprio il fatto di essere umani.
Originalissimo nello spunto di partenza, meno negli sviluppi, Sentenza artificiale conferma il talento narrativo dell’autrice e la sua continua voglia di sperimentare. Sempre credibile, questa volta azzecca in particolar modo stile e ambientazione. La Baraldi dà vita a scene d’azione da blockbuster americano, concitatissime ma mai confuse, e spiega con chiarezza i passaggi più tecnici, trasformando gli spazi virtuali in spazi fisici: l’anomalia dell’algoritmo, così, diventa una botola segreta nascosta sul fondo di un lugubre scantinato. Se fosse un film, brillerebbe per la regia attenta e l’uso del montaggio alternato. E poi c’è l’Italia: solitamente estranea alla fantascienza, qui fa da banco di prova per una nuova tecnologia senza forzature. L’antica Roma, infatti, è stata la culla della legislazione. E questa Capitale inquadrata in un futuro tutt’altro che implausibile, con il Tevere lì lì per prosciugarsi e le precipitazioni che latitano da mesi, sa essere ipertecnologica pur conservando le sue bellezze classiche. Tra fake news, deep web e sollevazioni popolari, con tanto di citazioni cinematografiche per veri intenditori – l’assistente virtuale di Cassia si chiama Deckard, come l’eroe di Blade Runner –, questa Baraldi profetica e internazionale fa centro divertendo. Sentenza artificiale violerà ogni tuo firewall. S’intrufolerà nelle tue giornate, come un virus informatico. Finché, giunto all’ultima pagina, non ammetterai sconfitta.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Subsonica - Radioestensioni

11 commenti:

  1. questo è uno di quei romanzi che mi fanno letteralmente gola!

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  2. Non ho mai letto nulla di questa autrice, sarà la volta buona? :)

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    1. Per me non è uno dei suoi romanzi più memorabili, però una ventata d'aria fresca. Intrigante, adrenalinico, spassoso, come un action americano. :)

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    2. Secondo te qual è il suo lavoro migliore quindi? Così lo metto subito in lista!

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    3. Non ti saprei dire! A me piacciono molto Lullaby e La vsnvils dagli occhi di cristallo, però anche Aurora nel buio dà avvio a una saga interessante. Penso sia tra i romanzi più fortunati di Barbara!

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  3. Già in passato ero stata attratta da questa scrittrice, ora tu mi hai davvero incuriosita!

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  4. ...e allora non mi resta che aspettare che diventi per davvero una serie TV. :)

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