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mercoledì 4 marzo 2020

Recensione: Giovanissimi, di Alessio Forgione

| Giovanissimi, di Alessio Forgione. NN Editore, € 16, pp. 224 |

Memore del trauma che fu il romanzo d’esordio – il resoconto disperato di un trentenne senza futuro, in una Napoli di amori e incertezze –, mi ero ripromesso che avrei dovuto rileggere Alessio Forgione a tempo opportuno. Quando l’umore era alto. Maestro di arrovellamenti interiori e frustrazioni, nell’ultimo periodo, avrei finito purtroppo col non farlo più. Così l’ho affrontato senza starci troppo a pensare. Ma quant’è affidabile il detto via il dente, via il dolore? Giovanissimi ha fatto male ugualmente.
Siamo in un rione. Questa volta, giocando con l’effetto nostalgia che altrove va per la maggiore, si fa un salto indietro negli anni Novanta. Marco, detto Marocco per la carnagione olivastra e i capelli riccissimi, è un quattordicenne che si domanda come finirà il campionato e quando l’innocenza. Abbandonato dalla madre, vive col papà – un uomo onesto e tutto d’un pezzo – una routine scandita da paste col pesto, tè alla pesca e partite di pallone. È sin dall’infanzia che sogna di diventare un calciatore famoso. Marocco si divide tra sale giochi, sigarette, giornalini pornografici e Dylan Dog; scrocca passaggi in motorino – il padre l’ha iscritto allo scientifico e poi ha infranto la promessa: non gliene ha mai regalato uno – e all’improvviso salta fuori un piccolo traffico di droga a ingrossargli le tasche. Quando il migliore amico, Lunno, gli ha proposto di spacciare nei bagni della scuola, lui subito ha detto di sì: per carattere non sa tirarsi indietro, infatti, e il loro è un giro talmente modesto da non scomodare mai i prepotenti del quartiere.

«Voglio mangiare con te tutte le volte che mi viene fame». «Che significa?».
«Che ti amo?». «E perché non me l’hai detto?». «Perché mi fai paura».
In queste pagine sperimenta: la prima punizione, il primo bacio, la prima volta con una ragazza – Serena, che ha le zizze grandi e rende tutto più meraviglioso. E leggendo, capitolo dopo capitolo, si rischia di volergli un bene esagerato; di affezionarsi troppo. Checché se ne dica, è un bravissimo ragazzo; un’anima fragile. Ferito dalle malelingue, dall’abbandono, dagli avversari rissosi con cui farebbe meglio a non immischiarsi, piange senza far rumore e si allena per non soffrire. Candido, semplice e innocente, cammina suo malgrado in una realtà eternamente sotto assedio: a un appuntamento può incrociare un passante accoltellato, il cui cadavere macchia un lenzuolo all’altezza del petto; sentire scoppiare i fuochi d’artificio fuori stagione, segno che non lontano ci sono traffici illeciti in corso; perdere compagni di squadra da un momento all’altro, dal momento che la loro età anagrafica non è sinonimo di lunga vita.
Giovanissimi non è La paranza dei bambini né La terra dell’abbastanza. Protagonisti e figuranti si sporcano senza puntare al potere, ma soltanto per mantenersi a galla. Sconvolge, allora, constatare quanto sia facile mettersi nei casini fino al collo; e se va male, rovinarsi i migliori anni.  Senza ansia da prestazione, Alessio Forgione mi è parso genuino e immediato come ai tempi del debutto. Il traguardo della pubblicazione e il successo non ne hanno cambiato l’approccio neorealista e la visione del mondo: compreso l’inconfondibile nichilismo di chi vede spesso il bicchiere mezzo vuoto. Lo stimo, e un po’ non lo sopporto. Si comporta con i suoi personaggi e i suoi lettori, infatti, alla maniera spietata di certi scrittori.

Fu così che pensai che nel primo ciao che si dice è compreso anche l’addio e che l’inizio è solo l’inizio della fine e che ogni incontro non è altro che un lungo abbandono, centellinato goccia a goccia, lento.
Inutile aspettarsi un finale tarallucci e vino. Ma questa volta non poteva forse accadere, cogliendoci tutti di sorpresa? Su Marocco e gli altri incombe una nuvola nera, un nuovo tormento. Un fatalismo che mi è sembrato raggirabile. La drammaticità del romanzo, su di me, ha avuto un impatto diverso rispetto a Napoli Mon Amour. Se quello si rivelava essere una escalation inesorabile, questo è una stoccata più rapida; più a tradimento. Meno necessaria? Le eccezione, in storie del filone, sono gli epiloghi quieti: Marocco, senza sbilanciarsi, per me ne avrebbe meritato uno. Perché è un personaggio eccezionalmente atipico. Senza machismo, racconta con commozione le amicizie e i flirt, gli sfottò, il cameratismo da spogliatoio, le sbronze tragicomiche e i reggiseni da slacciare. È un compare fedele, un fidanzato dolce. Apprezza gli abbracci del babbo, stringe i fianchi degli amici in scooter per bisogno di calore umano, e se ne infischia bellamente dei votacci e delle conseguenze. Corre, cade, si rialza, commette fallo. Qualche volta si merita il cartellino rosso, qualche volta fa goal. Giovanissimo, finché dura. 
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Anastasio – Correre

10 commenti:

  1. Ciao Ink, non conosco nè l'autore nè il romanzo, ma dalle tue parole mi sembra molto interessante :-)

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    1. Consiglio sia questo, sia l'esordio. "Giovanissimi" è anche tra i romanzi candidati allo Strega. Spero per Alessio e l'editore che arrivi almeno nella dozzina. :)

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  2. Questo ragazzo dall' "anima fragile" mi è entrato nel cuore ancor prima di leggere il romanzo grazie alla tua recensione. Una ferita legata alla sua storia familiare... un avvicinarsi a piccoli passi al mondo dell'adolescenza... non so perché mi è venuta in mente l'immagine di Charlie di Noi siamo infinito

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    1. Che bello rileggerti, Francy! Marocco è davvero un personaggio dolce, empatico, vincente. Riempie di tenerezza, in una storia per il resto davvero tragica.

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  3. Bravo!
    Questo è il modo per divulgare romanzi.
    Me lo sono segnato, sicuramente sarà una delle mie letture future.

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    1. Ehilà, grazie mille!
      Ti consiglio anche il primo, sempre di formazione.

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  4. Mi sa che sto Forgione non posso continuare ad ignorarlo! Urge recupero!!

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  5. Ah, gli anni '90 incuriosiscono, l'approccio neorealista magari un po' meno.
    Di ulteriore drammaticità però in questo momento non sento proprio il bisogno. :(

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