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giovedì 16 gennaio 2020

And the Oscar goes to Mr. Ciak: Klaus | Dov'è il mio corpo? | Frozen 2 | Il re leone

[Miglior film d’animazione] Uno sfaccendato giovin signore viene spedito come postino su un’isola divisa in due da una faida secolare. Il prologo è degno del capolavoro di Bram Stoker. Tra suggestioni gotiche a fantasia – case sbilenche, banchi di nebbia, figuranti spaventosi –, si arriva a una cascina costruita in fondo al bosco: ci vive un omone burbero e spaventoso non meno di altri – un giocattolaio che ha chiuso bottega per smaltire i dolori della vedovanza –, preziosissimo per aiutare il protagonista con la sua missione. Il postino esiliato ha l’obbligo di spedire un dato numero di lettere prima di dimettersi. Come farlo se laggiù vigono la grettezza e l’ignoranza, al punto che l’unica maestra si è improvvisata pescivendola? Inventarsi il personaggio di Babbo Natale, e dunque tutte le tradizioni a lui collegate. Nonostante badi al proprio tornaconto personale, il giovane farà felice i piccoli isolani. E nel mentre, involontariamente, aiuterà gli adulti a voltare pagina: il futuro della nostra società non è forse in mano ai bambini? Klaus è una bellissima fiaba dai vaghi sottotesti politici, che parla d’integrazione e precariato. Se all’inizio ci si lascia ammaliare da un'animazione spigolosa nello stile degli adorati Burton e Selick, le vere sorprese si nascondono in un prosieguo coinvolgente e creativo – a proposito delle origini della leggenda, vi siete mai chiesti il perché del caratteristico costume rosso o degli elfi per aiutanti? – che in chiusura lascia in lacrime. Si sa, ho lo stesso spirito umanitario del Grinch; per Marco Mengoni nei panni di doppiatore, in altre occasioni, avrò soltanto parolacce. Ma il ragazzo che non ama né l’animazione né il Natale, parlando con il cuore in mano, ha trovato riconciliante la visione del film di Sergio Pablos: si spera, un nuovo classico delle prossime festività. Rinfaccia con garbo a noi scettici, infatti, la bellezza delle cose in cui non crediamo abbastanza: l’infanzia, la generosità del prossimo, le favole. (8)

[Miglior film d’animazione] Una mano mozzata fugge dalla cella di una sala autoptica. In cerca di una storia d’amore a cui mettere il punto finale, sfiderà minacce continue – i piccioni, i topi, i cani, la forza di gravità – e cercherà conforto ora nelle carezze di un bambino, ora in una vasca da bagno. Comunque andrà, lascerà un’impronta. Altrove, invece, c’è questo ragazzo: orfano e straniero, sbarca il lunario come fattorino della pizza ma pur di avvicinarsi alla sua lei – in un primo momento soltanto una voce che flirta al citofono – s’improvvisa apprendista. L’attenzione, nei flashback, è focalizzata sulle sue lunghe dita da pianista. Cha sfiorano i tasti e le persone, smussano il legno, abbrancano il vuoto nel salto conclusivo. Cos’hanno in comune, insomma, un arto tronco e un cuore infranto? Da un’immagine all’apparenza macabra, Dov’è il mio corpo? trova lo spunto per un’avventura senza diretti precedenti. Premiato a Cannes e giunto con gioia alla stagione dei premi, l’esperimento del francese Jérémy Clapin ha il bianco e nero di Cuaròn; guizzi registici degni di Noé; la delicatezza intangibile di un anime. Romantico e vitale senza mai essere stucchevole, celebra la complessità del corpo – il nostro unico contatto con l’esterno – in una Francia di gru e igloo. Esperienza emotiva e corporea da provare, ha per isolato difetto la poesia un po’ ermetica di certi esperimenti indipendenti; un’idea da cortometraggio che lascia troppo di suggerito – compreso un epilogo che preferisce essere evocativo anziché incisivo. Poteva essere un capolavoro; poco male se si limita a essere bellissimo. Un’animazione che ha immenso tatto. Ma che, per fortuna, parla anche a tutti gli altri sensi. (7,5)

[Miglior canzone] Il primo Frozen mi aveva commosso come un bambino – tutto merito di Elsa, protagonista testarda e solitaria in cui ogni misantropo potrà rivedersi facilmente –, ma il gran parlarne aveva stufato presto. Materia per giocattoli, parchi a tema e pettegolezzi (sì, vorrei anch’io una fidanzata per la protagonista), rischiava di diventare la parodia di sé stesso con un seguito arrivato più tardi del previsto. Benché Il segreto di Arendelle abbia già infranto un record al botteghino, l’Academy questa volta è andata in direzione contraria: lo ha ignorato, e a giusta ragione? Scritto senza particolari colpi di scena, il film è un nuovo tassello dell’approfondimento psicologico di Elsa e del suo rapporto simbiotico con la sorella minore. In attesa della tanto chiacchierata storia d’amore, intanto la regina basta a sé stessa e ruba puntualmente le attenzioni con nuovi cambi d’abito e magie. Vittima del richiamo della foresta, parte per scoprire le origini di un misterioso patto infranto e di sé stessa. Dopo i dubbi di una prima metà ondivaga e schematica, l’emozione è in agguato nel finale. Il culmine di una ricerca sentita e sofferta, che non rinuncia né alle sequenze d’azione né alle battute di spirito del solito Olaf.  Visivamente superiore al primo – che bellezza l’esplosione naturale dedicata a Mostrati, la canzone più riuscita della colonna sonora – , Frozen si rivela discreto e maturo, grazie al messaggio ambientalista e a un epilogo non scontato. No, non è soltanto ritornelli orecchiabili – ode al gran voce di Serena Autieri – o merchandising. Adatto a grandi e piccoli, pur senza l’effetto sorpresa iniziale, conferma un importante dato di fatto: il gelo è solo nel titolo. (7)

[Migliori effetti speciali] Quella attuale passerà alla storia come la generazione dei remake in live action. Delle copie preferite, forse per maggiore comodità della fruizione, alle versioni originali. Dopo Dumbo e Aladdin, tornati al cinema con attori in carne e ossa e in versione parzialmente aggiornata, è toccato anche al Re Leone: lo ammetto, mai stato uno dei miei cartoni del cuore. Lungo e drammatico, al punto da essere una riscrittura in piena regola dell’Amleto shakespeariano, del film Disney incentrato su lasciti e potere ricordavo soprattutto le spalle comiche – il facocero e il suricato, subito iconici – e le poche canzoni presenti. Forse per la prima volta mi sono approcciato alla versione diretta dall’eppure bravo Jon Favreau senza attese né pregiudizi di sorta. La visione, però, è risultata deludente ugualmente. L’anonima copia carbone di quell’originale, strano ma vero, che nemmeno ricordavo nel dettaglio. Questa savana ha meno energia, meno emozione, meno colore. Fatta eccezione per l’aggiunta di qualche sporadica sequenza descrittiva, per il resto il film resta fedele nei dialoghi, nella trama e negli esiti. A parte per lo straordinario lato visivo – degno dell’attenzione naturalistica di un vero documentario –, non lo si ricorderà per nient’altro. Né per gli arrangiamenti musicali svogliatissimi. Né per un doppiaggio italiano che non brilla, tralasciando però le prove sorprendenti di Leo e Fresi. Tutto è al posto giusto, infatti, e tutto va come da copione, sulla falsa riga del Bardo. Ma il ruggito di questo Simba, sulla rupe dei re, è smorzato e tutt’altro che fragoroso. La colpa, ahimè, non è imputabile soltanto al doppiaggio del pessimo Mengoni. (5,5)

14 commenti:

  1. Io tifo per Klaus, e non sono assolutamente di parte XD

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  2. Ah, come ci sguazzo bene io nell'animazione!
    Sono sicura che Klaus diventerà un nuovo classico del Natale, o almeno lo sarà del mio, che a quel finale, quella frase, ancora mi spuntano le lacrime.
    Ho trovato più poetico, più intenso, Dov'è il mio corpo, che con piccoli dettagli, con i colori giusti, racconta la forza dell'amore. La tua chiusura è degna del miglior pubblicitario, però.

    Con Frozen sempre grandi emozioni, io e il giovine abbiamo riso a crepapelle sul video anni '80 di Kristoff, anche se il resto della colonna sonora poco lo ricordo. Canzone dei Negramaro a parte: INASCOLTABILE!

    Il re leone, infine, fa parte dei miei Disney preferiti prova ne è la pelle d'oca nei primi minuti di questo remake che però non gli aggiunge niente. Fortunatamente l'ho visto in v.o., ma le canzoni di Beyonce (giustamente snobbata) e i pochi aggiustamenti si dimenticano in fretta in favore della dolcezza anni '90.

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    1. CHE SCHIFO "NELL'IGNOTO" SECONDO SANGIORGI, MAMMA MIA.

      Ma che fine hanno fatto i Negramaro di Mentre tutto scorre? Una lagna, oh.

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  3. Allora io come tutto il mondo sa ho litigato con il cinema d'animazione, quindi sinceramente la categoria agli Oscar, assieme a quella del film straniero, è sempre quella che trascuro di più.

    Dov'è il mio corpo? però lo voglio vedere prima della premiazione.

    Klaus l'ho visto nel periodo natalizio, ma non ho ancora avuto modo di parlarne, penso quasi di non farlo a dir la verità, però mi è piaciuto veramente moltissimo, originalissimo ed azzeccato.

    Frozen II non lo vedrò manco per sbaglio proprio

    Il re leone l'ho visto al cinema quando uscì. Non posso dire che la storia sia brutta, è la stessa del film d'animazione. Il problema è che differentemente dal cartone i personaggi, non avendo espressività, non hanno nemmeno anima e alla fine questo trasmettono allo spettatore...

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    1. Be', ci sei in lite, però sei piuttosto aggiornato, dai. :)

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  4. Klaus avrei voluto vederlo sotto Natale ma siccome ho passato delle feste pessime mi toccherà recuperarlo fuori stagione, assieme a Dov'è il mio corpo?
    Frozen II molto carino, Il re leone manco sotto tortura XD
    Francamente mi interessa molto più recuperare Missing Link, che ha vinto anche il Golden Globe ed è della Laika *__*

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    1. Voglio vederlo anch'io, però non ha ancora una distribuzione italiana. Mai possibile?

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  5. Frozen 2 mi è piaciuto molto, Il Re Leone, purtroppo, è identico al cartone Disney (dovevano modificarlo un po') mentre Klaus non l'ho ancora visto ma mi incuriosisce molto! 😊

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  6. Considerando che in genere non ti esalti troppo con il cinema d'animazione, forse persino meno di me, qui ci sono almeno un paio di titoli che potrebbero convincere anche me. Anche se io verso Klaus continuo a nutrire una certa diffidenza.
    Specie ora che il periodo natalizio è oramai finito...

    I Lost My Body sembra già più nelle mie corde.
    E pure Frozen II, considerando che il primo a sorpresa mi era piaciuto.

    Ma Mengoni ormai ha il monopolio del doppiaggio per i film animati in Italia? XD



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    1. Sì, ormai doppia tutto lui.
      Però, a parte che come Simba, non è affatto malvagio. :)

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