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mercoledì 8 novembre 2017

Pillole di recensioni: Il cacciatore di sogni (Sara Rattaro) | Mangiare la paura (Antonio Ferrara)

Titolo: Il cacciatore di sogni
Autrice: Sara Rattaro
Editore: Mondadori
Numero di pagine: 173
Prezzo: € 15,00
Il mio voto: ★★
A Sara Rattaro, autrice scoperta e apprezzata più di qualche anno fa, ho rimproverato negli ultimi romanzi – storie al femminile, solitamente, con cuori messi a nudo e sentimenti intensi – il troppo indugiare sugli stessi temi, negli stessi dolori. Esisteva una Sara leggera, serena, diversa? Dopo L'amore addosso, piaciuto ma con moderazione, l'autrice torna a distanza di qualche mese con l'inatteso Il cacciatore di sogni. Un romanzo diverso, finalmente, perché pensato per un pubblico di ragazzi. La biologa abile con i casi di coscienza e i drammi, con la complessità della natura umana, racconta partendo da uno spunto semplicissimo il suo primo amore: la scienza. Chi era Albert Bruce Sabin, e quanto gli dobbiamo? Quale sorpresa poteva trovare su un aereo in volo un adolescente dei primi anni Ottanta, se infortunato e con passeggeri interessati unicamente alla presenza del Pibe de oro a bordo? Luca, di ritorno da Barcellona con mamma e dispotico fratello maggiore, ha il sogno del pianoforte, un braccio rotto e un vicino di posto d'eccezione. L'uomo, barbuto come Babbo Natale, racconta e si racconta. Le proprie origini ebraiche, la fuga negli Stati Uniti, lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e il desiderio di vincere la morte – nella New York raccontata da Philip Roth in Nemesi, la poliomelite causava infatti più stermini del conflitto a fuoco. Ho saputo di più sul padre del vaccino, mi sono confrontato con la Rattaro inedita in cui confidavo da un po', ma Il cacciatore di sogni – brevissimo, anche se impreziosito qui e lì da belle illustrazioni – è un romanzo che non fa sognare. Divulgativo, sintetico, agiografico. L'effetto Wikipedia: sfiorato, ma vinto dai parallelismi tra le infanzie lontante di Luca e Albert, e da pagine più ispirate, in corsivo, collocate in apertura e in chiusura. Ai tempi del giornalino scolastico avevamo questa rubrica intitolata "Intervista impossibile". Il confronto a quattr'occhi con il medico polacco somiglia troppo a quel timido esperimento di un liceale che ora chiacchierava con Dante, ora con William Shakespeare. Non sa uscire dall'omaggio, per quanto importante e sentito. Non sa allontanarsi dal confine limitante dei banchi di scuola.

Titolo: Mangiare la paura
Autore: Antonio Ferrara
Editore: Il battello a vapore – Vortici
Numero di pagine: 144
Prezzo: € 12,00
Il mio voto: ★★½
Irfan, tredici anni, viene allevato per diventare un martire della fede. Per lasciarsi morire a comando e distruggere i nemici dell'Islam col fragore di una detonazione. Prega, studia, cucina, guida. Ultimo di tre figli, con una mamma cagionevole e un nonno che ha perso la voglia di raccontare favole, alla scuola coranica sperava di imbrogliare la povertà. Trova invece percosse, violenze fisiche e psicologiche, e un'idea di religione diversa da quella che gli hanno spiegato in famiglia. Dove Allah non voleva il male di nessuno, non di certo l'odio che i suoi maestri gli insegnano quotidianamente a suon di scudisciate: piegando, così, la religione a loro uso e consumo. Ci sono personaggi che scappano da una guerra all'altra, nel romanzo di Antonio Ferrara, e tutto appare loro come un gioco pericoloso. Una routine fatta di versetti e di levatacce faticose, una porta serrata da cinque lucchetti che nessuno dovrebbe aprire. Farsi esplodere procura gloria, centomila rupie e un biglietto di sola andata per il Paradiso. La tragica educazione del protagonista ha lo stile stringato e lapidario di un mantra, di chi tenta disperatamente di autoconvincersi di una cosa sbagliata. Simula la naturalezza del parlato rinunciando al lirismo, o banalizza forse troppo? Ferrara non fa male quanto dovrebbe. In Mangiare la paura c'è il tema, infatti, ma non il resto: una scrittura che sia all'altezza. L'idea perde così la sua importanza, la sua potenza, a causa di un approccio semplicistico e di pagine inconsistenti. Più che il romanzo di un ragazzo kamikaze, sembra il suo compito per casa; un tema. Bastano le buone intenzioni, mi domando, per cambiare il mondo di Irfan? Bastano, soprattutto, per scrivere un buon libro per ragazzi? 

16 commenti:

  1. E anche stavolta mi trovo a fare l'avvocato del diavolo. Scusami, ma come ti avevo già detto, non riesco a capire questa tua ostinazione nel voler leggere i romanzi di Sara quando sai già benissimo che non soddisferanno appieno le tue aspettative. Ormai ho la sensazione che tu lo faccia quasi per avere la soddisfazione di dire "no, anche stavolta mi ha fatto schifo". Sarò strana io, ma se so che un autore non soddisfa le mie aspettative, letto un romanzo non ci torno più.
    Per quanto riguarda questo libro nello specifico, trovo che Sara sia riuscita a raccontare una storia in grado di affascinare grandi e piccini e quando una scrittrice del suo calibro riesce a far ciò, per me non c'è nient'altro da dire!

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    1. Laura, seguo Sara da anni, e fino a qualche romanzo fa passava a lasciarmi un commento sotto le recensioni dei suoi romanzi. Non ha bisogno dell'avvocato del diavolo, perché sa che la ritengo una bravissima scrittrice. Mi annoiano le sue storie tutte uguali, ultimamente, mai lei. Qui la storia non c'è, né uno stile. Se non fosse stato scritto da un'autrice del suo calibro, per me non sarebbe neanche arrivato in libreria. E non ne avrei di certo sentito la mancanza, tutto qui. Da amante dei romanzi per ragazzi, anche se vado crescendo, dico a chi apprezza il genere che c'è di meglio.

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  2. Ora, dopo il tuo parere, sono veramente curiosa di leggerlo questo nuovo libro di Sara! Sto aspettando di leggerlo con mio figlio perchè mi piacerebbe - nel mio post - condividerne anche la sua reazione.
    Apprezzo in ogni caso la tua sincerità, sintomo di rispetto verso i lettori, che non è mica da tutti!!!
    L'altro libro di cui parli non lo conoscevo ma non mi ispira per niente quindi passo...

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    1. Grazie, Daniela!
      Io non scoraggio nessuno, tanto la Rattaro resta lettissima indipendentemente da me, per fortuna. Ma ci sono romanzi per ragazzi di gran lunga più lodevoli - tutto il catalogo del Castoro, per esempio - che renderebbero più memorabile la lettura con il tuo ometto. Spero che possa comunque piacervi. "Mangiare la paura", tocca ammettere, è scritto come non piace a me, ma già ha più sostanza.

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    2. Il catalogo del Castoro me lo segno e poi andrò a spulciare!!! Grazie

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    3. Tutti bellissimi. Anche quelli della collana HotSpot, pensata per gli adolescenti. Temi delicati, scritture personali, lettori giovani ma trattati con l'intelligenza che meritano. Sui romanzi per ragazzi sono più critico del solito, probabilmente, perché credo davvero che possano fare la differenza.

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  3. È sempre un peccato quando le letture deludono, e ancora di più quando un'autrice amata si stacca dai propri gusti e non ci si trova più sulla stessa lunghezza d'onda.
    I due libri in questione non mi interessano molto, però leggere le tue recensioni - negative o positive - è sempre un piacere :)

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    1. Ti ringrazio, Kate!
      Per fortuna, ci si consola con un romanzo quasi kinghiano, bellissimo.

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  4. Amo Sara ma non ho ancora letto questo suo ultimo lavoro perché, devo ammetterlo, poco incuriosita da una storia che conoscevo già e dal pubblico a cui è rivolto...mi spiace non ti abbia entusiasmato, non escludo di leggerlo più in là con Micol quando l'argomento potrà interessarle :) Intanto vado a dare un'occhiata al catalogo de Il Castoro! Baci!

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    1. Nel tuo caso, secondo me, la delusione potrebbe essere dietro l'angolo, soprattutto se conosci già le imprese di Sabin (tanto di cappello per lui, per carità). La curiosità di Micol però potrebbe ringraziare. :)

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  5. Ciao, i libri di Sara mi piacciono moltissimo, non li ho letti tutti, ma una buona parte. Questo non era in programma, anzi, per dirla tutta, non era in programma subito, dato che come sempre, sono in ritardo sulla tabella di marcia. Sono però curiosa di capire come cambia il suo stile in un romanzo dedicato ai più giovani. Vedremo e ti farò sapere, un abbraccio

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    1. Fammi sapere, Baba!
      Come avrai capito, ero curioso di leggerla alle prese con un genere diverso. Ma, colpa anche della storia esile, la penna di Sara non l'ho trovata. Non mi sono né annoiato, né emozionato. E quel limbo, quel meh, mi turba più dei libri davvero brutti.

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    2. Quanto conosciamo le potenzialità e la bravura di un autore siamo più esigenti.

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    3. Sicuramente. Perciò non perdono, a volte, il pressappochismo.

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  6. Evvai, finalmente qualche bocciatura anche tra i libri, così almeno ho un paio di titoli che non devo recuperare.
    Se no di solito metti sempre voglia di leggerli tutti... :)

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    1. Oh, c'è chi vede il bicchiere mezzo pieno. Meno male. :)

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