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lunedì 30 ottobre 2017

Recensione: La lotteria, di Shirley Jackson

| La lotteria, di Shirley Jackson. Adelphi, € 10, pp. 82 |

Giugno significa lotteria, e lotteria significa l'intero paese radunato in piazza con il fiato sospeso per l'estrazione finale. I bambini giocano coi sassi, le bambine si stringono pudiche alle sottane delle mamme, gli adulti parlottano scambiandosi ricordi e aneddoti sulle origini di quel rito diventato ormai tradizione irrinunciabile. Cosa si vince, se la (mala) sorte è dalla tua? Soprattutto, cosa si perde?
Una donna si fa bella il giorno delle nozze. Va verso i quaranta e, non più fresca come in gioventù, si preoccupa maniacalmente del trucco e dell'abito giusto. Tutto è pronto, ma manca lo sposo. Gli lascia un biglietto in cucina, semmai non dovesse trovarla a casa rientrando, e si mette in cerca. Un uomo alto e biondo, con un completo blu da scrittore e un mazzolino di crisantemi in mano. Qualcuno l'ha visto? Dov'è, chi è?
Un medico apre il suo studio a una paziente sull'orlo di una crisi di nervi. Agitata, mette in discussione il suo matrimonio, una società bella che votata alla spersonalizzazione e la realtà stessa. Il medico presta ascolto, serio. Chi aveva bisogno di un consulto più urgente: la donna, suo marito, o il dottore stesso?
Due attempate signore vanno a cena da sole, lasciando a casa i consorti. Parlano dei figli all'università e spettegolano degli altri commensali. Si godono le portate principali e l'intrattenimento in sala. Non soltanto orchestra e ballerini, ma anche un sinistro spettacolo di ventriloqui. Perché trattare un fantoccio come fosse vero?

Una volta c'era un detto, "Lotteria di giugno, spighe grosse in pugno".

Quattro racconti brevi o brevissimi per avvicinarsi al mondo misterioso e grottesco di Shirley Jackson: scomparsa presto, con pochi romanzi a carico, eppure considerata maestra di vita e scrittura dal sommo Stephen King. Apprezzarne a primo impatto lo stile inappuntabile, il senso di attesa, il modo graduale – soprattutto nei primi due racconti, i migliori: gli altri, infatti, mi sono parsi esercizi stilistici senza strascichi e bivi – in cui la trama si snoda in vista del finale. Questa conoscenza preliminare intriga, ma non soddisfa un lettore da sempre poco attratto dal formato esiguo del racconto. Non fa eccezione la Jackson, eppure esemplare come dicono i suoi eredi spirituali. I racconti contenuti in La lotteria sono sottilissimi, inspiegabili, strani. Non tornano. L'irritazione è da indirizzare alla sola Adelphi, allora. A un'edizione troppo costosa per il poco che offre, che rifiuta i preamboli e le prefazioni. Sfugge infatti il senso della silloge, che attualmente è la sola della Jackson in commercio – fuori catalogo, pare, una raccolta Mondadori molto più ricca di storie e dettagli. Come sono stati scelti questi racconti, pubblicati in momenti e luoghi diversi? Qual è la cornice pensata dai curatori? Se sgradite e simili domande incalzano per tutto il tempo, finiscono con l'intaccare l'illusione e la suggestione. Togliendo forza, purtroppo, agli interrogativi posti dalle quattro singole trame. A volte destinate a un bagno di violenza, altre un elegantissimo nulla di fatto. In cui, ancora una volta – ed è una volta di troppo, per sole ottanta pagine –, le risposte ci si negano.
Il mio voto: ★★★

6 commenti:

  1. Giugno significa lotteria?
    Ma anche no. :D

    Va beh che mi è piaciuto It, però adesso non mi sembra il caso di andare a recuperare le opere che hanno ispirato King come giusto un fan accanito come te può fare. ;)

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  2. Io adoro questa scrittrice.
    Non a caso sto rileggendo proprio adesso Lizzie ed Abbiamo Sempre Vissuto Nel Cancello.

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    1. Credo che potrei adorarla anch'io, Pirkaf, e per fortuna ho già Lizzie in libreria. Peccato, questa volta, che il fastidio verso l'edizione Adelphi (disonestissima, se posso) abbia compromesso un po' il piacere della lettura.

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  3. Straordinaria scrittrice. Abbiamo sempre vissuto nel castello è un capolavoro, anche molto toccante.

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    1. Benvenuto, Andrea!
      Questi racconti sono stati un po' poco per conoscerla, intuisco. La voglia di approfondire c'è, come Abbiamo sempre vissuto nel castello in whishlist.

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