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giovedì 2 marzo 2017

Recensione: Green Park Serenade, di Andrea Malabaila

Eravate venuti a Londra apposta per lui, ma negli ultimi giorni era stato solo un pensiero laterale. Che fosse stato un suo trucco e dell'aldilà avesse ordito tutto questo non per difendere la sua memoria ma per farvi ritrovare?

Titolo: Green Park Serenade
Autore: Andrea Malabaila
Editore: Pendragon
Prezzo: € 14,00
Numero di pagine: 173
Sinossi: Estate 1998. Tre ragazzi torinesi - il protagonista senza nome, il Bardo e Schopenhauer - decidono di disertare l'esame di maturità e partire per Londra. Il viaggio, nato come semplice bravata, cambia per sempre i loro destini: una delle ragazze conosciute a Green Park viene trovata morta; Schopenhauer si autoaccusa e poi si suicida in cella lasciando però un contraddittorio messaggio d'addio. Estate 2013. Il protagonista e il Bardo, ormai oltre la trentina, si rincontrano a una cena di classe e decidono di tornare a Londra per scoprire la verità e rendere giustizia al loro vecchio amico. Con loro parte anche un altro ex compagno, Cantagalli. L'"indagine" si snoda attraverso una dozzina di indirizzi: i tre si imbattono in personaggi a volte bislacchi, a volte equivoci, fino all'incontro che si rivelerà decisivo. Tuttavia, quella dei tre amici è una ricerca soprattutto interiore, nel corso della quale si troveranno a fare i conti con il passato, con le aspirazioni deluse e gli anni che non tornano e per questo sembrano sempre migliori...
                                             La recensione 
Metti un giorno infrasettimanale in cui il postino non passa. Per paura di iniziare qualcosa e lasciarla a metà per libri di forza maggiore, allora, ti trovi a fissare il comodino in cerca di titoli brevi o brevissimi, da piluccare nel mentre. Tra questi, un volumetto in brossura con la copertina blu e una dedica a penna all'interno. Il regalo di un'amica piemontese, che di Andrea Malabaila – fondatore, insieme alla moglie Carlotta, di Las Vegas edizioni – ti ha parlato spessissimo e con affetto. Metti una sera, a Torino, una imbarazzante rimpatriata tra compagni di classe. Sono passati quindici anni e l'aiuto dell'alcol non basta per superare antipatie, capricci e livori mai superati del tutto. Il protagonista, tra domande da eludere e vecchie cotte, incrocia il Bardo e Cantagalli. I suoi amici si vanno ingrigendo, hanno avuto successo – il primo avvocato, il secondo fumettista -, mentre lui vive un precariato lavorativo e sentimentale senza fine apparente. Al ristorante c'è un vuoto, quello lasciato dal compianto Schopenhauer.
Erano partiti in tre per l'Inghilterra. Erano tornati soltanto in due. A mantenere il terzo lì all'estero, non l'amore bensì la morte. Ingiustamente accusato di avere assassinato una sua fiamma, il giovane turista si era tolto la vita. Perché non tornare a Londra, tre lustri dopo, e venirne a capo? Perché non imbarcarsi con la scalcagnata Ryanair, meglio della DeLorean di Zemeckis, e viaggiare metaforicamente nel passato con trentatré candeline appena spente? Succede che, nel frattempo, Londra è cambiata. Sono cambiati loro. Più stanchi, più disillusi, accasati o a un passo dal farlo. Per fortuna, mai adulti abbastanza. Restano i nomignoli, gli scherzi bonari, le confidenze del ginnasio. E succede che quel romanzo che non arriva nemmeno alle duecento pagine, balzato da un giorno all'altro in cima alla pila, si riveli ben più che un semplice riempitivo. Quante famiglie McAllister – quello, infatti, il cognome della ragazza assassinata - possono esserci oggi, a Londra, sulla strada della verità? Raccontato brillantemente in seconda persona, Green Park Serenade ha un protagonista che resta anonimo per tutto il tempo; toni onesti e appassionati, tristanzuoli.
Quelli dei brindisi fatti quando le bollicine hanno preso il sopravvento e l'ubriacatura, in pubblico, acuisce la nostra naturale malinconia. Il romanzo di Malabaila parla di una generazione non troppo lontana dalla mia, cresciuta in compagnia delle canzoni degli 883, nel segreto delle camerette buie e tappezzate di poster. Dove sono finite le hostess da capogiro di una volta, si domandano i tre amici? Chi sono questi One Direction, che tanto dureranno giusto Natale e Santo Stefano? Da dov'è spuntato l'abominevole London Eye? Sulla scia dei “se” e dei “ti ricordi”, si arriva a dialoghi verisimili e camerateschi che terminano con ispirate invettive contro gli adolescenti di oggi e reminiscenze sentite dei bei tempi andati. Si parla dei Take That, delle Spice Girls, del leggendario disco perduto dei Beatles. E, di comune accordo, si è allineati nel dare a Yoko Ono la colpa di tutti i mali del mondo. Gli anni Ottanta erano il chiodo fisso di Raf, ma i protagonisti di Malabaila hanno lasciato il cuore e la gioventù nei Novanta. Ci uniscono le canzoni di Max Pezzali, che ormai sapranno anche le pietre; il pensiero di una crisi economica lontana dal concludersi; la tentazione, in centro, di cambiare marciapiede incrociando compagni del liceo coi quali non abbiamo più nulla da spartire. La prima volta c'erano i brividi, il primo amore, il mistero e la scoperta che morire giovani, purtroppo, si può. La prima volta era con Marsilio, un decennio fa, con un romanzo intitolato Bambole cattive a Green Park – introvabile, se non usato, anche se Andrea mi assicura che c'è speranza e che qualcosa, dietro le quinte, si sta muovendo. Quella che è un'autentica reunion, un aggiornamento, in realtà funziona senza nessuno intoppo anche come storia a sé. Green Park Serenade è un'adorabile e indipendente commedia generazionale, che se ne vola d'istinto oltre la Manica. Alla ricerca di scene del crimine e, soprattutto, del tempo perduto. 
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: The Clash – London Calling

18 commenti:

  1. uà, quasi quasi... ma perché non me ne hai mai parlato?? :P

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    1. Piuttosto, vedi se trovi il primo, in una delle tue ronde, così ce li scambiamo! :P

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  2. Due sinossi questa e quella del libro precedente piuttosto accattivanti, condite da due recensioni che a me ispirano l'acquisto o comunque la lettura dei due libri.
    Me li segno in ottica futura.

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    1. Ti ringrazio, Pirfak!

      Per metterti la pulce nell'orecchio, ti segnalo un romanzo che ho recensito qualche giorno fa, Il cuore degli uomini. Parlando dell'ultimo di Cognetti, Le otto montagne, avevo intuito che le storie così ti piacciono molto.

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  3. Che bella recensione Michele, generalmente mi piace l'idea di avere dei libri in casa in attesa di essere letti e che per puro caso si rivelano delle letture che lasciano qualcosa dentro. Mi segno il titolo!

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    1. Ti ringrazio, Nunzia!
      Verissimo, l'effetto sorpresa è da non sottovalutare. ;)

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  4. Non ho mai sentito parlare di questo titolo ma la tua recensione mi ha incuriosito parecchio. Storie di rimpatriate, di viaggi e ricerche: segnato in wishlist!

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    1. Io conoscevo Andrea per sentito dire, ma non il romanzo. Purtroppo, dalle mie parti, le poche librerie raramente propongono i romanzi di editori più piccoli, meno noti, quindi sono particolarmente contento di averlo scoperto attraverso un (graditissimo) regalo. :)

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  5. Grazie davvero per la splendida recensione!

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    1. (Tra l'altro "London Calling" era citato nel primo...)

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  6. non avere libri a casa per me sarebbe semplicemente I M P O S S I B I L E, mi mette inquietudine a dire poco...

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  7. @Grazie a te, Andrea! (E sì, i Clash erano proprio perfetti, non sono io il veggente). ;)

    @Patalice, ah, io non corro il rischio! Sono in attesa sempre e comunque di libri nuovi, ma ne ho così tanti acquistati e mai letti che chissà se la vecchiaia mi basterà.

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  8. Ciao, mi ha incuoriosito molto la sinossi di questo libro, e la tua recensione non fa che confermare che si tratta di un romanzo che vorrei proprio leggere! Io me lo segno, tanto ho una wish list che non si ridurrà mai e la colpa è di voi altri blogger che mi fate "salire la scimmia"! Lo trovo on line, vero? Un saluto
    Paola

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    1. Ciao Paola! Sì, su Amazon e dintorni ti confermo che c'è. In ebook, però, non saprei. Fammi sapere. ;)

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  9. Sembra proprio il libro che fa al caso mio, per via della trama e della nostalgia 90s.
    Peccato per la presenza delle canzoni degli 883, che non sono mai stati tra i miei preferiti, però mi sa che me lo segno. ;)

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    1. In realtà anche i protagonisti si vergognano moltissimo di avere amato (di nascosto) gli 883, ma chi è che non li ha mai ascoltati? Non mentire!

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  10. bellissima questa recensione =)
    ti seguo e mi farebbe piacere se anche tu lo facessi =)

    http://lucia2506.blogspot.it/

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