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lunedì 31 ottobre 2016

Recensione: Fine Turno, di Stephen King

La vendetta è un piatto da servire freddo. E il cuoco è tornato.

Titolo: Fine turno
Autore: Stephen King
Editore: Sperling & Kupfer
Numero di pagine: 478
Prezzo: € 19,90
Sinossi: In un gelido lunedì di gennaio, Bill Hodges si è alzato presto per andare dal medico. Il dolore lo assilla da un po' e ha deciso di sapere da dove viene. Ma evidentemente non è ancora arrivato il momento: mentre aspetta pazientemente il suo turno, infatti, Bill riceve la telefonata di un vecchio collega che chiede il suo aiuto, e quello della socia Holly Gibney. Ha pensato a loro perché l'apparente caso di omicidio-suicidio che si è trovato per le mani ha qualcosa di sconvolgente: le due vittime sono Martine Stover e sua madre. Martine era rimasta completamente paralizzata nel massacro della Mercedes del 2009. Il killer, Brady Hartsfield, sembra voler finire il lavoro iniziato sette anni prima dalla camera 217 dell'ospedale dove tutti pensavano che sopravvivesse in stato vegetativo. Mentre invece la diabolica mente dell'Assassino della Mercedes non solo è vigile, ma ha acquisito poteri inimmaginabili, tanto distruttivi da mettere in pericolo l'intera città. Ancora una volta, Bill Hodges e Holly Gibney devono trovare un modo per fermare il mostro dotato di forza sovrannaturale. E a Hodges non basteranno l'intelligenza e il cuore. In gioco, c'è la sua anima. Dopo "Mr. Mercedes" e "Chi perde paga", King ha scritto il capitolo conclusivo della sua trilogia poliziesca, nella quale l'autore, come ci ha ormai abituato, combina il suo senso della suspense con uno sguardo lucidissimo sulla fragilità umana. Dalla trilogia di Bill Hodges sarà tratta una miniserie TV diretta da Jack Bender.

                                                 La recensione
Dieci giorni fa, sulla via del ritorno dopo l'ultimo esame della triennale, miravo e rimiravo il mio libretto universitario ormai pieno e la copia nuova di pacca dell'ultimo Stephen King arrivato in libreria. Mi sono regalato sempre un suo romanzo, quasi tre anni fa, all'indomani del primo esame: quando conservavo gelosamente il mio unico cedolino compilato, chiamavo a casa per dirmi sopravvissuto all'ansia e, alla Mondadori accanto alla stazione, mi coccolavo a modo mio acquistando l'attesissimo Doctor Sleep. Tutto torna: il Re di sicuro. Allora c'erano un Danny cresciuto, l'indimenticato Overlook Hotel, nuove insidie per chi ha il dono raro della “luccicanza”. Ora, benché si parli di conoscenze assai più recenti, il tempestivo rientro e l'inevitabile congedo di Bill Hodges e della sua straordinaria squadra di collaboratori: puntualmente, arrivato Halloween, la trilogia iniziata con Mr. Mercedes giunge a conclusione. Degna?, mi domandavo, leggendo Fine Turno con la stesura della tesi in corso d'opera e l'acqua alla gola. I presupposti facevano pensare di sì.
Il romanzo precedente seminava nel finale dubbi, mine vaganti e speranze di vendetta. Il subdolo Brady Hartsfield, ridotto a un vegetale, non era un guscio vuoto: le infermiere giuravano che fosse in grado di muovere gli oggetti col pensiero. La verità, o il giovane ma famigerato Brady era già leggenda metropolitana? Le battute finali di Chi perde paga, paragonabili allo sguardo in camera del mostro in un film dell'orrore, assicuravano che c'era vita nella camera 217. Fine Turno, da patti, segna la svolta paranormale all'interno di un hard boiled vecchio stile: al ritmo secco e incalzante, al linguaggio da sbirri a tempo indeterminato, si affiancano quindi le doti telecinetiche di Carrie e le tecnologie infernali di un Cell. Hartsfield, dalla sua camera d'ospedale linda e pinta, muove come burattini i suoi tirapiedi e mette a punto, non visto, ennesime carneficine. I sopravvissuti alla strage della fiera del lavoro stanno morendo uno ad uno: gli apparenti suicidi, giustificati da una salute precaria e da traumi incancellabili. C'è qualcosa che stona però: una “Z” tracciata sui luoghi del crimine e la misteriosa presenza di console portatili: quegli Zappit ritirati d'urgenza dal mercato per i loro effetti collaterali. Alla Finders Keepers si indaga, e non si crede alle coincidenze di cui parla chi di dovere: Bill Hodges, con i settant'anni a un passo e un corpo che dà le definitive avvisaglie di cedimento, è convinto ci sia lo zampino del genio del male che, sette anni prima, lo stuzzicò fino a portarlo sull'orlo del baratro. Come accettare l'evenienza di possessioni, poteri e occultismo? Come far sì che la Polizia realizzi che ci sia lo stesso ispiratore dietro una catena di suicidi a distanza, e per di più vincolato nel reparto di neurologia? Come credere all'esistenza del soprannaturale, se ne hai viste di cotte e di crude, non hai più l'età per allargare i tuoi orizzonti e, da fruitore di gialli in versione tascabile, poco ti convincono le contaminazioni di genere? Ampliando un po' il contesto, durante la lettura, mi ronzavano in testa le stesse esatte domande che tormentano l'ispettore in pensione. 
Se i miei occhi brillavano di eccitazione all'idea di imminenti risvolti fantastici, riposto il secondo capitolo, l'entusiasmo è andato scemando a metà di questo Fine Turno. Emotivamente e stilisticamente perfetto, ma il più debole dei tre nell'ordito. E io, che leggo King con gli occhi dell'amore, sofferente al pensiero di fargli le pulci, questa volta so cogliere anche le cause della mia parziale frustrazione. Tutta colpa del redivivo Brady Hartsfield che, infame e irresistibile, era forse il personaggio che maggiormente aspettavo di incrociare ancora: nell'affermazione, tocca includere i suoi metodi discutibili e i suoi tirapiedi incoscienti; la vendetta trasverzale, invece, è sempre un movente convincente. Nei favolosi capitoli dedicati al suo progressivo risveglio, capiamo che quel paziente temuto e trascurato si è prestato suo malgrado come cavia: il medico curante l'ha imbottito di pillole all'avanguardia, poco interessato alle sue sorti, e forse gli effetti collaterali, forse la sua naturale malvagità, hanno predisposto la sua mente all'imponderabile. Uscendo fuori di sé, fa il suo molesto ingresso in corpi ospiti da manovrare alla stregua di burattini senza volontà. Il mio ma: l'autore non si limita a suggerirci di prendere così com'è la virata oltre i “confini della realtà”, ma si dà a spiegazioni meticolose e approfondite su suggestioni, messaggi subliminali, ipnosi, che saranno sì documentate, ma ai fini dell'intreccio suonano macchinose e ridondanti. 
La copertina, bellissima, allude ai pesci guizzanti e sfuggenti che compaiono sulla videata iniziale degli Zappit: gli emissari dell'antagonista, ubbidienti, hanno distribuito a un vasto campionario di adolescenti le console e, da lì, ammaliarli con suggerimenti melliflui e seducenti spie luminose. Stephen King vuole dare fondamento e credibilità alle soluzioni di Brady, qui personaggio assai sottotono. Vuole dirci, brillante affabulatore qual è, che non siamo nell'ambito di competenza dell'irreale, bensì di scienze tecnologiche che hanno risaputi pro e inquietanti contro. I giovani ingobbiti su smartphone e portatili, incantati dalle promesse illusorie dello schermo luminoso; menti elastiche ma fragili, spinte al punto di rottura. Su di me, inconvincibile scettico, la argomentazioni per dimostrare quanto di vero e quanto di inventato ci fosse, purtroppo, non hanno fatto presa; mi sarei fatto andare a genio il paranormale, che in King è una presenza tutt'altro che inconsueta, senza le speculazioni di sorta – e situazioni, e personaggi, nello stile di Uomini che odiano le donne. Di conseguenza, ho detto addio a questo Brady vagante e incorporeo, per cui eppure ho sempre avuto parole lusinghiere e superlativi assoluti, senza tanto entusiasmo; al contrario, infinita simpatia e affetto per una vecchia volpe che compensa con l'emozione a un ultimo caso che lascia, dunque, a desiderare. Fine Turno ha al comando un King divertito, schietto, agile quanto mai, che scivola talora nel già visto e in spiegoni non necessari. Troppo irrequieto ed esuberante per essere inflessibile giallista, rimanda purtroppo l'anello debole della sua trilogia alla fine, ma ci lascia in pegno protagonisti al loro meglio: una adorabile Holly, che ha vinto la sua pazza misantropia; un Jerome, con sorella infortunata a casa, passato da giardiniere su commissione a erudito, aitante benefattore; Bill e Pete, colleghi divisi dal pensionamento anticipato del primo, finalmente sullo stesso piano per anni di servizio, acciacchi grandi e piccoli, curiosità sempiterna.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Dire Straits – Private Investigations

12 commenti:

  1. Mah...ho lasciato in sospeso questa trilogia e ora che la conclusione pare rivelarsi non all'altezza, che faccio?
    Per ora ci penso.
    Stefi

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    1. Anche solo per l'evoluzione di Hodges e Holly, merita.
      In quanto a Brady, ritorno attesissimo... che delusione. Forse il King che meno mi ha convinto, in questi ultimi anni, accanto all'amarissimo Revival.

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  2. Vorrei riuscire a leggere Fine turno entro l'anno. Ho letto da poco Chi perde paga e mi è sembrato come se qualcosa fosse rimasto in sospeso.

    Anche il secondo, rispetto al primo, ha fatto calare le mie aspettative ma so bene che non si può sempre essere al TOP. Nonostante questo Fine Turno dovrebbe essere la chiusura del cerchio. Tutto finisce dove è iniziato, o meglio, con chi è iniziato.

    Mi incuriosisce vedere se in questo caso, al contrario che con Carrie, queste facoltà mentali mi facciano venire i brividi o meno. Carrie mi ha profondamente annoiata ma voglio dare al Re una seconda chance.

    Staremo a vedere.

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    1. Ciao Rosaria!
      "Carrie", invece, è un romanzo che a me sta molto a cuore, uno dei primi che ho letto (suoi, ma anche in generale), quindi torna a farmi sapere come trovi questo capitolo conclusivo, che per me poteva puntare più in alto. Comunque, una bella lettura. Anche se i precedenti, meno sbrodolati, più secchi, erano superiori.

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  3. Ho già capito: anziché leggere la saga letteraria, per comodità aspetto che arrivi la miniserie tv. :)

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    1. Brendan Gleeson è il protagonista perfetto, curioso per gli altri. Per me, Holly è Jennifer Jason Leigh sputata, ma chissà che l'ultimo Tarantino non le abbia fatto montare la testa: troppo poco, la TV? Venuto meno il buon Yelchin, pare che il Killer della Mercedes sarà Harry Treadaway: apatico in Penny Dreadful, già meglio in Honeymoon... Chissà! ;)

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  4. Mi sto appassionando a Stephen King, qualche giorno fa mio zio mi ha regalato: Le creature del buio. E dopo di quello voglio iniziare Mr. Mercedes, la tua recensione di questo e i commenti che hai scritto su fb sui precedenti, mi hanno messo voglia di leggerli.
    Ribadisco i complimenti per la fine degli esami ;)
    Buone letture!!

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    1. Ti ringrazio!
      A te anche questo, che avrai capito è molto 'tecnologico', piacerà molto. Sugli altri, niente da dire.
      Buona lettura. :)

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  5. Per problemi economici non ho potuto ancora leggerlo, ma presto o tardi lo recupero.
    E' un peccato però la deriva soprannaturale di questa trilogia, poiché l'hard boiled rappresentava in un certo senso una ventata di aria fresca nella sua produzione, tanto che mi domando come mai ha sentito la necessità di ritornare alle proprie origini narrative.
    Sarebbe stato molto più semplice nella concezione narrativa dei primi due romanzi, far ritornare in auge Brady facendolo risvegliare dallo stato vegetativo piuttosto che affidarsi al soprannaturale.

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    1. Concordo pienamente con te!
      Mi ha stonato quello, un po', e soprattutto i tentativi di King di dirci "ma no, non è soprannaturale, vi spiego perché". E' soprannaturale sì, e troppo allungato al centro.

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  6. Ho anch'io in lettura "Fine Turno", mi aspetto un Brady cattivissimo. Il titolo mi fa pensare a un finale amaro con un tocco di commozione :)

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    1. La commozione, come dicevamo oggi io e Cinzia dell'ufficio stampa Sperling, non manca, ma in quanto al Brady cattivissimo... Lì, per me, sta un po' di delusione. Mi dirai. :)

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