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mercoledì 14 ottobre 2015

Recensione: La cacciatrice di bugie, di Alessandra Monasta

Dentro certe storie è importante entrare in punta di piedi.

Titolo: La cacciatrice di bugie
Autrice: Alessandra Monasta
Editore: Longanesi
Prezzo: € 14,90
Numero di pagine: 328
Sinossi: "Tu sei incredibilmente empatica": è la frase che la protagonista si sente ripetere fin da quando è bambina, a scuola come a casa. Per lei, all'inizio, è complicato capire in cosa consista veramente questa qualità. Di certo sa solo che è un talento e, forse, anche una condanna. Quando, anni dopo, il suo dono viene notato da un importante magistrato, per lei si aprono inattese porte professionali... e personali. Perché quel suo talento va ben oltre l'empatia: lei ha un orecchio assoluto per la verità, e soprattutto per la menzogna. Capisce, intuitivamente, tutto ciò che si cela dietro i racconti e dentro i silenzi delle persone. Diventa perito fonico forense, addestrandosi e affinando quel talento naturale, e nel giro di poco tempo si ritrova a lavorare sulle intercettazioni dei casi di cronaca più sconvolgenti, quelli sulla bocca di tutti, quelli che finiscono su giornali e telegiornali... Ma viverli dall'interno è una cosa diversa: tanto entusiasmante a livello professionale quanto capace di mettere a dura prova la sua resistenza emotiva. Per svolgere un lavoro così delicato, deve imparare ad ascoltare analiticamente le voci, a identificarle e a distinguere in chi parla i momenti di lucidità da quelli di autentica follia. È una cacciatrice di bugie, sì... Ma a quale prezzo? Diventa sempre più complicato conciliare il piano professionale con quello personale. È sempre più arduo "uscire" dalle storie dopo ore e ore di ascolto delle intercettazioni...
                                         La recensione
Una matita spezzata in due, un blocco d'appunti e gli immancabili post-it gialli tutti intorno, macchie d'inchiostro e rimasugli di caffè, un paio di cuffie e un registratore per ascoltare – come nel capolavoro del cinema tedesco – le vite degli altri. Ma anche un elegante anello di fidanzamento, occhiali da vista alla moda e un po' di confusione per dire che la vanità – insieme al disordine più studiato – è donna. Quanti, davanti a questa scrivania a soqquadro, hanno pensato ai tavoli autoptici con i morti, i cioccolatini, i piccoli indizi e i rossetti d'emergenza di Alessia Gazzola? In quanti, leggendo che di un esordio si trattava e che Alessia e Alessandra Monasta hanno in comune un'interessante professione data in eredità alle loro protagoniste, si sono domandati se La cacciatrice di bugie fosse greve o leggero, un giallo anche un po' rosa o, al contrario, un poliziesco in piena regola? Curioso per via di una trama che mi diceva una cosa e una copertina che me ne diceva un'altra ancora, mi sono avvicinato quasi per caso a una storia che mi sono divertito a inquadrare man mano. Dubbioso sui toni, incerto sulle intenzioni. Prima ancora di scoprire Alessandra Monasta scrittrice – e lei, perito fonico forense, ha una prosa sobria e precisa, con qualche guizzo personalissimo qui e lì -, poche pagine appena per notare come La cacciatrice di bugie fosse totalmente diverso da quel che avevo – avevamo - immaginato. La copertina trarrà molti in inganno, prendendo in contropiede chi cerca un nuovo chick lit a tinte gialle, anche se – per le storie di Alessandra – non potrei davvero immaginare qualcosa di alternativo. Si parla, infatti, di intercettazioni, relazioni sentimentali e diecimila caffè. Indispensabile, allora, il materiale d'ufficio, sprazzi di quotidiano, i sottobicchieri che mancano e le scrivanie ingombre: i casi giudiziari – come gli amori – vanno e vengono e la capacità di leggere nelle voci altrui incertezze e verità si rivela esecrabile difetto e somma virtù. Quale uomo potrebbe liberamente lasciarsi andare davanti a una come Alessandra, donna che ti legge come un libro aperto? 
Quale procuratore, tuttavia, commetterebbe l'errore grossolano di lasciarsela sfuggire, se – con pazienza e professionalità – è nota per consacrare giorni e notti al suo lavoro? Più che un romanzo, l'ultimo libro Longanesi sembra una biografia: il diario di una professione di cui ci interessa sapere di più. L'autrice, sin dall'inizio, non fa nomi: lecito pensare che sia la stessa Alessadra a raccontare; a raccontarsi. La narrazione prende avvio in medias res: una chiamata urgente e la protagonista – quarantacinquenne dalla lunga carriera e con una sezione dell'armadio piena di completi neri perché, in un mondo al maschile, deve fare i patti con la sua avvenenza – si prepara a fornire la sua consulenza per l'ennesimo caso di cronaca, in una suggestiva Firenze criminale. Un salto indietro e, dal prologo ambientato lo scorso anno, si passa agli anni novanta: momento assai difficile per iniziare una carriera come perito fonico, con la Toscana sotto assedio – fin lì, infatti, si sono allungati i tentacoli del terrorismo, senza dimenticare lo spaventoso modus operandi del Mostro che che ogni innamorato del tempo temeva. Procedendo in avanti, conciliare incarichi e privato si fa impossibile – ma Alessandra è una donna che ama le missioni impossibili, vedrete – e, ogni tanto, in vacanze a Stromboli durante le quali staccare la spina, ci si rivede con gli amici d'infanzia e si parla dei nipoti che crescono, dei genitori che si ammalano, di ciò che va via e poi ritorna, secondo le regole del Karma. 
In un piccolo e personale memoir sull'Italia, tra artificio e spassionata verità, si parla di abuso di potere, isolati casi di razzismo, stalking, stupro, mentre la cronaca nera fa prepotentemente capolino – di grande impatto, ad esempio, la rievocazione del delitto di Erba o della strage dei Georgofili – le delusioni amorose si sommano ai trionfi professionali. Racconti polizieschi di lunghezza variabile che spiccano perché visti da una prospettiva inconsueta; slegati, se non fosse l'esperienza di Alessandra – personaggio e scrittrice – a farvi da particolare cornice. I difetti: l'attesa ingiustificata che, sul finale, questa struttura ad incastro genera; il fatto che – raggiunta la verità – i destini dei colpevoli restino in bilico. La cacciatrice di bugie è un orginale poliziesco ad episodi, se proprio tocca dare definizioni, che si legge come buona narrativa, velocemente e con interesse, pur sfuggendo ai generi. Una narrazione intrigante e disordinata per precisa volontà, con un personaggio decisamente affascinante. Ho pensato a The Mentalist, che legge nei volti; al Will Graham di Hannibal che, dotato di forte empatia, immagina di vestire i panni dell'assassino per arginare i continui fiumi di sangue. Consulenti delle forze dell'ordine dalle doti straordinarie – questa volta, accurata e intelligente l'attenzione ai sali e scendi delle voci, ai timbri, ai colori degli accenti – attorno ai quali potrebbe ruotare un'intera produzione televisiva. E io una serie su Alessandra – proprio come sulla mitica Alice Allevi, prossimamente su Rai Uno con il sorriso della bella Alessandra Mastronardi – la seguirei come un fedelissimo, ad oltranza.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Denmark + Winter – Enjoy The Silence (Depeche Mode)

11 commenti:

  1. Intriiga anche me, più per motivi tecnici che perché sperassi di trovare qualcosa di simile all' Allieva. Confesso infatti di non aver mai sentito parlare di periti fonici prima di questo libro e lo trovo molto interessante, a pelle, ma il fatto che sia una biografia mi frena un pò, dato che non amo particolarmente il genere.

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    1. In realtà, Cecilia, il fatto che sia biografico è solo una mia - giusta? sbagliata? - deduzione. Sicuramente c'è tanto di personale, ma non è la biografia come uno può intenderla: nasco lì, mio padre fa questo, mia mamma fa quello eccetera eccetera. Volevo dire che c'è molto del vissuto dell'autrice, molti dettagli relativi alla sua affascinantissima professione ma che, per volontà precisa, manchi un plot forte. Ecco. :)

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  2. Ce l'ho e mi ispira tantissimo perché il mestiere dell'autrice mi intriga non poco! Lo leggerò sicuramente!

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    1. Conoscerò le tue impressioni prestissimo, allora. ;)

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  3. Non lo so, questo libro ha qualcosa che non mi convince e il fatto che sembri una biografia mi frena ancora di più!

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    1. Sara, in realtà sembra un romanzo, ma è parecchio biografico.
      Almeno da quel che ho potuto cogliere: mi piacerebbe fare due chiacchiere con Alessandra, magari, per saperne di più. :)

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    1. Bene, poi so che anche tu, come me, sei molto presa dagli autori nostrani. :)

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  5. Grazie della bella recensione al mio libro 'Mia sorella è una foca monaca', l'ho trovata con un po' di ritardo... Ciò che conta è che l'abbia letta!
    Christian Frascella

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    1. Ah, che piacere, Christian!
      E' passato un po', sì, ma il tuo romanzo lo ricordo ancora con tanto piacere.
      Spero di rileggeri (e risentirti) presto. Buona serata.

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  6. Bellissimo libro, coinvolgente ed incalzante.. Lo sto leggendo tutto d'un fiato in questi giorni! C'è solo una piccola incongruenza che mi ha fatto riflettere sulla veridicità della biografia: ad un certo punto si parla di uno scambio di messaggi su Whatapp, collocato nel luglio 2007.. Peccato che questa applicazione sia stata inventata solo nel 2009! Mah..

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