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domenica 8 aprile 2012

Recensione: Mi chiamo Chuck. Ho diciassette anni. E, stando a Wikipedia, soffro di un disturbo ossessivo-compulsivo, di Aaron Karo

Ciao a tutti, amici lettori! In questa domenica speciale, il vostro Mr. Ink è qui per augurarvi una felice Pasqua e per suggerirvi un bel libro con cui trascorrere questi piacevoli giorni di festa.
Il romanzo è uscito in libreria qualche giorno fa – il 4 Aprile – è ringrazio immensamente il gentile ufficio stampa della Giunti per avermelo inviato. Vi lascio con la scheda e la recensione.
Auguri a tutti! E mi raccomando, non esagerate con le uova! Un abbraccio ♥ 
 
Titolo: Mi chiamo Chuck. Ho diciassette anni e, stando a Wikipedia, soffro di un disturbo ossessivo-compulsivo.
Autore: Aaron Karo
Editore: Giunti Y
Numero di pagine: 288
Prezzo: € 12,00
Sinossi: Charles, detto Chuck, ha diciassette anni e si lava le mani continuamente, controlla anche cento volte di seguito che le piastre dei fornelli siano spente e non va mai a dormire senza aver fatto la pipì fino allo sfinimento. Ha un amico del cuore, Steve, l'unico a cui confida le sue stramberie e una sorella, Beth, bella, normale e piena di amici che lo ignora fino a negargli persino l'amicizia su Facebook. La sua giornata è costellata dalla ripetizione di gesti, regole maniacali che lui stesso si è imposto per non perdere del tutto il controllo di sé. E poi ci sono le Converse: ne possiede decine di paia di ogni colore che ha abbinato ai vari stati d'animo. Converse rosse: arrabbiato; gialle: nervoso e così di seguito. I genitori, però, sono sempre più preoccupati e, nonostante le rimostranze di Chuck, decidono di spedirlo da una psichiatra. L'arrivo di una nuova compagna di classe e il desiderio di aiutare il suo amico bullizzato convinceranno Chuck a prendere sul serio i suoi sintomi e a iniziare una terapia.
                                                                                                                        La Recensione
Tutti gli adolescenti sono speciali a modo loro e Chuck Taylor, diciassette anni e una vita sociale inesistente, lo è molto di più degli altri.
Parla, parla, parla...ma nessuno lo sente! Sfila invisibile tra i corridoi del suo liceo di periferia, studia ma senza impegno alcuno e, dietro una catasta di salviette igienizzanti e di scarpe ordinatamente impilate, non vede il benché minimo sbocco per il futuro. Non è timido: è semplicemente ignorato da tutti. Troppo sfigato per avere una ragazza, troppo poco nerd per essere preso di mira dai bulletti di turno. I suoi unici contatti avvengono con Steve, amico con un'insana passione per il porno soft, Kanha, ragazzo indiano dal linguaggio incomprensibile e dal look da rapper, e con la dottoressa M, la sua amata/odiata psicologa.
Già, sotto molti aspetti, Chuck è un ragazzo come tutti gli altri - un rapporto imbarazzante con i genitori e con il proprio corpo, un chiodo fisso per le ragazze, un mare di “loschi” segretucci seppelliti nella cronologia del proprio computer - , ma, per una volta alla settimana, il lettino dell'analista diventa la meta dei suoi pomeriggi.
Chuck soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo. Ossessionato dalla pulizia, tormentato continuamente dal timore che la sua casa vada a fuoco nel cuore della notte, disgustato dalla scarsa pulizia di cani e bambini e offuscato dalla presenta della sua popolare e procace sorella minore, vive una vita suddivisa in compartimenti stagni e scandita dai colori delle sue amate Converse. Un colore per un'emozione.
                                    Arancione = Stanchezza.
                                                               Azzurro = Attesa.
                                                                                 Rosa = Noia.
Un giorno, al ritorno dalle vacanze, inaspettatamente, un nuovo colore fa capolino nel suo mondo asettico. Una nuova emozione. Amy e la sua delicata bellezza. Amy e il rosso sgargiante dell'amore. Chuck deve affrontare le sue debolezze. Vuole cambiare per sé stesso. Vuole cambiare per lei.
Tutti gli adolescenti sono speciali a modo loro.
Preda di emozioni amplificate, vivono in universi apparentemente distanti anni luce da quello degli adulti, collegati embrionalmente alle cuffie di un fornito I-Pod o alla chat di un Social Network che non dorme mai.
Ammetto che parlare di questo mondo, del mio mondo, non è affatto facile. Cadere in sentimentalismi e in risaputi cliché è un errore che, spesso, commettono anche gli autori più affermati. Si tende a dare contorni troppo definiti a quella giostra impazzita che è l'adolescenza, dando vita a una serie di aforismi ottimi per fare incetta di “mi piace” su Facebook, ma realistici come gli effetti speciali di un film di serie B o le tette rifatte di una qualsiasi showgirl nostrana.
Il compito dei genitori è quello di preoccuparsi, di trovare delle risposte ai nostri turbamenti.
La verità è che non ci sono risposte. Non le abbiamo e non vogliamo nemmeno cercarle.
Ci lasciamo semplicemente travolgere dagli scossoni degli ormoni in subbuglio, tormentare dai morsi delle incertezze e lasciare che tutto ci scivoli addosso. Poi, quando resistere diventa impossibile, esplodiamo in un temporale di lacrime, risate, risate e lacrime.
E' un meccanismo semplice e inspiegabile. Accade e basta.
Mi chiamo Chuck, romanzo di esordio di Aaron Karo, è proprio così. Pazzo, divertente, amaro, dissacrante e sincero. Non tenta di dire l'impossibile. Periodi brevi, battute veloci e capitoli mai più lunghi di cinque pagine esprimono l'ineffabilità di un adolescente alle prese con quell'equazione insensata che è la sua vita. E' schietto, personale, acuto e ironico; brillante e riflessivo, ma pervaso da quell'atmosfera di sano cameratismo tipica di American Pie e dei telefilm giovanili di maggiore successo. Una storia di cambiamenti e rivalse. Una storia di disagio sociale e sentimenti che, nel corso di una lettura intensa e ininterrotta, ci fa vivere per un giorno nei panni di un personaggio al di fuori degli schermi, a cui persino i più restii si affezioneranno.
La simpatica favola di un eroe comune che, forse, non è poi tanto diverso da me e te.
Leggero come un soffio e fresco come una carezza salmastra, Mi chiamo Chuck è un passatempo sano e piacevole. Un fumetto colorato e vivido animato animato dallo spirito di un meraviglioso protagonista e dalle nuvolette dei suoi pazzi pensieri.
L'ottimismo di una fiaba in una storia vera come la realtà.
Il mio voto: ★★★ +
Il consiglio musicale: Raise your glass – P!nk 

2 commenti:

  1. Ciao Miki! Grazie innanzitutto per il tuo gentile commento e per essere non solo passato, ma anche diventato follower del mio blog! Naturalmente ho ricambiato subito la visita! Il tuo blog è davvero molto interessante e mi piace moltissimo il modo in cui scrivi i post: davvero molto interessante! :)
    Ho sentito molto parlare di questo romanzo ultimamente (molto bella tra l'altro la tua recensione!!) e sono sempre più incuriosita, perchè mi sembra proprio interessante!
    A presto!
    Laura

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  2. Ciao Laura! Grazie mille a te per essere passata :)

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