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giovedì 25 novembre 2021

Recensione: Le transizioni, di Pajtim Statovci

| Le transizioni, di Pajtim Statovci. Sellerio, € 16, pp. 263 |

Vivere, per Bujar, è come indossare un paio di scarpe troppo strette. Irrequieto, scalpita da un'esistenza all'altro nel tentativo di sciogliere i propri lacci. Ma, impossibilitato a liberarsi di questa condanna, cambia paese e pelle alla maniera dei serpenti. Chi è il protagonista del romanzo di Pajtim Statovci? Senza terra, senza sesso, senza futuro, è un apolide in fuga da Tirana. Dipinta alla stregua di una terra fiabesca attraverso le parole di un papà cantastorie, l'Albania dei primi anni Novanta è in realtà un caos incomprensibile di dittatori e abusi, zeppo di delitti politici, esecuzioni pubbliche e trafficanti d'organi. Si può essere diversi in un posto così? Si può essere speciali? Bello, intelligente e poliglotta, cresciuto con l'ottusa convinzione di differenziarsi dallo squallore della massa, il protagonista scappa (dalla violenza, dalla povertà, da sé stesso) insieme all'amico Agim – amato oltre l'amicizia, amato oltre l'amore. Usato, tradito e infine accolto, a volte vittima inconsapevole e altre sadico boia, Bujar cerca l'America dappertutto. E, non pago di una Roma assiepata di turisti, si trasferisce a Berlino, Madrid, New York e Helsinki, incrociando la vita di altre persone ai margini. Tragedia sull'immigrazione raccontata da punto di vista inedito, Le transizioni è mosso da un solo motore: la disperazione più nera.

Sono un ragazzo di ventidue anni, che a volte si comporta come immagina facciano gli uomini, potrei chiamarmi Anton o Adam o Gideon. A volte sono una ragazza di ventidue anni, che si comporta come le pare. Amina o Anastasia, il nome non è importante, mi muovo nel modo in cui ho visto muoversi mia madre, i miei tacchi sfiorano appena il suolo e non contraddico mai gli uomini.

Dispersiva, così come dispersive sono le mille vite del narratore, la lettura si sposta tra passato e presente accogliendo in ordine sparso leggende locali e digressioni impossibili da tenere tutte a mente. La verità s'intreccia indissolubilmente alle bugie di Bujar, che nel reinventarsi cambia a piacimento partner e sessualità. Qualche volta veste abiti maschili, qualche volta femminili. Cos'è più conveniente? Qualche volta ama le donne, qualche volta gli uomini. Chi può maggiormente prendersi cura di lui? In duecentocinquanta pagine c'è tanta, troppa carne al fuoco, insieme a una drammaticità così spiccata da dare assuefazione. A differenza di Una vita come tante, tragedia contemporanea disposta a condividere con il lettore anche straordinari momenti di bellezza, Le transizioni è respinge, cupo, irredento. Pesantissimo, se non fosse per una scrittura che scorre, al contrario, sempre schietta e accattivante. Diviso tra la compassione e il biasimo, sono rimasto tuttavia affascinato dalle contraddizioni del protagonista: un novello Mr. Ripley, che nella grottesca virata finale punta perfino al mondo dei talent show, troppo fuori dall'ordinario per ricercare davvero la normalità. Impermeabile a qualsivoglia speranza, è un inquietante mutaforma che reclama semplicemente il diritto a esistere, di capitolo in capitolo; a resistere, di vita in vita. Ma a furia di cambiare pelle rischia purtroppo di annoiare e di restare nudo, per sempre a disagio, per sempre prigioniero di in un'esistenza inizialmente cucita sulle misure di qualcun altro.

Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Litfiba - Il mio corpo che cambia

8 commenti:

  1. Identità e appartenenza sono sempre temi delicati da trattare.Il percorso di formazione è sicuramente fatto di scelte per conquistare un futuro. Non amo molto i finali senza speranza, senza una luce nel cuore. Un caro saluto :)

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    1. Amo i libri cupi, molto, ma la speranza serve sempre, sì. Altrimenti che senso ha tutto il buio, tutto il dolore? Un abbraccio a te.

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  2. Non conoscevo questo libro; la tematica dell'identità di genere è sicuramente attualissima e il protagonista mi pare complesso e pieno di umane contraddizioni.
    Interessante, non lo avrei notato se non fosse stato per te :)

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    1. Sono contento. Su Instagram in particolare gira parecchio. :)

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  3. Sembra davvero una lettura interessante tanto quanto complicata. Il tema mi intriga, ma i difetti che hai sottolineato mi fanno temere che non riuscirei ad apprezzarlo.

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    1. È più interessante che bello purtroppo. Con me, non è scattata la scintilla. Peccato?

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  4. Mi sembra un po' troppo dispersivo e pesante per i miei gusti. Mi sa che me lo perdo anche se la sua prossima transizione è in un film o in una serie TV. :)

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    1. Come serie TV si perderebbe, ma immagino la pesantezza... Peggio di Scenes from a Marriage!

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