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giovedì 2 settembre 2021

Recensione in anteprima: La violenza del mio amore, di Dario Levantino

La violenza del mio amore, di Dario Levantino. € 16, pp. 300 |

Per molti sarà come ritrovare un vecchio amico. Per me, invece, è stata una prima volta. Ho conosciuto Rosario Altieri soltanto ora, con il terzo romanzo che lo vede protagonista nel vertiginoso passaggio all'età adulta. All'inizio ero preoccupato. Mi sarei rovinato la lettura senza aver letto i lavori precedenti di Dario Levantino? Sarei rimasto estraneo ai drammi dei protagonisti, ai loro destini? Per fortuna mi sono accorto prestissimo che La violenza del mio amore, così come i precedenti, oltre a essere stato pensato come autoconclusivo, è uno di quei romanzi fatti non tanto di intrecci quanto di personaggi. Altrettanto in fretta ho colto la sensibilità di Levantino, la sua saggezza, e ho compreso come mai non riesca a staccarsi da questo protagonista al punto da descriverne la crescita romanzo dopo romanzo: a Rosario, infatti, si vuole un bene istantaneo. Nato e cresciuto a Brancaccio, il diciassettenne orfano nutre un sogno purissimo: creare una famiglia con Anna, coetanea che gli annuncia l'arrivo di una figlia. Saranno in grado di fronteggiare le responsabilità genitoriali, se vivacchiano a tempo indeterminato nello sgabuzzino della parrocchia e mettono al mondo una bambina, Maria, gravemente malata?

Non mi lamento, per me la vita è la mortale che ti insegna la favola del dolore. E a me il dolore ha insegnato che la guerra si vince sognando. Mi chiamo Rosario. Quando avevo diciassette anni e undici mesi, Anna è venuta da me con la pancia gonfia di amore e i vestiti stretti. Potevamo perdere la guerra. E invece abbiamo sognato.

Il Rosario che ho conosciuto qui, ora, è un giovane uomo dalla doppia vita. Mentre da un lato lotta contro le ingiustizie del sistema scolastico, cercando invano di farsi valere in un liceo di prof sciacalli e compagni indifferenti, dall'altro sperimenta precocemente la disperazione dei novelli miserabili. È mai possibile che per ottenere una casa popolare tocchi firmare un patto di sangue con i Mandalà, i boss del rione? Quanto frustrano e addolorano il declassamento di Anna, disconosciuta nel frattempo dalla famiglia, e la consapevolezza di non essere un compagno esemplare? Perché non trasferirsi vita natural durante in quella romantica barca rovesciata, su una spiaggia segreta in cui c'è spazio anche per il loro cane, Jonathan? Studente e faccendiere, Rosario si muove lungo il pericoloso discrimine che separa moralità e giustizia. All'apparenza classica vicenda di piccola criminalità e inquietudine adolescenziale, in realtà il romanzo di Levantino è molto di più. Grazie a un grande talento narrativo, unito alle capacità didattiche dell'autore – insegnante di liceo a Monza –, La violenza del mio amore riesce a parlare di riscatto anche nell'immobilismo della profonda Sicilia.

Io, Anna e Jonathan siamo un nido. Anna è la madre di tutti. Dall'interno ci nutre, toglie a lei per dare a noi. È questa la violenza dell'amore: esaurisce chi lo dona, saziandolo; sfama chi ne necessita, affamandolo.

Amaro senza essere pessimista, cupo senza perdere l'incanto infantile, il romanzo fa tesoro delle contraddizioni di Rosario e della sua Palermo grazie a uno spirito fanciullesco, vitale, candido. Il quartiere di Brancaccio è dipinto con nitidezza cinematografica, anche se sono le descrizioni degli odori del mercato di Ballarò a stregare. Rosario, sorpreso in una lunga odissea per la sopravvivenza quotidiana, parla con un'irresistibile inflessione dialettale, ma centellina le parolacce e si eleva con la lettura di Steinbeck, Bukowski e Foscolo. Pulito dentro e fuori, bello in un quartiere brutto, lotta contro le ingiustizie sociali e ripone fiducia in battaglia, un insegnante alla Attimo fuggente, e in un prete che ho immaginato ispirato a Padre Puglisi. Il ritratto di un piccolo eroe controcorrente diventa un quadretto di famiglia che fidelizza, fa stringere i denti e incrociare le dita. Una volta salutatolo, ho provato nostalgia per Rosario. Ma i romanzi precedenti da recuperare e chissà quando, un altro capitolo da aspettare. Quando ritornerà a raccontare la bellezza, lo squallore e le contraddizioni che vi sono nel mezzo, mi farò trovare pronto.

Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Zucchero – Come il sole all'improvviso

6 commenti:

  1. Io ho letto anche i precedenti volumi della saga e devo dire che si è creato un legame affettivo con i personaggi. La nascita della piccola Maria è un'emozione in più. Levantino riesce a parlare al cuore dei suoi lettori non tralasciando un'analisi attuale sulla società del nostro tempo :)

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  2. insomma, ho capito che non posso lasciarmi sfuggire levantino!
    lo metto in lista, ho voglia di affezionarmi a personaggi che ti restano dentro per un bel po'!

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Partire così da un terzo romanzo dedicato a un personaggio può essere spiazzante, ma anche regalare soddisfazioni. Tipo l'idea che ora puoi andarti a recuperare gli altri due precedenti. ;)

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