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mercoledì 21 luglio 2021

Brevi e romantiche: Foodie Love | Master of None S03 | Generazione 56K | Chiamami ancora amore

Lui e lei non hanno un nome. In un'era senza pandemia, si incontrano grazie a una app pensata per gli amanti della buona cucina. Parlano moltissimo, temporeggiano e divagano, ma non si dicono niente l'uno dell'altra. Braccati dai fantasmi delle relazioni passate, ci mettono la bellezza di cinque episodi per scambiarsi un bacio. Bevono cose sofisticate, mangiano squisitezze degne degli chef stellati, si muovono tra Spagna, Italia, Francia e Giappone. Quanto sono connessi stomaco e cervello? E il cuore, in quest'equazione, che ruolo ricopre? Laia Costa, al solito cosmopolita e disinibita, è un'editor che filosofeggia di croste sul cuore che sarebbe meglio non grattare. Il fascinoso Guillermo Pfenning, invece, è un matematico che si è preso un anno sabbatico: si lamenta un po' troppo, e un po' troppo confida nel prossimo. Di loro ci parlano quelle conversazioni che sono un piacere origliare, ma anche le nuvolette che raccolgono i loro pensieri segreti o quelli degli altri avventori. Ciarlieri ma impenetrabili, diretti magnificamente da Isabel Coixet, ispirerebbero un tour gastronomico in tempi migliori di quelli correnti. Esistono davvero quei locali così telegenici, che qui offrono alla coppia fondali incredibili? In un viottolo della Città Eterna c'è forse una gelateria con una filosofa al bancone, che sembra essere proprio la nostra Littizzetto? È il Normal People della generazione successiva. È il Prima dell'alba al tempo degli algoritmi. Ma preferisce citare Secretary, Io e Annie, Hiroshima Mon Amour e spaziare, nella colonna sonora, da Vinicio Capossela a Mina. È loquace, è colto, è spudoratamente sexy, è una gemma preziosa che in piena pandemia mi ha fatto sentire nostalgia del contatto carnale e dei ristoranti assiepati. Guardatelo su Rai Play. Perché Foodie Love insegna che le cose belle – e quelle brutte pure – sono inutili se non condivise con qualcuno di speciale. (8)

Si chiama Master of None. È scritta, diretta e recitata dalla stessa persona: un genio incompreso. Oggi resta la serie più sottovalutata di casa Netflix. Perché recuperarla? Per lo sguardo indie irresistibile, l’ironia raffinata e perché il protagonista Dev, attore aspirante, nella seconda stagione omaggiava il cinema di De Sica e faceva innamorare una Mastronardi radiosa come non mai. Lontano dalle scene per diversi anni, Aziz Ansari è stato travolto da accuse per molestie cadute in quattro e quattr’otto. Ritorna, finalmente, ma questa volta sceglie di starsene in disparte. Di non far parlare di sé e di rendere omaggio proprio a loro, le donne: la terza stagione di Master of None è un gesto per scagionarsi. Lontani anni luce dagli episodi precedenti, più drama che comedy, Istanti d’amore segue gli alti e bassi di una coppia nera e omosessuale mentre l’età adulta e l’orologio biologico seminano nuove prerogative. Come perdonare un tradimento? Cosa fare di quell’invidiabile cottage di design, arredato con simmetrie certosine? A quando, soprattutto, un figlio? La serie spiazzerà i fan. Ne scontenterà più di qualcuno. Ha toni agli antipodi, sembra un dramma di Baumbach. Dev, che ha smesso di fare l’attore e sta perdendo i capelli, vive a casa coi suoi e ha un ruolo marginale. La regia, al solito impeccabile ma glaciale, è fatta di campi lunghissimi, musica operistica e di un claustrofobico 4:3. Contro ogni pronostico, io mi sono abituato in fretta. E ho trovato il primo episodio bello – il focus è su Denise, la migliore amica di Dev –, il quarto un capolavoro – complice la rivelazione Naomie Ackie, che ci guida nel percorso accidentato della fecondazione assistita –, il quinto un agrodolce e bellissimo ritorno alle origini. Si chiama proprio così, questa serie: Maestro in nulla. Ma davanti a tanta bellezza inattesa, davanti a tanta chimica, ancora una volta si fatica a prestar fede alla modestia del titolo. (8)

Può il primo amore avere una seconda possibilità? Daniel e Matilda, compagni di classe alle scuole medie negli anni Novanta, si rincontrano a trent’anni con un appuntamento al buio: peccato che ci sia un equivoco alla base e che lei, restauratrice, stia per convolare a nozze con Enea, regista teatrale dall’adorabile accento britannico. Deluso, il protagonista – che per mestiere sviluppa app d’incontri – si lascia andare ai ricordi d’infanzia e a due voci, tra un passato sfavillante e un presente dubbioso, costruisce tassello dopo tassello questo ritorno di fiamma. L’avvento di internet ha facilitato o complicato le nostre esistenze? Le relazioni: meglio senza modem? La magia dell’isola di Procida e i consigli degli amici di sempre, interpretati dai divertentissimi Fabio Balsamo e Gianluca Fru, faranno la differenza. Da un’idea di Francesco Ebbasta, trentaquattrenne napoletano che ha contribuito al successo dei The Jackal su YouTube, arriva su Netflix la commedia sentimentale di cui il tuo umore storto non sapeva di aver bisogno. Stremati dal caldo e dalla noia del mese di luglio, correte a rifugiarmi negli otto episodi di Generazione 56K. Un tuffo piacevole, nostalgico e leggerissimo nei migliori anni della nostra vita, con uno scenario da cartolina che farebbe l’invidia della Disney Pixar e una coppia rivelazione – i bravi e belli Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli –, che si prende, si lascia e si riprende ancora in mezzo a pile di floppy disk e canzoni degli 883. (7)

Incuriosito da un intenso spot, dove al romanticismo del giorno delle nozze si alternava un ballo in cui i protagonisti non riuscivano neanche a sostenere l’uno lo sguardo dell’altro, ho seguito in diretta le prime due puntate. Da lì non mi sono perso nemmeno gli appuntamenti settimanali successivi. Ci sono una coppia in lotta per l’affido del figlio, piccola promessa del calcio; le ricerche a tappeto degli assistenti sociali; i ricordi di un amore ormai sbiadito. Conoscendo gli standard della TV generalista, sarebbe potuto venirne fuori il classico amarcord. Invece questa fiction in sei puntate è una rissa che, a suo piacimento, colpisce basso. Contemporaneo, moderno, dolorosissimo, ricorda Lacci e Storia di un matrimonio. E a me ha ricordato il tracollo vissuto dalla mia famiglia con una puntualità animale. Può una grande passione cedere il passo a un odio velenoso? Succede a Greta Scarano e Simone Liberati, protagonista di due performance da applausi, al centro di una guerra in cui tutto è lecito: troppo impegnati a ferirsi reciprocamente, purtroppo, non pensano alla reale vittima del conflitto. Il figlio. Lontana dai cliché Rai, scritta bene e recitata meglio ancora, la serie di Giacomo Bendotti e Gianluca Maria Tavarelli ha il coraggio di parlare fuori dai denti d’interruzione di gravidanza, depressione post parto, abusi familiari, fecondazione assistita. È l’anti This is us per antonomasia. I Pearson sono perfetti, i Pearson sono degni d’invidia. Ma la mia famiglia somiglia più a questa. Sfasciata, imperfetta, un po’ cafona. E rivederci ha fatto bene e, insieme, male. (7,5)

8 commenti:

  1. Grazie ! Foodie love stupenda, per il resto so cosa guardare in agosto a casa da sola !

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    1. Grazie a te! Tutte consigliate, perfette per l'estate. :)

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  2. Foodie love una sorpresa inaspettata, a mio avviso molto più interessante di Normal People

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    1. Normal People mi somiglia, soprattutto nei difetti. Foodie Love no. E per questo, lo ammetto, è molto più sexy e accattivante XD

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  3. Se con Foodie Love nonostante gli ingredienti giusti continuo a sentire un retrogusto amaro per colpa dei protagonisti, il cambio di rotta, o meglio, la parentesi di Master Of None l'ho apprezzata molto di più. Ritmi e temi diversi, ma comunque in linea con me. Come se pure Aziz volesse dimostrare una maturità.
    Generazione 56K è la più bella sorpresa dell'estate, con il mio solito snobismo ero pronta ad evitarle e invece, a questo punto, so già che dovrò dare una chance a Chiamami ancora amore. Mi fido di te ;)

    P.S. Quella gelateria lì a Roma non c'è, purtroppo. Mi ero fiondata a controllare, ha un nome e ovviamente un gelatiere diverso e molta meno magia :( non ho voluto infrangere il sogno ad occhi aperti del cocktail bar, ancora.

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    1. Peccato! Nel prossimo giro a Roma, sarebbe stata tappa obbligatoria.
      Chiamami ancora amore diventa un po' frettoloso, soprattutto nel finale, ma ha un'intensità e una rabbia che fanno la differenza.
      Poi quanto è brava questa Scarano, che becca un altro bel ruolo dopo quello della Blasi?

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  4. Foodie Love l'ho adorata, e l'ho divorata. :)

    Qualche dubbio invece sulla nuova stagione di Master of None. Il quarto episodio sì è un capolavoro, o quasi, e pure l'ultimo non è niente male. I primi tre invece li ho trovati un po' noiosetti, a dirla tutta.

    Generazione 56k molto caruccio, per fortuna fa dimenticare sul piccolo schermo il dimenticabile tentativo dei Jackal sul grande schermo.

    Chiamami ancora amore conferma che di Rai Fiction interessanti ce ne sono. Non tutte, ma qualcuna. ;)

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