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Breve storia amorosa dei vasi comunicanti, Davide Mosca.
Einaudi, € 17, pp. 200 |
Un
detto dice che sarebbe meglio non giudicare un libro dalla copertina.
Dal momento che la saggezza popolare non ha mai menzionato i titoli –
la scusa giusta per lasciarsi tentare a scatola chiusa dall'acquisto
di un romanzo? –, mi sono innamorato inavvertitamente di quello di
Davide Mosca. Dietro l'ultima fatica dell'autore genovese, noto
soprattutto per i numerosi thriller storici pubblicati qualche anno
fa con Newton Compton, c'è un concetto bellissimo e un cambio di
genere, di editore, che incuriosivano. In un'intervista ho letto
della lunga gestazione del romanzo, un libricino sì di duecento
pagine scarse ma dalle tematiche delicate, e del modo inconsueto per
proporlo agli editori: Mosca e il suo agente letterario hanno voluto
inviarlo in forma anonima, così che si scegliesse di puntare sulla
forza della storia e non sul nome di un autore già affermato presso
il grande pubblico. C'erano premesse vincenti quanto basta. C'era,
come dicevo, uno spunto toccante: lui in sovrappeso, lei anoressica,
s'innamorano a modo loro e sfidano la bilancia, scoprendo sin
dall'incipit di essersi magicamente compensati dopo un anno di
frequentazione.
Le
favole non esistono. A meno che tu non ci creda.
Ce
n'è una su un uomo di ventiquattro anni, che ha trascorso l'ultimo
rincantucciato in casa, a ingozzarsi e a covare un romanzo che non
avrebbe mai visto la luce. [...] Lei lavora nel ristorante di
famiglia e nel tempo libero frequenta l'ultimo anno di liceo.
Cominciano a parlare. Continuano a parlare. Parlano, discutono e
s'amano per sei mesi, o almeno ci provano. […] Che sia l'inizio o
la fine non importa a nessuno dei due. Nemmeno io crederei a questa
storia, se non fossi quell'uomo.
Peccato
che Breve storia amorosa dei vasi comunicanti, non ne faccio
misteri, mi abbia deluso presto sia dal punto di vista stilistico,
sia per lo sviluppo di una storia d'amore a ben vedere basica e poco
coinvolgente. Di quelle di cui, nota l'idea di base, conosci
automaticamente anche il resto. Come nelle migliori commedie
indipendenti, Remo e Margherita s'incontrano e scontrano per caso. Si
piacciono senza dichiararselo. Qualche volta si baciano, ma non si
considerano né amici né amanti, ma tutto insieme. Lui, che a
ventiquattro anni ha già sforato il quintale, ha bruciato in fretta
le tappe fondamentali: ha esordito in libreria da enfant prodige,
è andato a convivere con Sara all'università e ha sperimentato la
depressione in un infelice anno sabbatico che gli ha fatto perdere il
lavoro, l'ispirazione e la fidanzata storica. Ha guadagnato soltanto
chili aggiunti. Un corpo irriconoscibile, nascosto nelle tute larghe
o nell'isolamento, che gli ha creato imbarazzo su un aereo di linea
per Madrid e durante il sesso. Remo ha vissuto intensamente, al punto
da risultare adulto: anzi, vecchio. Da ex cicciottello mi sono
riconosciuto nella sua vergogna – ammetto fuori dai denti di avere
tutt'ora paura di tornare a indossare i miei vecchi vestiti –, ma
ho venticinque anni e non conosco miei coetanei che parlino come lui. La
voce narrante ama le frasi a effetto e le sentenze da libro stampato.
Irritante perché poco credibile, non trova pace fra le pretese
autoriali di Mosca e passaggi particolarmente stucchevoli – una
frase, ad esempio, ci rivela come la salita altro non sia che una
discesa guardata dal punto di vista sbagliato –, che non giovano a
uno sviluppo già di per sé troppo aneddotico e ondivago. Lei, che
italianizza per volere imperscrutabile il nome della protagonista
femminile di Lupin, è una maga nel conteggio delle calorie e
nel salto del ciclo mestruale: figlia di un ristoratore con il
problema dell'alcol, frequenta il bar Atene –
sbucato, per stile e arredi, da un capolavoro di Federico Fellini –
ma ordina soltanto caffè amaro e acqua frizzante.
Fu
quella sera che conobbi Margherita.
Non chiedete mai di lei.
Finireste per innamorarvi.
Si
conosco lì, circondati dalle amiche di lei e dai vecchi compagni di
scuola di lui, e ogni occasione è buona per prendersi una pausa
dallo studio matto e disperato: le ragazze, diciottenni, preparano la
maturità e proseguiranno gli studi a Genova. Anche Margherita,
inutile dirlo, parla per citazioni sconosciute e sofismi. Il romanzo
adotta toni da manuale di autoaiuto e costringe il protagonista a
scampagnate dell'ultima ora, a gite fuori porto, lungo un appennino
ligure verso cui Margherita punta con la curiosità di una bambina
iperattiva: alla voglia di viaggiare, si affiancherà anche quella di
mangiare?
Ciascuno
racconta la propria guerra, ma ciascuno è la propria guerra. Di quel
particolare genere che non si può vincere.
Dopo
Tutto chiuso tranne il cielo,
Breve storia amorosa dei vasi comunicanti è
un'altra lettura a proposito del fare pace con il cibo e con sé
stessi. Di fame di altro, nonché di una ritrovata leggerezza. Dopo
Due fiocchi di neve uguali,
è un altro romanzo sulla falsa riga del primo Paolo Giordano: come
la Calosso, altra delusione incrociata quest'anno, si poggia a personaggi distanti dalla mia sensibilità e a capitoli sconnessi. Il
principio dei vasi comunicanti predica l'equilibrio perfetto.
Assicura che due contenitori collegati tra loro bilanceranno la
quantità del loro contenuto. A Capodanno Remo peserà di meno, così,
e Margherita di più. C'è qualcosa di più romantico? Davide Mosca,
per me, non individua i personaggi giuste e le giuste proporzioni.
L'equilibrio, promesso ma infine mancato, rende il suo cambio di
rotta un'occasione parzialmente sprecata. C'è qualcosa di più
frustrante?
Il
mio voto: ★★
Il
mio consiglio musicale: Motta - Quello che siamo diventati
Peccato, sia la trama che la storia delle pubblicazione sembrano interessanti... ma credo che aspetterò un bel po' prima di decidere se dargli o meno una possibilità a prescindere dai giudizi negativi ^^;;;
RispondiEliminaSono contento, perché non sconsiglio mai niente categoricamente!
EliminaAnche io spesso mi lascio condizionare dalla bella copertina. Peccato che questo si sia rivelata una delusione :(
RispondiEliminaNon posso dire il contrario purtroppo. Deludentissimo.
EliminaLa trama mi avrebbe pure attirato - questi due soggetti entrambi con problematiche legate al cibo, al corpo.... - ma se non è scritto e sviluppato "a dovere"..., passo :/
RispondiEliminaCiao ;-))
Meglio la Caruso, che ti straconsiglio!
EliminaMi hai salvata in calcio d'angolo perché avevo tutta l'intenzione di acquistarlo (era già nel carrello per intenderci). Al massimo lo prendo in prestito in biblioteca, forse...
RispondiEliminaRisparmia l'acquisto, Anna.
EliminaMi dispiace da morire sconsigliare cose ma, conoscendoti, scommetto che ti lascerebbe fredda.
Parliamone... voglio quei calzini dove li hai trovati? Ahahah Peccato per il libro la trama sembrava carina :-(
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