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mercoledì 6 marzo 2019

Recensione: Tu sei parte di me, di Bosco, Caboni, D'Urbano, Greco, Sànchez, Scotti, Sparaco

| Tu sei parte di me, di autrici varie. Garzanti, € 17, 90, pp. 192 |

Si chiama Isabella ma, per ironia della sorte, bella non è. Merito di una mamma come Virginia, ex stella del cinema, famosa per l'umorismo impietoso e l'allontanamento dalle scene – gli amanti celebri, i matrimoni falliti, il tentato suicidio. Vive a Roma, in una casa mausoleo, assieme una figlia che giudica votata alla mediocrità: badante di una capricciosa e inquietante Bette Davis, ormai cinquantenne, Isabella si domanda se sia troppo tardi per affrancarsi. Troppo, ancora, per sperare che in un momento d'insania – o forse di lucidità – quella genitrice spietata ci rivolga finalmente una parola gentile?
Barbara, donna d'affari, è seduta in una sala d'attesa: aspetta il verdetto del ginecologo di fiducia e medita intanto su come sarà il suo destino di mamma single. Meglio coinvolgerlo oppure lasciare da parte, un uomo poco propenso agli impegni a lungo termine? La gravidanza è una rivoluzione. Invita a ragionare sul peso dell'incomunicabilità: in una relazione sentimentale, nel ruolo futuro di genitore.

E continuerò a ripeterlo, perché il silenzio è una barriera inutile, mentre l'amore è complicità e condivisione.

Veronique, indossatrice lontana dalle passerelle, costringe la figlia Lenora a stringersi in una taglia 38: messa a stecchetto, costretta a realizzare i sogni di qualcun altro, l'adolescente risponde con rabbia e voracità ai dettami della mamma manipolatrice. La ribellione è abbuffarsi a piacimento, senza mai chiedere scusa; scegliere una taglia comoda, vestiti non più appariscenti, concedendosi un sorriso davanti al tavolo imbandito.
Cara e la piccola Vita, sole per un po', hanno aperto la porta alla gentilezza di Carlo: un uomo che sognava di diventare papà e di possedere una casa spaziosa, con un cedro in giardino. Davanti a una seconda gravidanza, al trasloco, Cara rimpiange i segni sul muro e la passata routine. Ne sentirà nostalgia? Non è possibile portare la vecchia casa con loro tre? La lezione, importantissima, arriverà da chi meno te lo aspetti.
È subdola, iperprotettiva, maniaca del controllo. Un altro esemplare di madre che desidera molto, forse troppo, per una figlia eppure senza particolari doti imprenditoriali. All'indomani del divorzio, come mantenere lo stesso stile di vita se non dandosi alla macchia, spingendosi fino all'omicidio a sangue freddo di una rivale sbucata da una soap opera latino-americana?
Da una commedia grottesca, con un finale dalle tinte sanguinolente, si passa poi alle contraddizioni e al fascino del profondo Sud Italia. A ruoli invertiti, questa volta, è una figlia a prendersi cura della mamma retrocessa al ruolo di bambina indifesa: la protagonista ha una colpa da farsi perdonare da Adua. Manipolata dal padre crudele, da bambina era stata artefice in prima persona della follia della madre: il suo gioco preferito, farla impazzire.
Un passeggino che sparisce al centro commerciale. Una donna in lacrime, sull'orlo di una crisi di nervi, troppo spossata dalle notti in bianco per stare sul chi va là: la paura di perderlo, all'improvviso, acuisce l'attaccamento naturale verso un neonato sentito a lungo come estraneo.

Bisognerebbe sempre avere un nome che corrisponda a ciò che siamo, altrimenti tutta la nostra vita diventa una bugia.

Sette autrici famosissime, sette racconti che oscillano dalla fiaba nera al dramma psicologico senza mai uscire fuori traccia: con l'avvicinarsi dell'otto marzo si parla infatti di mamme e figlie, di donne. Moderne, spregiudicate, verissime, rifiutano a sorpresa il politicamente corretto e si raccontano in pagine oneste, a volte perfino brutali, in cui ad appassionare sono soprattutto i rapporti al limite e i grandi soprusi: con il rischio stonino un po', così, i racconti più delicati. Ci sono le grandi conferme – Federica Bosco e Valentina D'Urbano –, le autrici che definitivamente non fanno per me – Cristina Caboni e Clara Sànchez –, le sorprese inattese – Carmela Scotti, con il racconto migliore – e firme amiche da cui era lecito aspettarsi qualcosa un po' di più – Evita Greco e Simona Sparaco. La lettura, varia ed emozionante, si è comunque rivelata superiore alle attese: attratto soltanto da un paio di nomi in copertina, con la convinzione che mi sarei limitato a piluccare le storie fra un romanzo e l'altro, ho scoperto nella raccolta Garzanti ben più che un semplice riempitivo infrasettimanale. Bensì capitoli di guerre civili, di prospettive agli antipodi, che aprono gli occhi e spesso atterriscono. Cosa significa essere scrittrici – mamme, figlie – oggi, con maggiore voce in capitolo sul lavoro, sul corpo, sulla volontà di vedersi o meno genitrici? Le protagoniste, intrappolate in rapporti di amore-odio, sono figlie dei nostri tempi. Rancorose, piene di dubbi ed errori, talora recidive, descrivono spietatamente gli effetti della gravidanza sul corpo e sulla psiche. Rabbia e tenerezza si compensano. I figli, infatti, sono un legame per la vita: un'eredità e un vincolo. A volte proteggono, altre tarpano le ali. Metastasi benevole cresciute tuo malgrado: inscindibili e dolorosissime parte di te.
Il mio voto: ★★★ +  
Il mio consiglio musicale: Fiorella Mannoia – Quello che le donne non dicono

10 commenti:

  1. Purtroppo non riesce a destare la mia curiosità questa lettura, sebbene la tua recensione è bellissima :) Ho il sospetto si riveli una delusione :(

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    1. Avevo poche attese, ti dirò, e mi ha piacevolmente sorpreso. Dalla mia, te la consiglio.

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  2. Avevo visto questo libro, ne avevo sentito parlare. Le autrici sono stupende. Ma ancora non so. Ti farò di sicuro sapere. un abbraccio

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    1. Qualche racconto delude, qualche racconto funziona, e in generale una specie di equilibrio lo si trova nel finale. :)

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  3. Non conoscevo questo libro, forse principalmente perché non amo moltissimo le raccolte di racconti, però mi piace leggere storie di donne tormentate, fragili e determinate insieme.
    Ciao :)))

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    1. So della tua poca familiarità con il racconto, e questo effettivamente sarebbe un buon compromesso per iniziare!

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  4. La recensione è bellissima, ma le raccolte di racconti non fanno esattamente per me, soprattutto quando di autori vari: non amo molto quando il livello qualitativo del libro è altalenante :/

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    1. Il rischio c'è, e si sente anche qui, però ho scoperto che di tanto in tanto è bello leggere un po' alla cieca, come una scatola chiusa in cui non sai bene cosa troverai. Nei momenti di blocco del lettore, secondo me, i racconti sono la svolta!

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  5. Sono più uno da romanzi che da racconti.
    Però questo AA.VV. non sembra male...

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