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mercoledì 23 gennaio 2019

I ♥ Telefilm: The Marvelous Mrs Maisel S02 | Una serie di sfortunati eventi S03

Quanto ci eri mancata, carissima Midge? Rieccoti qui, sempre in tiro e reduce dall'ennesimo trionfo annunciato, con un ritorno all'ovile finito sulla fiducia nel meglio della scorsa annata. L'ebrea della New York bene con all'improvviso un matrimonio in forse aveva scoperto un antidoto imbattibile alla crisi esistenziale post separazione: la stand up comedy. Di giorno commessa nel reparto profumi di un grande magazzino, di notte intrattenitrice nelle peggiori bettole, indossava il suo costume da supereroina – collana di perle, un abito da cocktail – e a raffica parlava e sparlava dei retroscena dell'Upper East Side. Nella seconda stagione qualcosa si muove. Si muove lei, fulmine abbagliante fra Parigi (lì la mamma insoddisfatta), la collina (lì i due mesi di villeggiatura estiva), cinque minuti di notorietà in tivù (lì la consacrazione dopo un tour scomodo e provante). E il cabaret, piuttosto, che fine ha fatto? Relegato in un angolo, se ne sente la mancanza nelle prime cinque puntate. La serie infatti ingrana in ritardo, ma cos'altro potremmo rimproverarle? Spazio alla relazione idilliaca fra i genitori (quella, sì, ci interessa senz'altro un po' meno), al nuovo flirt per Zachary Levy (gli si preferisce tuttavia la dolce persistenza di Joel, o perfino il carisma del pittore Rufus Sewell impegnato in un ruolo secondario) e a una professione che tempra le resistenze di Mrs. Maisel. La rivelazione sulla sua doppia vita saggia la solidità dei rapporti familiari, semina gelosie e dissapori, la mette davanti all'impossibilità di stare dietro a tutto. Nonostante gli spostamenti in automobile, le questioni di cuore e la spiccata dimensione corale facciano sentire fino a metà la mancanza del vero show, la serie dei coniugi Palladino si difende alla grande con la solita grande scrittura e con una Brosnahan di cui confermare il carisma. Che dialoghi, che colori, che verve. E quanto piacciono i riferimenti a The Twilight Zone nei salotti, il gossip su quei Kennedy dai pantaloni di seta, i primi processori a cui insegnare le canzoni per bambini nei Laboratori Bell? Carissima Midge, in questo piccolo mondo maschilista che censura il brio e considera i segreti dell'intimità tabù pruriginosi, mi ripeto, quanto ci eri mancata? (7,5)

Li ho conosciuti per la prima volta da bambino, con il film con Jim Carrey: da me amatissimo ai tempi, scopro che era stato stroncato dagli appassionati della saga letteraria. Li ho incontrati nuovamente, poi, tre anni fa: facce diverse e un diverso formato, ma gli stessi lutti consequenziali; le stesse disavventure architettate da un tutore machiavellico e vanaglorioso. Qualcosa, spiace, non funzionava bene e non ha funzionato poi. Una struttura ripetitiva per forza di cose, un andirivieni frustrante e una fedeltà esagerata verso l'universo del suo brillante creatore. Tredici romanzi, tre stagioni pienissime: il troppo stroppia, soprattutto proposto in binge watching. Dopo la stanchezza subentrata nella stagione intermedia – ancora più corposa, ancora più schematica della precedente –, posso dirmi felicissimo di non aver gettato la spugna. Il meglio, infatti, doveva ancora venire: riservato a sorpresa per un gran finale che scioglie tutti i nodi, svela alleanze e parentele, mostra il meglio di scenografi e sceneggiatori. Una montagna innevata, un sottomarino, un albergo che ospita una convention super segreta, un'isola non così deserta su cui ricominciare daccapo: ambienti circoscritti, il che significa meno meno spostamenti e soprattutto meno puntate. Ce ne vogliono appena sette, più asciutte e leggere del solito, per dire addio con un po' di commozione ai Baudelaire e a un Neil Patrick Harris immalinconito. Assieme a loro,  i cambi d'abito e le bizze della meravigliosa Lucy Punch, l'egocentrismo dell'amata-odiata Carmelita e tante novità: compagnie che si smantellano; fratelli, sorelle, trigemini e latitanti pronti a darsi appuntamento nei fasti della sesta puntata; la tenerezza della piccola Sunny, che si barcamena con allegria contagiosa fra l'alta cucina e i funghi tossici. Lemony Snicket aveva un piano preciso e carte vincenti, questa volta, per avere la meglio sul pericolo irritazione facile. Si intensificano i flashback, fino a toccare la generazione precedente, così come gli inseguimenti alle zuccheriere del mistero foriere di scismi e discordie. Non ho tenuto conto dei colpi di scena impossibili, che a sorpresa non guastano. In una chiusa intelligente e metacinematografica, che dice e non dice, accenna, inventa e lascia l'ultima parola alla freschezza del futuro. In un prodotto mai visto, contemporaneamente pieno di pro e di contro, che nel suo piccolo – con il senno di poi l'ardire del tutto appare infatti frainteso, sottovalutato perfino dal sottoscritto – unisce Burton e Anderson, l'umorismo beffardo alle fiabe per famiglie, per costruire un fortino di lenzuola che rattrista abbandonare. (7)

16 commenti:

  1. Ciao Mik! per quanto riguarda il primo non lo conosco ma non penso sia il mio genere, sfortunati eventi invece mi ha fatto compagnia in questi tre anni e mi è piaciuto molto. credo proprio che mi dedicherò alla lettura dei romanzi ora.:)

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    1. Curioso anch'io per la serie letteraria, anche se non ho più l'età. Ma ehi, chi l'ha detto? :)

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  2. Ciao :) Mrs Maisel prima o poi la devo iniziare, ASOUE invece l'ho conclusa anche io e mi è piaciuta molto. Neil Patrick Harris perfetto per il ruolo e ovviamente adesso mi toccherà recuperare i libri!

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  3. Lo sai, io Lemony Snicket e compagnia li ho adorati fin dalla prima puntata, complice la lettura dei libri in tempi non sospetti.
    Anzi, lodi ai realizzatori della serie per averli vivacizzati e aver alleggerito il finale, mal sopportato su carta.
    Mancheranno davvero tutti i personaggi!

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    1. Da profano, ti dico la mia: avrei preferito un romanzo condensato in ogni episodio, senza spezzarli in due.
      Sai quanto filava più liscia, la visione? :)

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  4. Quanto mi manca già Midge! Una ventata di freschezza e di scrittura altissima che dura sempre troppo poco, anche se il cabaret si mette da parte e la vita privata prende il sopravvento. Io comunque adoro il padre, adoro Lenny Bruce ;)

    Gli sfortunati eventi vista la noia della prima stagione pensavo di recuperarli tutti su carta prima o poi, facciamo il più prima possibile!

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    1. Temo che la noia, purtroppo, potresti riscontrarla anche nei romanzi, data la struttura particolare.
      La Bolla, poi, dice che la serie è meglio. Prova! :)

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    2. No, dico che la serie è fatta benissimo ma come qualità si equivalgono. Sono due prodotti simili ma in qualche modo fortunatamente diversi. E' solo l'ultimo libro che è di una pesantezza inaudita rispetto all'ultimo episodio!

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  5. La prima conto di recuperarla prossimamente, con la seconda devo mettermi in pari e decidermi a finirla :)

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  6. Ciao, Mr Ink!! Sai che anche io volevo iniziare a seguire Una serie di sfortunati eventi. Per lo stesso motivo che tu citi qui sopra. Data la tua valutazione ci penserò ☺☺
    È davvero uno dei miei film preferiti ☺☺

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    1. Se non conosci i romanzi e, come me, sei ferma al film, ne vedrai comunque delle belle in questo universo ampliato e tutto da scoprire!

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  7. Ciaoooo il primo telefilm lo voglio assolutamente vedere mentre per quanto riguarda Una serie di sfortunati eventi non riesco proprio a digerirlo sono ancora ferma al 3° episodio della prima serie :-O

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    1. Capisco che possa non piacere, sì. Il difetto di essere troppo fedele ai romanzi di partenza.

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  8. La fantastica signora Maisel ci era mancata parecchio. Per altro qui, se possibile, in forma ancora più smagliante che durante la prima stagione.
    La mancanza del cabaret (da non fan del cabaret quale sono), almeno nella prima parte invece personalmente non l'ho sentita. :)

    Sulla serie di sfortunati eventi mi fido della tua parola, ma la lascio lì dove sta comunque. Dopo la prima soporifera stagione, se la seconda è ancora peggio, davvero non posso riuscire ad arrivare (vivo e/o sveglio) alla terza. XD

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