Pagine

lunedì 14 maggio 2018

Recensione: Divorare il cielo, di Paolo Giordano

| Divorare il cielo, di Paolo Giordano. Einaudi, € 22, pp. 430 |

L'inizio è per definizione il punto di partenza. Meglio cominciare da lì, nel dubbio – lo stesso che accompagna i romanzi densi, incontenibili, di cui non so mai bene come parlarvi all'indomani di giorni intensi di lettura e d'amore. E comincio da un'immagine che per bellezza non fa invidia all'erotismo pieno di candore dell'ultimo Guadagnino: una villa con piscina e tre adolescenti, di notte, che fanno il bagno in una proprietà privata profanata dalla nuda sfacciataggine dei quattordici anni. Teresa, loro coetanea, li spia dalla finestra invidiando i segreti del sesso maschile e il suono che fanno le loro risate contagiose, anche alle orecchie del custode inferocito.

- Loro sono diversi. Sono cresciuti con le radici troppo corte. Prima o poi una folata di vento li strappa e li porta via.
Ma Cosimo non sapeva quello che sapevamo noi: che le piante cresciute al sicuro nei vasi, con le radici lunghe che girano tutto intorno, non si adattano alla terra. Soltanto quelle con le radici libere, estirpate giovani in inverno, ce la fanno. Come noi.

Siamo a Speziale, Brindisi, nei tardi anni Novanta. Lei è un'adolescente torinese in vacanza dalla nonna materna. Loro, cresciuti alla stregua di fratelli, sono invece i vicini che spesso sconfinano in cerca di brividi che scaccino via l'afa di agosto e il bigottismo di una coppia di genitori molto devota. Nicola, il più alto e prepotente, è loro figlio naturale; poi vengono l'efebico Tommaso e lo sfuggente Bert, orfani in affido temporaneo, che da bambini divideranno con il primogenito la magia di una casetta sul gelso e da adulti le tentazioni della carne di una ragazza chiamata Violalibera. Nel mentre, la solita Teresa viene e va. Nell'estate prima del diploma, di Secretly nel walkman e delle farfalle in pancia, perderà la verginità nel canneto con Bern: il ragazzo che scalava le grondaie (per la conquista del letto) e gli ulivi, come il Barone rampante, facendosi perno di un mondo da far girare o crollare tramite la grazia di un suo sì. Speziale sembra esistere solo nei mesi di villeggiatura, all'inizio, e al ritorno aspetta Teresa sempre uguale: dove l'aveva lasciata, come la ricordava. Di quello che accade in autunno sa solo le lettere della nonna e i romanzi gialli in prestito, le bucce dei pistacchi in giro, l'olio di una bacchiatura che c'è già stata senza di lei. Com'è però il mare della Puglia in inverno, in solitudine? 
Da un lato c'è un topo di città, una giovane donna dalla natura anfibia, che si adatta a tutto per il bisogno disperato di fare finalmente parte di qualcosa di vero. Dall'altra, un trio (si uniranno strada facendo Corinne, Giuliana, Danco) cresciuto seguendo i dettami di una rigorosa dieta vegetariana, su una tovaglia da cucina con la riproduzione dei cinque continenti: il mondo, si interrogavano, stava forse tutto su un'incerata?

Era una fantasia e non ce la confessammo nemmeno dopo, ma ero certa, come ne sono certa oggi, che la vedemmo viva davanti a noi, e identica. Perché questo succedeva tra Bern e me in quegli anni: usavamo sempre meno le parole, ma eravamo ancora capaci di riconoscere insieme il visibile e d'inventare, in un tacito accordo, anche l'invisibile.

Raccontarvi Divorare il cielo, a questo punto, mi porta qui: a una masseria occupata abusivamente, un rifugio di attivisti dalle anime perse, con un pisello propiziatorio scarabocchiato sulla facciata e nessun telefono, nessun televisore, nessuna bolletta della corrente pagata, alla faccia del capitalismo. Un orto a chilometro zero, il miele delle arnie, l'utopia hippie di Max Stirner: perché a una determinata età si ha sempre fame di tutto, e subito. Intorno, all'ombra dei veleni degli oleandri, quella terra riarsa in cui eppure fioriscono spontaneamente proteste e visite guidate, ricordi di una gioventù gloriosa e momenti di angosciante isolamento, i matrimoni felici e gli omicidi. Conosciamo i protagonisti ragazzini, li abbandoniamo ultratrentenni. Mossi da incontrastabili forze centripete, tornano a bazzicare sempre i soliti luoghi. C'è chi ci rinuncia a malincuore e chi fa il sacrificio di trasferircisi, in quella parentesi di fortuna. La polvere del tratturo custodisce le orme dei loro passi, le coordinate di un affannarsi irrequieto lungo quasi vent'anni: in cerca dell'assoluzione dall'egoismo, della benedizione di un figlio che non arriva, dell'incontaminato oltre le colonne d'Ercole di una Islanda maestra di addii perfetti.

Non era questa l'avventura che volevo, Teresa. L'avventura che volevo era con te.

Com'è l'ultimo Paolo Giordano? Nei giorni scorsi, strano ma vero, più di qualche passeggero sconosciuto mi ha rivolto la parola sui mezzi pubblici per domandarmelo: un esordiente insignito del premio Strega a ventisei anni lo si ricorda, infatti, anche a un decennio dall'esordio, anche se di rado si frequentano le librerie. Un grande romanzo? Se è un grande romanzo – ho risposto stringendo sovrappensiero la mia bozza in anteprima, l'autografo sul frontespizio – non lo sapevo, no, ma Divorare il cielo è senz'altro un romanzo grande. Quattrocento pagine corali, tante ma non troppe, difficilissime da soppesare. Di quelle necessarie, immediate, con tutto quello che dovrebbe esserci: le chimere della giovinezza, il richiamo dell'avventura per qualcuno e l'abbandono struggente per qualcun altro, l'emozione che una volta gli rimproveravo di non avere. Cuore compreso. 
Se ne resta affascinati e intimoriti, come davanti alla fame del cielo. Brilla dappertutto, azzurro abbacinante, ma qualche fotografia – qualche bocca in preda alla fame chimica, dopo un tiro d'erba – sembra contenerlo. E dappertutto sono gli amici di Teresa, che aspettavano che qualcuno come Paolo Giordano, stranco della solitudine del suo primo successo, li stringesse fortissimo nell'abbraccio di una frase vorace. 
Affinché, di loro, non restassero solo briciole.
Il mio voto: ★★★★★
Il mio consiglio musicale: Morgan – Altrove

14 commenti:

  1. Un'amica me lo ha regalato! Dopo questa tua recensione la voglia di leggerlo è tantissima, ma prima onoro gli impegni presi.
    Poi...la libertà!
    Lea
    Grazie della tua recensione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te, Lea, e santificata sia questa amica (un po' meno gli impegni, se tengono distanti dai romanzi belli belli).

      Elimina
  2. La solitudine dei numeri primi non mi hai mai attirato più di tanto... però vorrei provare con questo, la tua recensione è incoraggiante :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Neanch'io fan dei Numeri primi, anche se tra chi lo ama e chi lo odia, al solito, io siedo comodamente al centro. ;)

      Elimina
  3. Ho in programma per quest'autunno l'altro Giordano, quello sull'esercito, ma ho la sensazione che questo sia più per me, corale e denso come sembra. Gli sconosciuti che chiedono e ancora ricordano fanno impressione, ma anche un gran piacere :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo, certamente, ma anche Il nero e l'argento: sul quotidiano, sulla provincia, su una giovane coppia.
      Il corpo umano era quello che meno ispirava ma, per forza di cose, l'ultimo Giordano che manca all'appello va preso in considerazione. :)

      Elimina
  4. Conosciuto con "La solitudine dei numeri primi" e poi perso per strada. Impossibile ignorare le tue 5 stelle :)
    Segno, magari per l'estate.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per la fiducia, Anna.
      Cinque stelle meritatissime!

      Elimina
  5. Non potevo non passare a sbirciare la recensione dopo il tuo consiglio. Inevitabilmente finisce tra la lista dei desideri ;)

    RispondiElimina
  6. Con questo celebrato autore l'unico contatto che ho avuto non è certo stato positivo, per via del ben poco apprezzato e parecchio odioso film tratto da La solitudine dei numeri primi.
    Questo suo nuovo romanzo grande e corale, nonostante la tua più che promozione, mi spaventa non poco...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Stilisticamente, il film di Giordano lo avevo trovato ipnotico. Orrorifico, diverso dal romanzo, ma paradossalmente più lieto nel finale.
      Questo, invece, storia di formazione tutta nostalgia e giovinezza, per me ti piacerebbe a colpo sicuro.

      Elimina
  7. Appena finito, l'ho trovato emozionante (e non me lo aspettavo). Splendida la tua recensione!

    RispondiElimina
  8. Finito e finalmente posso leggere anche il tuo pensiero! Concordo: un romanzo corale che mi ha conquistata, un romanzo pregno di dolore, in cui ogni parola è al posto giusto. Uno scrittore, Giordano, che mi era mancato nei suoi lavori precedenti e che, finalmente, è tornato quello che avevo amato al suo esordio!

    RispondiElimina