Pagine

martedì 3 aprile 2018

I ♥ Telefilm: The Assassination of Gianni Versace | Santa Clarita Diet S02

I tribunali che piacciono agli Emmy abbandonati per il glamour dell'alta moda. Le mani sporche di sangue di un campione al di sopra di ogni sospeto – scagionato nonostane prove fino alla fine contro di lui – per i delitti di un signor nessuno che senza particolare talento, senza gli appoggi giusti, sperava di farsi ricordare con l'omicidio, non vedendo altra via. Dopo il controverso caso Simpson, la seconda stagione di American Crime Story – altra serie antologica di Ryan Murphy, altro successo di critica e pubblico gravemente a rischio al suo ritorno – sceglie gli anni Novanta, la comunità omosessuale sotto minaccia, la fine di un mondo di scatti e lustrini in seguito alla caduta del suo solo re. Gianni Versace, sparato in pieno viso sui gradini della sua villa di Miami. L'ultimo di una lunga lista di morti: il nome di maggior risonanza. Allo stilista calabrese interpretato da un Edgar Ramirez somigliantissimo ma relegato a un ruolo marginale sono dedicate poche scene – la routine con il bel Ricky Martin, messo barbaramente alla porta dopo la scomparsa del compagno, e i piccoli grandi dissapori con l'opportunista Donatella di una Cruz biondo platino che, fra la vistosa parrucca e quel pesantissimo accento spagnolo affatto mascherato, ci fa rimpiangere le falcate sbilenche della nostra Virginia Raffaele. Se la discutibile scelta di attori latini per interpretare una famiglia italiana lascia il tempo che trova e un po' di imbarazzo davanti a cadenze irritanti e una visione in lingua originale da tradire questa volta per gli eventuali pregi del doppiaggio, non dispiacerà allontanarsi dal mondo dello stilista – anche a costo di perdere il punto della situazione – per seguire gli amori e i misfatti del famigerato Andrew Cunan, una scommessa vincente di nome Darren Criss. Il giovane attore, già notato per l'ugola d'oro ai tempi di Glee, ha la truffa nel sangue, un'indole menzognera e gli scatti di follia, le mosse sopra le righe, di un novello Patrick Bateman. A dispetto di grandi nomi non all'altezza dell'attesa, accanto al sadico gigolò brillano ottimi caratteristi nell'ombra: il feticcio Finn Wittrock, cacciato dalla Marina per il suo orientamento sessuale e amico intimo del serial-killer sbagliato; la vedova inconsolabile della straordinaria Judith Light; la madre di Cunan, Joanna P. Adler. Dopo una prima stagione sin troppo rigorosa, Murphy – noto ormai per gli scarsi dosaggi e le occasioni sprecate – si dà a un andamento frammentario e disordinato, che parla tra le righe dell'arma a doppio taglio che è il sogno americano. Mentre il mistero della colpevolezza di Simpson veniva lasciato saggiamente in sospeso, in The Assassination of Gianni Versace si procede a una romanzata umanizzazione del colpevole, assumendo così il punto di vista che al primo ciclo di puntate – troppo cronachistiche per i miei gusti: lì il difetto – mancava. Ma anche quel gusto per il kitsch, per cast patinati e inutilmente popolosi, così caro a un creatore confuso negli intenti e in equilibrio precario sulle passerelle. (5,5)

Come si dice: chi non muore si rivede. In quel di Santa Clarita, possibilmente, dove il vicinato è esemplare, le casette una bomboniera e i giardini rigogliosi. Un sogno per agenti immobiliari pronti a vendere e i novelli non-morti, che devono divorare dirimpettai impiccioni, seppellire cadaveri in giardino e placare i bollenti spiriti nello scantinato. La famiglia Hammond tocca entrambe le categorie da quando una ritrovata Drew Barrymore ha vomitato letteralmente l'anima sulla moquette di uno sconosciuto, risvegliandosi affamata di carne umana e cattive intenzioni. Perché? In una seconda stagione che perde l'effetto sorpresa della prima, ma conserva al fresco sangue e leggerezza, se ne ricercano le cause. Su Netflix si diventa zombie mangiando vongole avariate al ristorante cinese, per la falda idrica inquinata dalle scorie industriali, o forse per un virus che rende le stranezze, perfino l'apocalisse, una questione borghese. Come ingannare l'attesa e i morsi della fame in cerca di una soluzione rimandata – o almeno si spera – a un prossimo ciclo di episodi? I succhi biliari di un serbo aiutano a prevenire la degenerazione dei tessuti cellulari, uno squadrone di neonazisti bibliofili appare un capro espiatorio da sacrificare a cuor leggero e una testa parlante – quella di un autoironico Nathan Fillion, fatto fuori per via dei suoi modi da marpione – potrebbe mettere una buona parola, se la poliziotta della porta accanto ficca troppo il naso. La figlia tutta pepe, sempre sul filo della friendzone, cerca con successo altri contagiati e combatte i conati di vomito. La mamma, nei suoi raptus omicidi, perde stivaletti, cadaveri e frulla gomiti durante i pasti. Il papà, un Thimothy Olyphant ancora rivelazione, accetta con un sorriso nervoso l'improvviso cambiamento dei ruoli di genere, del carattere della coniuge, delle priorità. Perfetto esempio di amore incondizionato, ritratto di una comunità unita che diverte e intenerisce, Santa Clarita Diet è la commedia horror per chi ha sempre desiderato Modern Family, La vita secondo Jim, Tutto in famiglia – insomma, quelle sitcom quotidiane e briose che per anni ci hanno fatto compagnia all'ora di cena: avete presente? – con il gusto dell'orrido. C'è bisogno dell'altro per coprire i propri misfatti e le tracce che ci sbugiardano. Ce n'è bisogno, soprattutto, per conservare l'umanità che non abbiamo già sepolto. Sul fondo di un congelatore a pozzetto. (6,5)

17 commenti:

  1. Mi trovi d'accordo su ACS e su come abbiano perso il focus per una versione patinata e a tratti eccessiva. Mentre Santa Clarita Diet avevo voglia di vederlo, ma per quanto trattato con ironia, mi ha inquietato l'argomento.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti assicuro che, dopo un po', anche i morti ammazzati a pranzo diventano routine, e non ci si fa più troppo caso. ;)

      Elimina
  2. ACS questa volta abbandonato senza troppi rimpianti. Sono rimasta ai primi episodi, ma già la noia, il trash e il patinato incombevano ad urtarmi i nervi, e leggendoti so che mi son persa poco.
    Risate grassissime per Santa Clarita, finisce troppo in fretta, e un'altra porzione la si vorrebbe subito.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Qualcosa di buono, qualche bel momento, c'è, peccato per la confusione di storie e facce tutt'attorno.

      Di Santa Clarita aspetto già il seguito, e prego Netflix.

      Elimina
  3. Ciao :) di Gianni Versace mi mancano solo le ultime due puntate. Per il momento mi sta piacendo, anche se a volte credo che si perda un po' troppo in storyline inutili (poi boh, magari nelle ultime due puntate scopro che non erano inutili, ma per il momento... xD)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, Gaia! No, per me non torneranno utili neanche quelle, ma spesso - vedasi la vedova presentatrice TV, bravissima - mi hanno impressionato positivamente più quelle del resto.
      Serie su Versace, e di Versace importa poco? Qualcosa non va, ma fammi sapere.

      Elimina
  4. Annoiato non troppo, nel mio caso, ma spesso gira a vuoto. Nove episodi, e potevano essere tranquillamente la metà (quattro e mezzo, facciamo?).

    RispondiElimina
  5. aaahhhh Santa Clarita...mi manca l'ultimo episodio (penso stasera) e niente aspetto già paziente la prossima. Ho riso, mi sono rilassata e ho amato Joel alla follia. Lui è la vera star!♥

    RispondiElimina
  6. Versace mollato dopo poche puntate in preda alla noia.Santa Clarita fatta fuori in un paio di giorni, mi sono divertita come una pazza e non vedo l’ora che arrivi la terza stagione!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sperando che arrivi. Netflix e i brutti scherzi, da Sense8 in poi...

      Elimina
  7. Versace no, non l'ho nemmeno iniziata. Santa Clarita semplicemente adorabile XD

    RispondiElimina
  8. Su Versace concordiamo. Una serie che spreca abbastanza il potenziale e pulisce solamente le scarpe a quella su O. J. Simpson. A me però Penelope Cruz è piaciuta abbastanza e Darren Criss, per quanto sia stato bravo, non riesco proprio a sopportarlo.

    Con Santa Clarita Diet mi sono fermato alla prima stagione e non penso minimamente di guardarmi la seconda.

    RispondiElimina
  9. Tanto male ti era parsa, la prima?

    RispondiElimina
  10. The Assassination of Gianni Versace speravo sarebbe stata una delle serie dell'anno, e invece è solo una delle delusioni dell'anno. Non ce l'ho manco fatta a finirla. Immaginavo sarebbe stata tutto fuorché noiosa, ma purtroppo mi sbagliavo.
    Dopo Feud, Ryan Murphy continua a farmi sbadigliare. E pensare che fino a poco tempo fa adoravo quasi tutto ciò che faceva...

    Con Santa Clarita Diet ho già dato con la prima anonima stagione, che mi aveva lasciato parecchio indifferente. Sarà che non ho mai sopportato granché le sitcom quotidiane, nemmeno virate al cannibale come in questo caso. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concorderei a occhi chiusi, se non fosse che Feud per me è uno dei suoi picchi migliori. Davvero splendido, ma tremo, temo, per la seconda stagione su Carlo e Diana.

      Con Santa Clarita, se non ti ha convinto la prima, fermati qui. Continua su quei binari, nel bene e nel male. :)

      Elimina