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lunedì 12 marzo 2018

Recensione: Isola, di Siri Ranva Hjelm Jacobsen

Isola, di Siri Ranva Hjelm Jacobsen. Iperborea, € 17, pp. 218 |

Apro Wikipedia, digito Faroe. Uno schizzo a matita, una virgola su un'ampia tela di sfumature oltremare. Punto il cursore tra Islanda e Norvegia. Ingrandisco. Eccole lì, diciotto isole nel blu dipinto di blu. Non abbastanza defilate da risultare irreperibili per le brutte notizie, non abbastanza piccole da sfuggire alle imperscrutabili strategie dei conflitti armati. Navi-spia per i soldati inglesi negli anni Quaranta, punto d'ascolto prediletto dagli Stati Uniti durante le intercettazioni della Guerra Fredda, le Faroe domandavano con orgoglio indipendenza dal Regno di Danimarca e con lo stesso orgoglio accartocciato a forza nel pugno affidavano i loro figli minori alle navi in partenza, se il rincorrersi delle onde a riva prometteva sogni e lavoro. Qualcuno, come me, le Faroe deve andarsele a cercare su una mappa. Qualcuno, come un'autrice qui al suo esordio, dovrebbe invece considerarle casa. L'anonima protagonista – probabilmente la stessa Jacobsen, che fra le pagine mescola autobiografismo e poesia ripecorrendo a ritroso i solchi dell'albero genealogico di famiglia – vive gli anni, le inquietudini e il disagio giovanile di chi si sente altro dal proprio corpo, dal proprio sangue. Immigrata di terza generazione, da bambina visitava l'arcipelago in estate, come una turista oziosa. La morte a distanza ravvicinata di omma e abbi, nonna e nonno, spinge lei e i genitori a infagottarsi in un cappotto pesante, la sciarpa fin sopra il naso e un biglietto aereo in tasca. La meta, a Nord dell'Oceano Atlantico, è uguale ma diversa dal solito: non ha le fattezze della vacanza, ma del viaggio di scoperta. Dei silenzi che hanno custodito i parenti, di leggende su sirene e rupi del malaugurio, di sé stessi.

Pensavo che tutti i presenti erano estranei. Stranieri. Erano venuti in aereo da casa loro, e adesso erano lì con noi. Io non avevo idea di chi noi fossimo. Ecco cosa pensavo. Che fluttuavamo.

Isola è il dramma di una ragazza che a un certo punto, crescendo, si accorge di non saper pronunciare bene il proprio nome. La storia di due genitori a metà, i suoi, e quella di due antenati coraggiosi che, fin quando la loro morte non ha portato la nebbia a valle, hanno parlato fluentemente danese e pensato clandestinamente in faroese. Settant'anni fa sono fuggiti senza voltarsi indietro dalla puzza di merluzzo che dalle cassette marcescenti del porto, dagli anfratti dei mercantili, si incollava ai cuori, ai capelli, alle mani. Si chiamavano Marita e Fritz, prima di essere per l'autrice semplicemente nonna e nonno. Lei – innamorata però del fratello sbagliato, il comunista Ragnar – raggiungeva il promesso sposo sulla terraferma con un doloroso segreto sotto il vestito della domenica. Lui – che di quei cinque fratelli pescatori era il penultimo, il più ambizioso – diventava maestro di scuola a Copenhagen e recitando Omero con voce commossa, tramandando alla nipote malinconia e tradizioni, imparava a non rinnegare Itaca. Si può provare nostalgia per luoghi che non abbiamo mai visto con gli occhi giusti, per persone che non abbiamo mai conosciuto davvero? Ci si può tormentare una generazione in ritardo per il taglio di un cordone che ci ha lasciato in eredità le fitte delle cicatrici?

La terza generazione è una coperta troppo corta [...] La generazione povero-me, sono-solo. La generazione né-né. La terza è una generazione invisibile, teorica, la cui pelle si confonde con la tappezzeria, e che lo si sappia o no, si porta dentro il viaggio come una perdita.

Isola, semplicissimo ma denso come possono esserlo alcuni ritratti d'autore, è fare ammenda. Venirsi incontro. Un albo di miti, scorci, memorie, con personaggi uniti dal fiuto per gli affari e da una meravigliosa telepatia. A separarli: la politica, le donne, le eterne promesse dell'acqua salata. Le streghe degli abissi sabotano le reti, i gabbiani si rivelano amabili animali domestici per vedove inconsolabili, gli orsi polari a riva sollevano la testa verso i pescherecci. Gli abitanti avranno forse i modi rozzi, ma un cuore d'oro e un fiasco d'acquavite sempre a portata di sorso. I ricordi, i “se” degli espatriati, parlano una lingua straniera da sciogliera con parole in libertà e una traduzione esemplare. Il primo romanzo che leggo dell'Iperborea – una meravigliosa copertina illustrata, lo strano formato allungato delle guide da viaggio – ha un albero genealogico ingarbugliato, fotografie che non so immaginare, nomi di cose persone e città difficili da trascrivere.

Nessun'isola è un'isola.

Ma quanto riconoscersi nella poesia un po' affranta di noi viandanti, nati in una valigia. Quanto calore, a sorpresa, a confine con l'Artico. C'è gente sradicata con il bagaglio pesante e l'anima alla deriva. Ci sono isole che si spostano con le maree. Prendono il largo, di notte. Le spingono a emergere, pare, le manate dei giganti. Scritture come questa, che creano intrighi e radici, e poi vedrai che germogli.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Francesca Michielin – Io non abito al mare

22 commenti:

  1. Mi hai convinta. Spero faccia al caso mio più di tutti gli altri libri scandinavi non del tutto convincenti letti finora.

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    1. Io, thriller Marsilio a parte, di loro ho letto poco e niente. Del catalogo Iperborea, per dire, m'ispiravano tutti e nessuno. Isola l'ho scoperto grazie a Instagram, e ai pareri di qualche lettore fidatissimo (su tutti, Francesca Diotallevi). Ne è valsa la pena, una lettura intensissima.

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  2. Mi hai incuriosita, l'Iperborea ha cover molto belle :)

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    1. Le più belle, oserei, accanto alle Sonzogno di qualche anno fa. :)

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  3. mezza biografia e mezza narrativa mi pare di capire? Sembra interessante me lo segno!

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  4. Il titolo, la copertina, l'ambientazione -quelle isole piccole e distanti in cui vorrei tanto andare prima o poi... Sì, hai convinto anche me!

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  5. La copertina è meravigliosa, la storia mi ispira...e segniamo pure questo!

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  6. Mi ispirava tantissimo, ha una cover stupenda e a te è piaciuto parecchio. Mi sa che me lo segno. Mannaggia a te! ahahahahahah

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  7. E alloraaaaaa, vogliamo smetterla con queste recensioni favolose che parlano di libri favolosi che voglio leggere? xD
    In realtà questa volta non è colpa tua, avevo messo in wishlist questo libro quando ancora su Amazon era in preordine, la copertina mi ha ammaliata e la trama ha fatto il resto del lavoro...ora devo aggiungerci la tua recensione, insomma: LO VOGLIO!

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  8. @Daniela, leggilo presto!

    @Alessia, ahahahah, dài, questa volta non è tutta colpa mia. :)

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  9. Lo avevo già puntato, poi ti leggo e boom!!!
    Da leggereee :)

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  10. "Isola è il dramma di una ragazza che a un certo punto, crescendo, si accorge di non saper pronunciare bene il proprio nome."
    Cos'è, l'autobiografia di Saoirse Ronan? XD

    In quel caso la leggo di sicuro ma, anche se probabilmente non è così, un pensiero potrei farlo comunque.

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  11. Ciao, sono la traduttrice del romanzo e ti ringrazio per questa bella lettura.

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    1. Ciao Valeria, grazie a te, e complimenti per il tuo lavoro.

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