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giovedì 22 febbraio 2018

Mr. Ciak - And the Oscar goes to: Loving Vincent | Una donna fantastica

La scuola insegna. Se non tutto, qualcosa almeno. All'ora d'arte, al liceo, si parlava di moti e correnti, ma a restarci impressi erano inevitabilmente i dettagli pruriginosi. Come un orecchio mozzato portato in dono a una prostituta. Come un suicidio consumato fra il giallo del grano e i corvi in volo. Van Gogh, per fortuna non soltanto particolari scabrosi, ha sempre fatto eccezione fra i banchi. La barba fulva, lo sguardo triste e sfondi dai colori acquosi che sembravano invitarti a perderti nel loro vortice; muoversi pur restando immobili. Nella vita fatta di alti e bassi dei geni insuperati – a cui tocca essere infelici, pare, per lasciare un'impronta nel tempo –, il pittore olandese si avvicinò ai pennelli in tarda età. In otto anni dipinse ottocento tele. E, cosa nota, scrisse forse altrettante lettere. Finendo sempre così: con l'amore all'ultimo rigo. Lo scapestrato Armand, un giovane in cerca del proprio posto nel mondo, ha il compito di consegnare al fratello di lui, Theo, una lettera postuma. Il viaggio diventa a sorpresa materia per un mistery alla Agatha Christie. Il destinatario della missiva è morto, stroncato dal dolore e dalla sifilide. In paese le locandiere pettegole, i battellieri e i matti rivelano però che Van Gogh non morì sul colpo. Che, dopo aver sfiorato di nuovo l'abisso, aveva ritrovato l'equilibrio interiore nella quiete della campagna. I pettegolezzi parlano ora dell'amore sconveniente nutrito per Saoirse Ronan, ora dei dissapori con un medico invidioso e un fratello gravemente indebitato, ora della delusione per Gauigin che sembrava sempre bruciare. Quale aspirante suicida si sparerebbe una pallottola in pancia? Quell'olandese malato di malinconia sarà stato forse vittima di una cospirazione? Douglas Booth tenta di riabilitarne il ricordo a colloquio con alcuni dei migliori talenti britannici, prestati a cuor leggero a un capolavoro dell'animazione che di capolavori parla. Come raccontare Van Gogh, infatti, se non come avrebbe fatto lui, con un'arte che non smette di incantare? Dipinta interamente ed eccezionalmente a mano, l'atipica biografia diretta da Doreta Kobiela e Hugh Welchman brilla per un'armonia stilistica che davvero non si scorda. L'insuperabile bellezza di Loving Vincent fa sì che gli occhi si riempiano e che ci si distragga un po', vero, da una trama che su carta prometteva qualcosa di più: il pretesto di un giallo che in realtà ha in sé tutti i colori del mondo. Ma ne rispetta l'anima. Le parole scritte. Le sfumature. Dove di arte si vive e si muore, siamo quello che la gente dirà di noi. Gli sbaffi di sangue e vernice rappresi che restano sulla tavolozza sporca. E assieme a loro resta Van Gogh, un mistero che ancora brilla. Su una stella. Nei cieli vorticosi della sua notte dipinta. (7,5)

Dell'alcol, un po' di fumo, una notte di sesso. Accasciarsi al suolo poco dopo il risveglio: un ruzzolone per le scale, lividi dappertutto, e la diagnosi di ischemia cerebrale. Ad ascoltare le parole dei medici non c'è una parente di sangue, ma l'amante di Orlando – trent'anni di troppo, una famiglia alle spalle, morto sul colpo. La giovane Marina, di giorno cameriera in un suggestivo caffè affacciato sui caroselli del Luna Park e di notte aspirante soprano, si fa carico delle responsabilità e dei segreti del defunto compagno in nome di un amore che appariva sconsiderata perversione agli occhi dei più. L'appartamento, un cane, l'organizzazione della veglia funebre, e il passato di lui – la ex moglie, un figlio pieno di rancore – che alza la cornetta al primo squillo per muovere inevitabilmente offese e pretese. I biglietti per un viaggio di coppia ormai da archiviare, una chiave che apre chissà quale porta e il fantasma di Orlando, presenza tutt'altro che inquietante nello specchietto retrovisore o al centro di una discoteca affollata, che non reclama forse che l'ultimo bacio. Quello vissuto da una Marina sempre in fuga è un doppio dramma. La donna fantastica del cileno Sebastiàn Lelio – braccio destro di Larraìn, pronto quest'anno a conquistare gli Stati Uniti prima con il dramma saffico Disobedience, poi con il remake del suo Gloria – sembra spartire con “l'uomo solo” di Tom Ford il silenzio della perdita e una doppia vita, una doppia sessualità. Metà uomo, metà donna: una chimera, come mormora la vedova di Orlando non riuscendo neanche a reggerne lo sguardo. L'intensa Daniela Vega, autentica anima di un film che sprizza il suo stesso fascino androgino, è un misto di rabbia e delicatezza represse; una ragazza transessuale in una Santiago che, se si parla di dolore, vorrebbe usare due pesi e due misure. Il lutto, nell'impossibilità di un'elaborazione privata, si trasforma presto in indagine. Lui picchiava lei, domandano in commissariato, o lei picchiava lui? Le storpiano così il nome, il pronome, i sentimenti. La umiliano perfino quando vorrebbero aiutarla. Lo si diceva già a proposito dell'indipendente They, visto allo scorso Torino Film Festival: alcune storie devono rimanere sospese, come alcune identità. La ricercatezza della messa in scena, la bellezza di una regia che inquadra l'ordinario e lo straordinario, fanno quindi da contrappunto alla vita normale, e ai normali dispiaceri, di questa fantastica donna vissuta due volte. Nei rari sogni, nelle visioni stroboscopiche, la vita le riserva gli sprazzi e i lustrini dei musical. Il vento non la sposta. Il riflesso degli specchi non spaventa. Natural Woman alla radio sembra scritta apposta per lei, e Marina – Daniela – alza il volume, in macchina, e riprende a cantare. (7)

14 commenti:

  1. Incuriosita sono andata a guardarmi il trailer di Loving Vincent e mi sono messa a piangere. E' di una bellezza difficile da descrivere a parole, voglio assolutamente vederlo.

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    1. Recupera, Rose, e fammi sapere.
      Imperfetto, forse, ma un'esperienza incredibile.
      Che vuole saperne Coco...

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  2. Ciao! Ho visto Loving Vincent e l'ho adorato, ogni illustrazione è meravigliosa, anche quelle dei flashback, e ci sono tanti attori che adoro. Un film ambizioso ma alla fine certamente riuscito!

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  3. Una donna fantastica mi è piaciuto, anzi mi è piaciuta: ottima protagonista, regia a tratti interessante. A livello di sceneggiatura forse si poteva fare di più, però bene anche così.

    Loving Vincent spero mi possa esaltare quanto te, anche se temo l'effetto noia. Dovrò scegliere il momento giusto per gustarlo al meglio, mi sa...

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    1. In effetti sì. Quella sceneggiatura che ha trionfato a Berlino, effettivamente, poteva avere qualche guizzo in più. Ma sulla regia, sulla Vega... Tanto di cappello.

      Vai tranquillo con Loving Vincent. Fruibilissimo, breve (un'ora e trentacinque) e una gioia assoluta per gli occhi.

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  4. Loving Vincent e The Shape of Water vorrei proprio vederli al cinema ma, conoscendo i tempi biblici di distribuzione nelle sale delle mie parti, non so se se/quando li proietteranno. Tra l'altro nei cast di entrambe le pellicole figurano attori a cui sono molto affezionata quindi, pur non avendo ancora avuto modo di vederli, mi auguro siano davvero ben fatti; la tua ennesima impressione positiva riguardo a Loving Vincent sembra confermare il mio auspicio dunque, nell'attesa di poter giudicare di persona, incrocio ancor di più le dita. :)

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    1. Loving Vincent, purtroppo, è stato distribuito già lo scorso 2016, ma come evento prodotto dalla Nexo Digital. Al cinema per pochissimi giorni, ai tempi, ma ormai lo trovi anche in streaming o in DVD.

      La forma dell'acqua, stranamente, ancora mi manca. Ho evitato qualsiasi tentazione del web e domani, se tutto va bene, corro finalmente in sala.

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  5. Loving Vincent pur con i suoi difetti -di trama, ma pure di abitudine di sguardo- sa come riempire di bellezza, e ricordo ancora le lacrime versate che me lo faranno preferire all'altrettanto lacrimevole Coco domenica prossima.

    Una donna fantastica ho faticato ad incasellarlo, uno di quei film estetizzanti, sospesi, difficili da definire. Bello, sì, ma -sempre domenica prossima- tiferò Corpo e Anima, più vicino ai miei gusti, alle storie che mi piace vedere.

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    1. Ovviamente, tiferò anch'io (invano) per la bellezza di Loving Vincent, preferita anni luce alla banalità piagnucolosa di Coco (no, a distanza di mesi proprio non mi è piaciuto).

      Corpo e anima, purtroppo, non l'ho visto. Spererei di recuperare, ma lo streaming non consente.

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    2. [shhh... io l'avevo trovato con sub inglesi, e nonostante l'incomprensibile ungherese, lo si segue senza fatica]

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  6. Loving Vincent mi interessa(va) moltissimo, ma non c'è stato verso di andarlo a vedere (l'hanno tenuto su tre giorni), accidenti alla programmazione >_<
    Una donna fantastica è uno di quei film che tutti ne parlano bene ma niente, mi attira meno di zero.

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    1. Questa volta non è stata colpa del tuo cinema, come dicevo a Cecilia sopra. Gli eventi della Nexo, penso agli spettacoli teatrali o ai concerti più rari, stanno in sala per pochissimo e costano il doppio (di solito, dieci euro). Ma perché trattare Loving Vincent così? Mah. Poca male, comunque: in DVD e company lo trovi già. :)

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