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lunedì 22 gennaio 2018

Recensione: Fiori sopra l'inferno, di Ilaria Tuti

Fiori sopra l'inferno, di Ilaria Tuti. Longanesi, € 16,90, pp. 366 |

Un paese di montagna, terra di confine. La neve che, col suo gelo, preserva i corpi e i segreti. Il candore mette in risalto il sangue copioso di un crimine violento. Un uomo ammazzato – gli occhi strappati a mani nude, un inquietante fantoccio a pochi passi – porta l'antiquata Travenì ad aprirsi alla città, allo straniero, affinché non succeda ancora. Gli interessi di un paese che vive di poco, di turismo soprattutto, tremano di paura. Quelli, e le lunghe bugie di chi si è nascosto ora nella consolazione della fede, ora nel profondo della foresta per non essere smascherato. Lassù, ad alta quota, perenni sanno essere certe nevi. Perenni sanno essere certi misteri, che il tempo trasforma poi in leggenda. Aperte le porte alla morte, tocca accettare sull'uscio di casa la presenza indiscreta di Teresa Battaglia. Sessant'anni mal portati, il corpo stanco per l'insulina, una mente che all'improvviso prende a dimenticare nomi e dettagli, ma che ha paura di fare diagnosi fatali. Il commissario che non ha il physique du role conquista per questo: la minaccia dell'oblio, un fisico e un carattere tutto storture. Una nuova leva, Marini, non a caso la scambia a prima vista per una testimone oculare. Fa l'errore di sottovalutarla. La sua vita professionale, fra battute sardoniche e occhiatacce, diventerà un piccolo calvario in un'indagine spesa fianco a fianco. Su un assassino seriale che strappa alle vittime i cinque sensi. Su un passato, un mutismo, che nel provincialismo generano mostri. Su una sbirra che, con le unghie e con i denti, difende e cela il proprio orgoglio; la propria dolcezza.

Forse loro vedono il mondo meglio di noi. Vedono l'inferno che abbiamo sotto i piedi, mentre noi contempliamo i fiori che crescono sul terreno.

Il segreto del successo della giovane Ilaria Tuti – allieva degli intrecci di Carrisi (Travenì come Avechot) e delle belle pagine di Zilahy (la ricercatezza dello stile), nonché ultimo acquisto della premiata ditta Longanesi – non è certamente da ricercare nella novità del soggetto. Nel romanzo sono tre le vicende che si intrecciano. Abbiamo gli orrori autentici di una scuola austriaca – un edificio di spifferi e porte chiuse a doppia mandata, uscito quasi da una storia di fantasmi – in cui, nei primi anni Settanta, si credeva a una cattiva educazione per bambini cattivi; i piccoli amici di un borgo di peccati e peccatori, gli unici realmente innocenti, che come i Perdenti di Stephen King si fanno scudo contro le disattenzioni delle rispettive famiglie e gli sguardi di un gigante bestiale che, ai margini della natura, ne spia i gesti e le parole; le ricerche delle forze dell'ordine, infine, all'alba della suggestiva festa di San Nicola (la avevamo già vista nel thriller italiano In fondo al bosco, che sempre di montagne, sempre di oscurità parlava: i cittadini vestiti da Krampus, l'illuminazione al bando). A legarle: una protagonista che crede in Freud, nelle statistiche, e un assassino che sfugge a qualsiasi classificazione – senza un preciso modus operandi, a volte sadico, altre sorprendentemente misericordioso, scrive dal niente una nuova pagina del Profiling italiano.

La criminologia è un'arte. L'arte di imparare a scrutare cose che uno come te neanche intravede. Ma non è magia: è interpretazione. E' probabilità, statistica. Mai certezza.

Sull'esordiente friulana pesano la fama dei best-seller annunciati, le pubblicità dei romanzi contesi ancor prima dell'uscita. Grandi responsabilità non disattese in partenza, però, per via delle nostre grandi aspettative. Battuta di caccia scritta forse meglio di quanto sia stata pianificata, Fiori sopra l'inferno si fa apprezzare ma senza brividi e senza vertigini. A convincere, infatti, è più l'umano che il mostruoso. Uno sguardo sensibile, tutto al femminile, che ci regala scorci pittorici, personaggi sfumati e un'eroina fragilissima con il destino di martire, di guerriera, in un cognome che parla. 
L'apertura delle piste sciistiche semina il discontento in quella Travenì che vorrebbe preservarsi bella e primitiva. I fastidi dell'andirivieni, la concitazione generale, spingono cervi e cacciatori oltre i limiti. 
D'inverno, il male arriva a valle. Sarà la primavera, forse, a restituire la speranza di fiori nuovi. Di Ilaria Tuti, autrice in boccio, vedremo allora meglio i germogli con il secondo romanzo. Con il primo sole.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Negramaro – Fino all'imbrunire

14 commenti:

  1. Ecco, tu hai scritto in modo ben più chiaro del mio, quello che penso su questo romanzo: elegante nelle descrizioni, umano nei personaggi, ma un po' fragile nella trama. Bravo! (come sempre).

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  2. Presto ti chiederò consiglio su qualche autore italiano, visto che voglio provare a diventare un po' nazionalista e liberarmi dalla mia propensione all'esterofilia.

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  3. Non vedo l'ora di conoscere Teresa Battaglia! E' sicuramente un personaggio che incuriosisce. Ho letto molti pareri positivi su questo romanzo e apprendo, dalla tua dettagliata recensione,che la giovane scrittrice è allieva degli intrecci di Carrisi. Io adoro Carrisi, amerò anche i thriller firmati Ilaria Tuti? Lo scoprirò presto :)

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    1. Il Carrisi della Ragazza nella nebbia, diciamo così: a onor del vero, quello che meno ho preferito. Però la Battaglia, sì, ti conquisterà. :)

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  4. Caspita che recensione ragazzo! Bella - non che altre siano da meno -
    Anche Daniela mi ha parlato di Teresa Battaglia e mi piacerebbe fare la sua conoscenza , vedremo! Un abbraccio

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  5. Come sempre sai dire le cose in una maniera unica!
    Ho grandi aspettatative su Teresa Battaglia per il futuro e ovviamente su Ilaria.
    E la canzone... *_*

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  6. I gialli d'ambientazione montanara mi sa che non fanno per me. A meno che non ci sia Rocco Schiavone ad indagare... :)

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    1. Con Teresa andrebbe d'accordo, scommetto. Bel tipetto. :)

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  7. Aspettiamo con ansia il prossimo romanzo per ulteriore conferma!
    Bella recensione, come sempre d'altronde ;)
    Stefi

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