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sabato 26 agosto 2017

Mr. Ciak: Metti una sera su Netflix #2

La mia ignoranza si fa sentire in casi come questo. Death Note, storico manga già oggetto di diversi adattamenti in patria, scopre l'America. Tutti i personaggi perdono gli occhi a mandorla e, si intuisce, gran parte del carisma; qualcuno cambia colore della pelle o connotati. Resta la storia di Light, liceale ai margini con una rabbia a cui dar voce e un quaderno piovuto dal cielo. Pagine vuote da riempire con sangue e inchiostro: i nomi dei suoi nemici in sequenza, e la loro morte nei piani – a consigliarlo, un demone ghiotto di mele e una coetanea senza senso della misura. Quanto ci vuole a passare dalla parte del torto? A trasformare un'occasione di far del bene (in lista, infatti, bulli, assassini e terroristi) in un massacro? Ci si domanda lo stesso nell'adattamento firmato dal buon Adam Wingard, regista horror già apprezzatissimo in You're Next e The Guest. In quale momento, precisamente, questo Death Note spreca il suo potenziale? Dal divano mio fratello, fan di lunga data, sottolinea il fascino delle atmosfere – spesso rovinate però dai toni troppo teen, dalla troppa bontà del Light di Nat Wolff – e l'ingiustificato stravolgimento di alcuni comprimari (L e Mia). Il protagonista e la sua ragazza pon-pon, fidanzatini diabolici assetati e poi prosciugati dal loro stesso senso di onnipotenza, alimentano la leggenda di Kira e fanno proseliti. Sfugge la conta delle vittime, il senso dello loro azioni, e in un attimo passano da nerd medi a geni del crimine; da buoni a cattivi. Mancano le sfumature, la coerenza degli snodi, un po' di sana crudeltà, ma sullo sfondo restano le luci al neon di una Seattle notturna e un'idea di cui, anche da profani, si colgono comunque risorse e lacune. Videoclip vertiginoso e splatter, Death Note non mi è parso il disastro annunciato, benché ridotto all'osso. Il pilot ideale, piuttosto, di una serie di cui non mi dispiacerebbe assistere agli sviluppi; un prodotto supereroistico con il fardello del Signore degli anelli e la dannazione di Chronicle, alla ricerca di qualche torsolo sgranocchiato e del marcio. Basta poco a graziare il look psichedelico, la colonna sonora anni '80 e l'indiscusso buon gusto di Wingard; a lasciare bianca, con buona pace degli estimatori, l'ultima pagina del diario di Ryuk. (5,5)

Un futuro distopico. Seduti a un banco, con cinghie di contenimento e museruola, ci sono bambini che non sono quello che sembrano. Zombie di seconda generazione, hanno una coscienza e una minima speranza di essere rieducati. Melanie sembra diversa dagli altri. Ha tante domande e attimi di tenerezza. Trattiene la fame come può. In La ragazza che sapeva troppo, tratto dal best-seller di Mike Carey, una Matilda infetta si affeziona alla maestra Gemma Arterton. Mi sarei aspettato uno sviluppo lento, melodrammatico, nello stile di Maggie. Il film, presentato in anteprima al Festival di Locarno, ha invece un incipit vincente e uno sviluppo decisamente canonico, da survival – una fuga dalla classica orda di morti viventi, l'arrivo in una città invasa dalla vegetazione. Li aiuta Melanie, l'eccezione alla regola. Ma, come da titolo, la bambina sa troppo. Ha prestato un'esagerata attenzione al mito di Pandora e nell'epilogo che risolleva le sorti di una storia altrimenti già nota, decisamente inaspettato, ci lascia con una morale che non ha nulla di consolatorio. Qual è la differenza tra uomini e mostri? Nasciamo cattivi? Possiamo forse rinnegare la nostra natura? La ragazza che sapeva troppo è un horror non imprescibile, ma coerente. Né spaventoso né ributtante – ha però riusciti effetti speciali artigianali e tocchi splatter, con tanto di infanticidi –, ma capace di qualche buono spunto di riflessione e di una svolta shock. L'idea si perde a metà ma, per fortuna, si ritrova alla fine. E non ti molla più. (6,5)

Adam ha un solido gruppo di migliori amici e un segreto. Alla vigilia del suo compleanno, si dichiara gay davanti alla sua cricca in gran completo. L'imbarazzo e, infine, l'accettazione: Adam è quello di sempre, ma sono gli altri ad aver bisogno di tempo e aiuto per metabolizzare l'accaduto e spingerlo finalmente fuori dal suo armadio. 4thMan Out, pellicola indie che mi ha fatto compagnia in una sera di noia e di Netflix, è il buddy movie che non ti aspetti. Contro i cliché, il film parla di un ragazzo troppo rude per la comunità omosessuale e troppo poco, d'un tratto, per le serate passate a giocare a poker. Decidere di vuotare il sacco con chi ha condiviso l'adolescenza e trova, dall'altra parte, cuori tolleranti ma sospettosi. Tutti i gay sognano di convertire gli etero convinti? Tutti i gay, soprattutto, si somigliano e si pigliano? Tra momenti di toccante coesione e divertenti fraintendimenti, 4th Man Out e il suo buon cast televisivo – accanto al semiesordiente Evan Todd, Parker Young (Imposters) e Chord Overstreet (Glee) – alleggeriscono l'anima e propongono una storia d'amicizia pura, virile, che vince gli appuntamenti tragicomici, gli approcci azzardati e qualsiasi pregiudizio. (7)

Ned frequenta un collegio in cui è il capro espiatorio perfetto. Brama l'anonimato, ma gli assegnano come compagno di stanza un ragazzo che non passa inosservato: l'ultimo arrivato, astro nascente dello sport, condivide assieme a lui pochi metri quadri e, inevitabilmente, punta anche su di lui un po' le luci dei riflettori. A stretto contatto, diventerà il suo peggiore aguzzino? Il bel diavolo della commedia dell'irlandese John Butler ha più di qualche scheletro nell'armadio e tanta voglia di fare amicizia. Non bastano le barricate issate da Ned al centro della stanza. Non basta quel che dice la gente. Complice l'illuminato insegnante del sempre ottimo Andrew Scott, i due prestano voce e chitarra a un'esibizione musicale. Mostrando che in quella scuola non si vive di solo rugby. E che i legami si formano, anche quando opponi resistenza. Film piccolo, educato, ironico nella maniera vincente dei britannici, Handsome Devil aveva belle medie e le carte in regola per essere un bel romanzo di formazione. La memorabilità non è dietro l'angolo. La visione scorre fin troppo veloce, però racconta con delicatezza e qualche colpo di scena la sfida all'omologazione, i manrovesci al bullismo, l'infondatezza delle prime impressioni. Nonostante lo spirito, nonostante gli accenti e i volti giusti, non è né Billy ElliotPride. Però l'ho visto in una di quelle sere in solitaria con il mondo contro, e ai titoli di coda sorridevo tra me e me. Di Handsome Devil dirò che ha troppa carne al fuoco e poco impeto, ma fa star meglio, e tant'è. (6,5)

Il mese di prova con Netflix funziona così. Ti studi il menu, dai un'occhiata alle copertine e, se la noia ha la meglio, di trovi a guardare un film messicano sul cui poster c'è la Karla Souza di How to get away with murder, troppo svestita per passare oltre. Il titolo suona improponibile, ma è una traduzione filologica dallo spagnolo: il cattivo gusto, a sorpresa, non è quindi dei titolisti italiani. Che colpa ne ha il bambino? è Una notte da leoni senza anticoncezionali. La protagonista finisce a letto con uno sconosciuto. Lei è impegnata, snob, ricca di famiglia. Lui fa ancora il liceo e vive con una mamma grottesca. I genitori di Maru rumoreggiano, ma acconsentono a un matrimonio riparatore. L'unione è un contratto. I due alleveranno il nascituro, ma separati. Non vi dico cosa succede: si sa. Il copione, però, ha in serbo nella culla un colpo di scena che spiazza; due protagonisti teneri e naturali; comprimari esilaranti, tra padrini erotomani e autisti galanti. Che colpa ne ha il bambino? è la solita storia, ma importata dall'angolo d'America sbagliato; più scollacciata e adorabile del previsto. E, titolo a parte, colpe non ha. (6)

Coppia di liceali scoppia alla notizia che lei, riottosa quando si parla di dormire insieme, ha diciassette anni e già un passato promiscuo (all'asilo infantile, insomma, sesso droga e rock 'n roll). Lui, amareggiato e in astinenza, finisce a letto per ripicca con un una sconosciuta. Holly ha una casa enorme, tanti segreti, nessuna inibizione: da copione, è una pazza furiosa. Rivelerà la loro tresca? Messa alle strette, farà perfino di peggio? You get me, produzione originale Netflix, originale proprio non è. Teen thriller trash, telefonatissimo, da seguire a cervello spento, ha una regia da videoclip, un dignitoso trio di bei ragazzi (la stalker di turno è l'ex teen idol Bella Thorne, che compensa con un indiscreto sex appeal alle pose da “cagna maledetta”). La cattiva sgambetta in mutandine in corridoio, pistola alla mano; qualcuno è a rischio, ma ci si fa soltanto male un po'. L'Attrazione fatale al tempo dello streaming ha uno spunto che si è abbondantemente esaurito vent'anni fa, ma comunque non spiace. In biancheria a bordo piscina, inutile, involontariamente divertente. Un intrattenimento usa e getta, sulla blanda vendetta di fanciulle sedotte e abbandonate. (4,5)

15 commenti:

  1. Il tuo mese di prova lo usi guardando film che non vedrei mai ;)
    Scherzi a parte, film decisamente estivi e leggeri, anche quell'Handsome Devil che sì, leggero è leggero, forse anche troppo, ma sembra il più riuscito fra questi.
    Nel mentre, vado di film impegnati e di qualche crime che avevo in lista da tempo e su Netflix ho ritrovato.
    Di Death Note, invece, avevo iniziato l'anime, complice un giovine anime addicted che però non è riuscito a portarmi del tutto nella sua strada: resta lì, in attesa di essere finito, da anni. Peccato poi, visto che le atmosfere e gli intrecci sono quelle giuste. Lo riprenderò.

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    1. In realtà, il mese di prova è diventato un abbonamento (da dividere, però, con altri). E questi film leggeri, evitabilissimi nel più dei casi, li ho messi insieme appositamente per animare un po' il blog.
      Trovi facilmente di meglio, anche se Wingard ha il suo fascino.

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  2. You Get Me terribilmente divertente quanto completamente fuori tempo massimo. Effettivamente sembrava un film anni Novanta, non considerando atmosfere colorate e l'odiosa Bella Thorne.
    Death Note recuperato giusto giusto ieri. Non avendo il paragone con il manga - vergogna su di me! - non nutrivo nemmeno grandi aspettative. Tuttavia, Nat Wolff in qualche modo è sempre riuscito a convincermi... qui non proprio. Certo, si intravede lo spunto interessante e pure le complicazioni morali che ne derivano però sembra tutto abbozzato. Un po' come l'evoluzione dei diversi personaggi che, come giustamente hai fatto notare, da nerd medi si trasformano in un paio di minuti da videoclip in giustizieri invisibili. Boh...
    Gli altri mi mancano: spero di recuperarli a breve :)

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    1. You Get Me è improbabile, ma chi gli vuole male?
      Concordiamo su Death Note. Wolff mi piace molto (adorato in Colpa delle stelle e Stuck in Love), ma qui - tra la tinta brutta e il poco carisma - non mi sembrava nel suo. Il resto, comunque, guardabile. ;)

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  3. Death Note è uscito da tipo 10 secondi, e già mi pare sia il film più massacrato nella storia del cinema, o se non altro dello streaming.
    Tu sei ancora uno di quelli che ne parlano meglio.
    A me al momento fa tenerezza, anche se poi può darsi che lo demolirò pure io...

    The Girl with All the Gifts come tutte le storie di zombie mi attira poco, però se è lontano dalla lentezza di Maggie è una cosa già molto positiva. E poi c'è Gemma Arterton, quindi prima o poi potrei anche recuperarlo...

    4th Man Out è uno di quei film che mi fanno rimpiangere di non avere Netflix.

    Handsome Devil dopo Lisa anche tu mi confermi che è qualcosa di poco memorabile e quindi lo lascerò perdere.

    Che colpa ne ha il bambino? mi incuriosisce per capire se Karla Souza mi sta sulle scatole, o se è solo il suo personaggio in How to Get Away a essere fastidioso... :)

    You Get Me è uno di quei thriller stalkerini che rappresentano uno dei miei massimi guilty pleasure. Si trova anche all'infuori di Netflix, però al momento sono riuscito a resistere alla tentazione di guardarlo. A quanto pare per una volta nella vita non ho fatto troppo male.
    Anche se so già che prima o poi finirò per vederlo comunque... XD

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    1. Secondo me, tanto Death Note quanto You Get Me non saranno divorati dal Cannibale: il primo ha tanto stile, ma poca sostanza; l'altro è molto teen, e magari ti lasci impressionare dalla Thorne (a me non piace particolarmente, e la trovo pure antipatica).

      The Girl with All the Gift ha un finale interessantissimo, quasi politico; peccato per la seconda parte, assolutamente canonica.

      Gli altri, sia il buddy movie alternativo che la Souza in dolce attesa, hanno il loro perché.

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  4. I primi quattro vorrei proprio recuperarli, ma in questo periodo sono dannatamente lento.
    Vedo soltanto un episodio di qualcosa al giorno ( ultimamente Preacher ).

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    1. Di Preacher ero partito in quarta con la seconda stagione, molto meglio della prima, ma al giro di boa mi sono un po' perso. Più per colpa mia che per colpa sua. Ritroveremo il ritmo.

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  5. Gli altri film indicati non li ho visti e non è che tu mi abbia proprio fatto venire la voglia XD su Death Note invece ci siamo già confrontati, sai come la penso. Recuperà l'anime, però...

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    1. Non c'è niente di indispensabile, effettivamente, anche se ti consiglio La ragazza che sapeva troppo. Niente male davvero, anche se lo spunto si perde un po'.

      Su Death Note, sì, già hai detto quanto serve. ;)

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  6. Death Note l'ho aspettato così tanto che quando ho visto il personaggio di L mi è passata la voglia. Ho adorato la serie animata che già dal trailer del film si capiva che era stata rovinata. Lo vedrò ma sono sicura che non mi piacerà..
    La ragazza che sapeva troppo invece è uno spunto interessante di visione e lettura (non sapevo fosse uscito il film tratto dal romanzo). Delle altre tue visioni mi ispira 4thMan Out. come sempre ottimi consigli!

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  7. handsome devil ero indeciso ... ora lo metto in lista. Su death Note siamo sulla stessa linea ...

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