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martedì 7 marzo 2017

Recensione: Sofia si veste sempre di nero, di Paolo Cognetti

Sei la maestra e l’allieva della tua vita. Impari dalla te stessa del passato, insegni alla te stessa del futuro: le persone normali si smarriscono lì dentro, tu ti ci muovi danzando.

Titolo: Sofia si veste sempre di nero
Autore: Paolo Cognetti
Editore: Minimum Fax
Prezzo: € 14,00
Numero di pagine: 208
Prezzo: Finalista Premio Strega 2013. "Sofia si veste sempre di nero" è la nuova prova narrativa di Paolo Cognetti, autore di "Manuale per ragazze di successo" e "Una cosa piccola che sta per esplodere". Nei suoi racconti, cesellati con la finezza di Carver e Salinger, Cognetti ha saputo rappresentare con sorprendente intensità l'universo femminile. Ed è ancora una donna la protagonista del suo nuovo libro, un romanzo composto da dieci racconti autonomi che la accompagnano lungo trent'anni di storia: dall'infanzia in una famiglia borghese apparentemente normale, ma percorsa da sotterranee tensioni, all'adolescenza tormentata da disturbi psicologici, alla liberatoria scoperta del sesso e della passione per il teatro, al momento della maturità e dei bilanci. Con la sua scrittura precisa e intensa, Cognetti ci regala il ritratto di una donna torbida e inquieta, capace di sopravvivere alle proprie nevrosi e di sfruttare improvvisi attimi di illuminazione fino a trovare, faticosamente, la propria strada.

                                               La recensione
Sai che cos'è la nascita? E' una nave che parte per la guerra.”
Quando ho letto Paolo Cognetti la prima volta, appena qualche mese fa, sentivo che sarebbe successo. Un'estate avevo fatto lo stesso con Niccolò Ammaniti. Ci sono quegli autori di cui rimando la conoscenza fino a quando non mi fisso, una volta e buona, e d'un fiato recupero il recuperabile. Nel parlarvi delle Otto montagne, una storia di nevi perenni e amicizie al maschile, avevo accennato al panorama che mi si para davanti quando, la mattina presto, vado all'università. Ho ripreso a leggere Cognetti, un venerdì, con gli Appennini che si avvicinavano gradualmente all'orizzonte, patendo gli sballottamenti del bus – quest'anno faccio il pendolare, sperando di abituarmi alle curve e alle attese – e scoprendo che se di sfogliare romanzi non se ne parla, colpa del mal d'auto, il mio Kindle impolverato mi aiuta come può. Ho scorso i titoli in lista e lo scenario stesso, infine, mi ha ricordato che avrei potuto amare Sofia si veste sempre di nero tanto quanto le arrampicate e i silenzi di Pietro e Bruno. Le montagne tornano, ma non sono fondamentali. Si vedranno, immagino, alle spalle del complesso residenziale in cui si trasferiscono i Muratore. Hanno una casa con Milano a un passo; si sono procurati un letto in più con la speranza che arrivi un secondo bambino a migliorare le sorti di un matrimonio in crisi. Nell'altro dorme la loro unica figlia, Sofia. Questo romanzo, breve ma bellissimo, porta il suo nome di battesimo. Si parte da lontano, da una nascita in anticipo: Sofia viene al mondo che è uno scricciolo, settimina, e la custodiscono un'incubatrice e un'infermiera che colleziona uomini sbagliati. Cresce ma non troppo. Da adulta somiglia a una Portman scheletrica e scostante, con i capelli multicolore e gli abiti da funerale. Odia i colori tenui e le bambole, e da bambina gioca ai pirati. Da adolescente, invece, pianificherà alla buona il suo tentato suicidio e, ispirata da una zia rivoluzionaria, si sognerà attrice. Per tutta la sua gioventù fugge, prende i suoi pochi averi e va. Non saluta. 
Schiava dei suoi sogni impossibili, si narra sia una fuorilegge, una spezzacuori, una figlia ingrata. Quando passa, tutti si voltano a guardarla. E tutti, in un modo e nell'altro, si sentono toccati e cambiati da quella ragazza milanese che beve caffè amaro, fuma troppe sigarette, ha uno strano rapporto con il cibo e con il prossimo, galleggia come una sirena nelle vasche altrui. Si trasferisce a Roma per tagliare i ponti con una realtà provinciale che le sta stretta. Afflitta dalla nostalgia, poi, sale dai suoi ogni weekend. Il suo spirito da gitana, alla fine, decreta che New York è lontana il giusto. La particolarità di questo ritratto di signora vario e sfaccettato, coloratissimo a dispetto del guardaroba della sua musa ispiratrice, è che il racconto delle contraddizioni di Sofia sia affidato a quelle anime sparse presso le quali, quando capita, la protagonista si accampa. Ufficialmente Sofia si veste sempre di nero è una raccolta di dieci racconti. Nessun narratore, nessun episodio, sa rinunciare però al pensiero di questa novella Holly Golightly. Sofia torna ora come eroina e ora come semplice figurante, chiodo fisso o pensiero incidentale, e ogni capitolo contribuisce ad aggiungere un tassello mancante, una pennellata, per mostrarcela in tutta la forza dei suoi anni sconsiderati.
Parola alle coinquiline, alle amiche di penna, ai parenti – una mamma instabile e abbandonata, un padre dolcissimo e traditore –, a chi l'ha amata con tutto il cuore o platonicamente. Siamo quello che gli altri pensano, una porta chiusa, o tutto e niente? Siamo la cenere lasciata dappertutto e il nostro disordine, o anche il bene che c'è nel mezzo? Paolo Cognetti, che credevo un grande narratore di uomini e un tipo da vita all'aria aperta, racconta le donne allo sbando e le metropoli dalle mille luci. Come solo lui sa. La sua Sofia ha un leggero strabismo, un viso asimmetrico. Se provassi a coprire con la mano uno dei suoi primi piani, ti sembrerebbe di vederla ridere o piangere spostando di poco le dita. Perfino il boscaiolo dall'animo sensibile si è innamorato di lei. Delle sue imperfezioni, delle sue storture. Nell'ultimo racconto, ambientato a Brooklyn, c'è un nome che ritorna: Pietro, come il suo annunciato alter-ego di Le otto montagne. Un italiano all'estero che si sogna scrittore e al suo migliore amico, aspirante regista, prende in prestito l'ossessione per una viandante selvatica e fotogenica. Mi ha trasmesso la sua infatuazione attraverso una scrittura, al solito, semplice e personale. E delle gesta rocambolesche di Sofia, già leggenda nel suo tranquillo sobborgo, mi sono innamorato anch'io. Mentre buca lo stomaco al suo povero papà, e a qualche amante dà l'ispirazione e a qualche altro un memorabile due di picche. Ai monelli di Lagobello sulle tracce del suo mistero, invece, favole spinte sulle quali fantasticare a occhi spalancati. 
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Marianne Mirage - Le canzoni fanno male 

19 commenti:

  1. Questo libro aspetta sullo scaffale da troppo tempo.
    E' giunta l'ora di rimediare!

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    1. Ah, penso proprio che lo ameresti.
      E anche Le otto montagne!

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  2. Ho letto poco pochissimo che già il titolo e il tuo consiglio mi avevano convinto, e non voglio sapere altro. Quelle otto montagne le sento continuamente nominare, vorrà dire che nella mia prossima tappa letteraria italiana le inserirò assieme al grande recupero de L'amica geniale? Può essere...

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    1. Le otto montagne è un romanzo molto lontano da me - mai stato in montagna, e non penso proprio di volerci andare, non in tempi brevi - però Cognetti ha quel non so che capace di rende interessantissima e personale ogni lettura. Sofia, saggia e scapestrata, già la vedo invece ospite dei tuoi post del lunedì. La Ferrante, col trasloco di mezzo, difficilmente la incastri. Vuole i suoi spazi e il suo tempo, tant'è vero che sono fermo ancora al primo (bellissimo, ma).

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    2. La Ferrante infatti la faccio aspettare fino all'autunno, stagione malinconica che mi sembra perfetta per la saga, ora come ora, già stare in America è difficile ;)

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  3. "Le otto montagne" aspettano anche me e devo assolutamente leggere questo libro che ha riscosso pareri molto positivi. Un saluto :)

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    1. Io ho proprio la testa dura!
      L'ho ignorato per anni, con la scusa del poco feeling con i racconti (quando, per essere precisi, questi qui racconti non sono). Leggilo presto. ;)

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  4. Sapevo ti sarebbe piaciuto! E come te ho pensato a questo Pietro, girovago tra montagne e New York (città che è stata grande amore di Cognetti, ne ha scritto anche un libro), la camicia da boscaiolo e una passione per Sofia.

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    1. Sempre in autobus ho letto il primo racconto di Manuale per ragazze di successo: sempre molto bravo, Paolo, ma noto troppe somiglianze con Sofia. Meglio leggerlo più là, per evitare di annoiarsi un po'. :)

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    2. L'ho anch'io nel kobo. Ma aspetto un po', meglio non strafare!

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  5. È da quando l'ho visto per la prima volta che questo libro mi ispira, e adesso mi hai decisa a inserirlo nella mia wishlist. Grazie mille per questa recensione! c:

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  6. Da sempre voglio leggerlo ma ogni volta che osservo la cover, anche per me digitale, mi sale una malinconia come un freno a mano tirato all'improvviso per evitare uno scontro...

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    1. Anch'io eviterei, di questi tempi, e per fortuna Cognetti, nonostante la malinconia, qui e lì fa anche divertire. Sofia è una compagnia molto frizzantina, vedrai. :)

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  7. Grande la canzone di Marianne Mirage, tra le mie preferite all'ultimo Sanremo!

    Anche il libro non sembra niente male... (e ammetto che di Paolo Cognetti non avevo mai sentito parlare, ma per fortuna che c'è il tuo blog!)

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    1. Io l'avevo un po' ignorata, sarà che i giovani cantavano in apertura e mi piazzavo tardi davanti alla tivù, però molto bella - lei e la canzone -, sì. ;)

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  8. Cognetti ormai per me è come una sirena appollaiata sullo scoglio che mi ammalia col suo canto. Devo per forza recuperarlo, e a quanto leggo qui, mi sa che inizierò proprio da Sofia.
    Un abbraccio, Stefi

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  9. mi pare di non aver mai sentito parlare di questo autore, che nei commenti invece è molto molto apprezzato... e pensa che mi ispira anche un bel po' per quel che ne ho letto nella tua recensione

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