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sabato 20 giugno 2015

I ♥ Telefilm: The Enfield Haunting, Younger, Finding Carter II

The Enfield Haunting
miniserie tv
Gli anni '70, la Londra provinciale, una povera casa infestata. Sarà vero oppure no quel che giura la famiglia Hodson – letti che tremano, vasi che scoppiano, lividi che non si rimarginano, rumori improvvisi quand'è notte? Chiamato ad indagare, un anziano ispettore del paranormale con un lutto incancellabile e un matrimonio in crisi e, a mettergli inizialmente i bastoni tra le ruote, un giovane spavaldo che vorrebbe smascherare quella storia di spettri; dichiararla tutto un falso. Ma quando la piccola di casa, Janet, inizierà a essere in pericolo e a prestare il suo corpicino a fantasmi in cerca di vita nuova, come negare l'evidenza? A Enfield c'è una casa maledetta. The Enfield Haunting, miniserie in tre puntate andata in onda di recente su Sky Living, mi era stata consigliata da alcuni dei miei suggeritori di fiducia – questa volta, tra gli entusiasti, anche mio padre. Leggevo commenti convinti, volavano otto e nove, sentivo l'esigenza di un doveroso recupero. Purtroppo, un po' come era accaduto all'inizio dell'anno con Remember Me – sempre inglese fino al midollo, sempre capitanata da un vecchio e valido mattatore -, il mio coinvolgimento è stato parziale. Non mi è parsa imprescindibile. Ben realizzata, recitata alla perfezione, agghindata con scenografie di tutto rispetto e regali accenti britannici, ma fredda, distante, tanto tradizionale da risultare già vista. Non ci si stupisce davanti alla resa all'avanguardia: ormai, la tivù ha assi nella manica maggiori del cinema stesso. Non impressionano le voci demoniache, le anime in cerca di pace, i piccoli esorcismi domestici: quel rigore di cui vi parlavo, per forza di cose, insieme a una durata che si aggira intorno alle tre ore, dilata i tempi e la tensione. Qualche salto dalla poltrona c'è, ma c'è soprattutto un epilogo addolcito che si intuisce sin dall'inizio. Degno di nota, accanto alla cura formale e a una sceneggiatura che sarà pure tratta da fatti realmente accaduti, ma non conquista granchè, il cast. Con Timothy Spall, bravissimo, premiato lo scorso anno a Cannes per il suo amato e odiato Mr. Turner; Matthew Macfadyen – il Darcy di Joe Wright, ora sui piccoli schermi anche con Ripper Street – che ha un fascino per me incomprensibile che le lettrici più eloquenti, chissà, un giorno vorranno spiegarmi e quei modi da manuale che me lo fanno trovare sempre insipido; su tutti, ottima la tredicenne Eleanor Wothington-Cox. Bambina bellissima e carica di potenziale, che mi ha ricordato la Emma Watson dei primi Harry Potter e una versione in miniatura della Ryder, ai tempi di Burton. Per il resto, impeccabile produzione d'oltremanica in cui tutto è al posto giusto, ma che la mancanza di un preciso taglio stilistico e la trama copia-incolla non mi ha reso del tutto gradita. Ghost story tipica che l'essere vera non rende purtroppo più originale. (7)

Younger 
Stagione I
Liza Miller ha quarant'anni, una figlia in Erasmus in India, un marito traditore che l'ha lasciata sola e piena di debiti. Dicendo addio alla sua villetta di lusso e al suo buon vicinato, si trasferisce a Brooklyn, con una vecchia amica del liceo, in un appartamento che può andare bene solo se si è giovani, sognatori, disoccupati. E Lisa è tutto, meno che giovane. Cosa che, nella ricerca di un lavoro fisso, pesa eccome. Finché, per la professione dei suoi desideri, stagista in una casa editrice più alla moda degli uffici di Il diavolo veste Prada, non mente sulla sua età. Quindici anni: un dettaglio minuscolo. La nuova lei – che si veste e si atteggia come una ventiseienne – riparte dunque da una sonora bugia. E, da quella bugia, trova il riscatto sperato e l'amore di un aitante tatuatore che, anagraficamente, potrebbe essere suo figlio. Riuscirà a convivere con la sua doppia identità o, seguendo un proverbio che dice che la verità rende liberi, farà outing sulla sua seconda ritrovata gioventù? Younger – tratto da un omonimo romanzo di prossima pubblicazione per la Piemme e portato sul piccolo schermo dal creatore di Sex & The City – è una dinamica commedia romantica in dodici episodi, giunta a marzo ma più che consigliata per quest'estate che è alle porte. Carina, simpatica, scorrevole. Il formato della sit-com e le disavventure impossibili degli chic lit che tanto piacciono a Hollywood. La memorabilità non vive da queste parti, ma – per ritmi, cast e situazioni paradossali – Younger è molto meglio delle previsioni. Un appuntamento settimanale per concedersi un sorriso e, se si è nel mezzo del cammin di nostra vita, qualche piccola fantasticheria che non fa mai male. Chi non vorrebbe mettere un punto e andare a capo, al tempo degli amori di una notte, delle amicizie alcoliche, delle feste folli? Sutton Foster lo vuole e può: quarantenne (in ottimo stato di conservazione) figlia degli anni ottanta, già vista nello sfortunato Bunheands – A passo di danza, è una convincente padrona di casa e, questa volta, la serie di cui è la stella principale non avrà, a quanto pare, vita breve. Dopo pochi episodi, e nonostante uno zuccheroso lieto fine, Younger è stato confermato per una seconda stagione. Merito anche dei comprimari – la riesumata Hilary Duff, sempre più bionda, e il bel Nico Tortorella del primo The Following – e del mondo editoriale statunitense che offre, con le sue fan fiction che diventano bestseller e i suoi scandalosi tentativi di plagio, qualche spunto originale e uno sfondo cangiante. (6,5)

Finding Carter
Stagione II
Si era persa, Carter, e si era ritrovata, la scorsa estate, in una serie MTV carinissima, che aveva il suo nome di battesimo e gli elementi dei teen drama di una volta: amore, segreti, liceo, famiglia. Finding Carter, la storia di una sedicenne che aveva passato la vita accanto alla sua rapitrice, convinta fosse la sua madre biologica, e del suo successivo ritorno all'ovile, mi aveva strappato un sette pienissimo e un certo consenso. Non la serie dell'anno, okay, ma quanto era piacevole? Parecchio. E aveva saputo fermarsi al momento giusto – o sbagliato, a seconda dei punti di vista – davanti a un twist finale che, nel momento di un quasi certo lieto fine, aveva stravolto tutto e tutti. La ragazza rapita – quella sui cartoni del latte, sulle foto affisse ai pali del telefono, dell'esistenza tutta in forse – era stata rapita ancora. Passato un anno, io ero ancora lì, seduto al computer, ad aspettarla. Questa piccola serie – nel suo piccolo ancora più piccolo – non mi avrebbe deluso. Come poteva, se già una volta aveva usato i clichè a suo piacimento, con estrema scioltezza? Invece non solo il nuovo Finding Carter delude le attese, ma risulta superfluo, noioso, inverisimile per la maggior parte dei suoi dodici episodi. Consiglio sulle puntate: se proprio volete, guardate la prima e le ultime due. Il resto non vi piacerebbe. Per gli inciuci inutili, i personaggi che subiscono cambiamenti radicali, le raffiche di colpi di scena che non sortiscono effetto alcuno. Succede fin troppo, e più che un teen drama alla The O.C sembra una soap – e più impossibile di Jane The Virgin, che compensa all'inverosimiglianza con un mare burrascoso di risate. Qui tutti sono seri, saggi e piangono a dirotto. Ma chi ci crede che prendono sul serio le scappatelle dei coniugi Wilson, la redenzione dello scapestrato Crash, le conquiste di una Taylor tramutatasi in baldraccone, i piagnistei di una Carter che, se non fosse così bellina, avrei già rispedito al creatore? Gli unici che si tollerano, su un set di prime donne che non hanno però la stoffa dei mattatori, Grant – adorabile fratello minore interpretato dal piccolo Zac Pullam, che tempo un'estate diventerà un gigante – e Max, coi capelli di Rapunzel e la brillantezza di Channing Tatum, per nominarne uno a caso nei cui occhi vedi rotolare le balle di fieno, di cui perdoni gli scivoloni perché è proprio pollo per copione. Immancabile il finale sospeso – al momento di un atteso processo che è tra i pochi eventi importanti di un lungo brodo scaldato – e l'aria scettica. Tutti i lo seguo ancora oppure no? che si scioglieranno tra più di qualche mese. Quando la noia e la curiosità faranno la loro parte. (5)

19 commenti:

  1. The Enfield Haunting piaciutissimo, anche più che a te...

    Younger lo avevo cominciato, mi è sembrata una mezza cavolata e l'ho abbandonato dopo tre episodi...

    Finding Carter mai visto, nemmeno la prima stagione...

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    1. Younger è sì una cavolata, ma una cavolata carina. C'è molto di peggio.
      The Enfield Haunting, sarà che sia tu che Bradipo me ne avevato parlato fin troppo bene, mi ha abbastanza deluso. Un sette vietato negarglielo, ma l'ho trovato classico e risaputo. Finding Carter, l'anno scorso, te l'avrei consigliato, ora non so proprio, guarda...

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  2. Quel Youger è lì che mi tenta apposta per quest'estate agli inizi, mentre non so se concedermi all'horror made in UK, magari invece a quel Remember me che mi era sfuggito.
    Mi era sfuggita pure Carter, che lo scorso anno non mi attirava poi tanto, visto come è proseguita, continuo a lasciarla lì.

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    1. Sì, su Carter fai bene.
      Invece Younger non dico che ti piacerà da impazzire, ma sarà comunque un piacevole "riempitivo" per questa estate. Ma il mio guilty pleasure è ufficialmente Unreal: trashissimo, e lo vedrei ininterrottamente. :-D

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  3. sulle serie inglesi un po' hai ragione ,vanno col pilota automatico ma a me piacerebbero anche sbattute in faccia...e mi lascio sempre abbindolare dalla confezione eccelsa...le altre due non le conosco ma The Enfield Haunting mi è piaciuta molto...

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    1. Mi devo forse un po' disintossicare dalle produzioni inglesi, che hanno un grande fascino, però gira e rigira sembrano tutte uguali - così perfettine, puntuali e ben fatte. The Enfield Haunting non è delle migliori, ma senz'altro neanche una delle peggiori. Comunque un bel vedere.

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  4. Su queste proprio non sono ferrato, però la miniserie con la casa infestata non sembra affatto male. Segno! ;)

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    1. Non ti perdi granchè, ma la serie inglese non è male.
      Per gli altri è bellissima, ma io non mi sbilancio. Troppo tradizionale per i miei gusti :)

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  5. Finding Carter è una droga.
    Io i personaggi li odio tutti, ma proprio tutti, però non ce la faccio a non seguirla. Troppo irresistibile nel suo essere odiosa. :)

    Younger caruccio, però l'ho abbandonato...

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    1. Ahahah, io sono certo continuerò a seguirlo il prossimo anno, anche se questa volta l'odio ha prevalso un po' troppo sul resto. :)

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  6. La prima è quella che più mi ispira anche se ha qualche piccolo difetto... Non ne avevo mai sentito parlare, quasi quasi me ne vedo qualche puntata :)

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    1. Sono solo tre: volendo o no, qualche puntate e lo finisci pure ;)

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  7. The Enfield Haunting è quello che mi attira di più. Concordo su Finding Carter: seguita con piacere l'anno scorso, trascinata di malavoglia quest'anno :( speriamo bene per la terza stagione.

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    1. Dovrà passarmi il fastidio per proseguire, Kate.
      Oltre alla noia, qui, è subentrato l'odio profondissimo per la maggior parte dei personaggi. Ma quanto è odiosa lei?!

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  8. The Enfield Haunting mi incuriosisce molto, gli altri due non fanno per me! ;)

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  9. Muoio dalla voglia di leggere il secondo GeekGirl, il primo era adorabile e divertentissimo, mi piace che l'ambientazione sia Tokyo. Appena finisco gli esami faccio un bell'ordine di libri x)

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    1. Ahahah, gli esami ti hanno fatto sbagliare post, ma ti perdono.
      Oggi ne ho uno alle due: preghiamo!

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  10. Ed io che mi tenevo The Enfield Haunting da parte come si fa con il boccone buono nel piatto... 'Ste serie inglesi, pur essendo stilisticamente un altro mondo, stanno perdendo sempre più mordente. Penso a Remember Me: il primo episodio mi aveva addirittura impressionata, secondo e terzo erano piuttosto banalotti. Peccato.

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    1. Remember Me, visivamente, è ancora più accattivante.
      Questo, come dice Bradipo, va avanti davvero col pilota automatico. Ma è fatto così bene...

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