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lunedì 23 febbraio 2015

Recensione: In silenzio nel tuo cuore, di Alice Ranucci

Buon lunedì, amici! Oggi vi parlo di un libro che ho letto nel weekend e che, da pochissimo, è uscito in libreria, facendo parlare di sé soprattutto per la giovane età dell'autrice. Purtroppo mi tocca dirvi che non mi è piaciuto, e il purtroppo è esclusivamente per la brava Alice, che un giudizio così “severo” non lo meritava. Spero di essere stato delicato il giusto, perciò, ma soprattutto onesto. Ciò che segue è quello che vi avrei detto se non avessi saputo nulla dell'identità della Ranucci e dei suoi diciassette anni. Con sincerità.
Le stelle si intravedono appena, sperdute tra le luci abbaglianti della città. Ecco io assomiglio a loro. A quelle stelle. Confuse, smarrite, irrintracciabili in un cielo occupato da luci taroccate. Come me.

Titolo: In silenzio nel tuo cuore
Autrice: Alice Ranucci
Editore: Garzanti
Numero di pagine: 166
Prezzo: € 13,90
Sinossi: Claudia ha sedici anni e ha imparato che il liceo è una giungla in cui vince il più forte, in cui non c'è spazio per la sua timidezza e insicurezza. Un po' di trucco, uno sguardo sfrontato e in un attimo fai parte del gruppo dei ragazzi che contano: superiori e vincenti. Ed è proprio lì che Claudia vuole arrivare. Perché essere diversi non porta da nessuna parte, se non a sentirsi sempre più soli. Perché quello è il mondo a cui appartiene Rodrigo, irraggiungibile che non si lascia scalfire dai sentimenti: il più ammirato della scuola, il più temuto, il più prepotente. Lui così diverso dal ragazzo che Claudia avrebbe immaginato accanto a sé. Eppure vorrebbe solo perdersi nei suoi occhi blu cobalto. E quando Rodrigo le chiede di uscire, Claudia non riesce a credere che sia vero. Non c'è altro da desiderare, tutto sembra perfetto. Ma all'improvviso la vita la mette davanti alla prova più difficile, e niente può essere come prima. La sua realtà si infrange in mille pezzi, come le sue emozioni a cui non sa dare un nome. Ogni cosa intorno ora appare falsa e inutile. Ogni persona è diversa da come la immaginava. Anche quelli che pensava fossero amici. Anche Rodrigo. Persino lei stessa. Senza più nessuna certezza, Claudia scopre che crescere vuol dire guardarsi dentro per davvero, senza falsi alibi. Vuol dire decidere chi si vuole diventare e tracciare il proprio percorso. Sicuri che c'è sempre la possibilità di sbagliare, di scegliere, di fermarsi e ripartire..
                                              La recensione
Esordire nel mondo dell'editoria a diciassette anni con una grande casa editrice non è all'ordine del giorno. E il fatto che la cosa capiti tanto raramente contribuisce ad attirare attenzione. Come in questo caso, ad esempio. Io non avrei letto In silenzio nel tuo cuore, se non mi fosse giunta alle orecchie la peculiarità di questo esordio tutto italiano. Un'autrice adolescente, la Garzanti a dargli fiducia e visibilità. Quella Garzanti che con le sue copertine tutte simili – i volti in primo piano, il font sobrio, i colori tenui – mi rassicura sempre un po'. Non saprei bene perché. I loro libri, nel bene e nel male, li riconosci. Sai che non vanno troppo appresso alle mode e che, in catalogo, non ci sono urban fantasy e young adult, se non in via eccezionale. Vanno bene quando vuoi darti alla narrativa – nazionale o internazionale – che vende e si piazza alta in classifica. Il romanzo di Alice Ranucci, a tutti gli effetti, è da inserire nella categoria dei titoli per ragazzi, e se mi fosse stato presentato così, posto in un'altra collana e con una copertina più colorata, non avrei voluto recuperarlo e forse non avrei corso il rischio mi deludesse e mi spingesse a non parlarne bene. Ci sono stati altri casi, certo. Ricordo Melissa P, provocatoria e senza peli sulla lingua; Dorotea De Spirito, alla moda e delicata; Gaia Coltorti, saccente e fastidiosamente sicura di sé. Ragazze, poi donne, che si sono fermate lì o hanno continuato, sull'onda del successo e delle chiacchiere. In punta di piedi, adesso arriva la Ranucci e, a lettura ultimata, posso affermare con sincerità che non ha attirato a sufficienza la mia attenzione. Da una parte, ho avuto l'impressione che il suo primo romanzo mancasse di freschezza: toni convenzionali per una storia fragile. Dall'altra, l'ho trovato invece il perfetto frutto dei suoi diciassette anni: non stupisce per guizzi, né per maturità. L'autrice è piccola, acerba, e si nota. Non si può urlare al miracolo. Non si può dire che scriva male. Ma non si può neppure negare che, altrove, ci saranno senz'altro coetanee con idee più nuove. Aspettandomi poco dall'intreccio, compensavo riponendo nutrite speranze nello stile. Lei ci racconta le generazioni di Instangram e i giovani stupidi di Moccia. La Roma da bere e da fumare, i licei come covi di vipere, i figli irriconoscenti e i genitori distanti. Ma la storia va avanti a furia di cicchetti e canne, niente di sconvolgente, e la metamorfosi interiore ed esteriore della protagonista – eterna bruttina trasformatasi all'improvviso in una ragazza cattiva e popolare, invitata dalla madre a rendersi utilile in un centro profughi – non l'ho sentita mia. 
Non mi ci sono riconosciuto in quel contesto, come quando guardo i film americani e penso che le biondine snob che vanno in rehab, i bad boy e i servizi socialmente utili siano cose da cinema o d'altro mondo. Alice ci racconta la sua generazione, ma vuoi la narrazione in prima persona, vuoi la coincidenza d'età tra lei e il personaggio, non c'è il distacco necessario. Il suo flusso di pensieri poteva essere più ragionato e solo l'ultima pagina, un espediente – ammetto – intelligente, ti fa capire come mai non si sia affidata alla terza persona, evitando di correre il rischio di stare spesso sullo stomaco, insieme alla protagonista, inizialmente schiava del culto delle apparenze, e ai suoi banalissimi amici. Ci sono state cose che mi sono piaciute e cose che non mi sono piaciute, facendo oscillare il mio giudizio fino alla fine. L'uso smodato di puntini di sospensione, i punti esclamativi e interrogativi in rapida successione, i periodi brachilogici che non vanno più, il fatto che non fosse raccontato niente di nuovo, ma che ci fosse d'altra parte un certo coraggio nel mettersi in ballo, con una voce secca e una narratrice inedita poiché antipatica. C'è stata una parte centrale molto intensa, in cui il dolore per un lutto improvviso ti tocca, e un epilogo a tinte gialle che avevo intutito, sì, ma che comunque funziona. Un'altra invece, la più importante, in cui la protagonista dovrebbe portarti via con sé, fuori dal tunnel, fa storcere il naso per l'educazione affettata del tutto. Senza rivelare troppo, posso dire che il percorso di Claudia la porta dalle braccia dell'iracondo Rodrigo all'assocazione a cui l'aveva indirizza sua madre e che sentire rievocate le storie vere, costruttive (e piagnucolose) di sfortunati immigrati e di mendicanti ha sulla protagonista un effetto benefico, su di me molto meno: è stato come guardare C'è posta per te. Le sentenze, i giudizi universali, la morale facile lasciamola a Alessandro D'Avenia, che può permettersi la retorica perché insegnante di filosofia al liceo e persona adulta, fatta e finita. Da una ragazza piena di vita, invece, mi aspetterei più verità. Urlato come un dramma di Muccino degli anni duemila, piacerà più alle mamme che ai figli, in quanto dirà loro ciò che vogliono sentirsi dire. Che i grandi hanno ragione, che la gioventù è marcia dentro, che non ci sono più il dialogo e le mezze stagioni. Un romanzo generazionale educativo e sensibile, fin troppo, con una firma da bambina che, nonostante i premi e i traguardi già raggiunti, deve affinarsi ed affinarsi. Ci vogliono il tempo, la vita, una storia più accattivante. In silenzio nel tuo cuore, in attesa di qualcosa che sia maggiormente all'altezza della situazione, nel cuore silenziosamente ci entra e silenziosamente va via.
Il mio voto: ★★
Il mio consiglio musicale: Francesca Michielin – Sola

23 commenti:

  1. La trama in effetti già non dice nulla di nuovo. Se a questa ci aggiungo le tue parole, confermo il no e boccio senza manco dargli l'occasione di essere letto :D

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    1. Eh, la trama non diceva davvero nulla, ma questi esordi così precoci incuriosiscono. Mi chiedo sempre cosa li faccia spiccare, saltare agli occhi: c'è chi prova a fare scandalo, chi a smuovere le acque... ma la Ranucci - per quanto bravina - non si fa notare, secondo me.

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    2. Mai giudicare un libro dalla copertina! ho letto il libro in questione e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa in quanto l'autrice scrive delle problematiche dei giovani ragazzi, per leggere un libro non per forza bisogna essere conosciuti e affermati ma affinché ciò accada si parte sempre dalle piccole cose. Ognuno di noi è libero di scegliere la propria lettura ma ho trovato i vostri commenti decisamente vuoti secondo me.

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  2. Bravo! hai reso perfettamente l'idea in modo delicato, mi è piaciuto molto il modo in cui hai "raccontato" la tue idee su questo romanzo (che non leggerò).

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  3. Non mi ispirava prima, e ancora meno adesso. Bella recensione come sempre! Sei delicato e poetico anche quando dai due!!! ;)

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  4. Gli autori adolescenti tendo a evitarli come la peste: ricordo ancora il baby-boom seguito alla pubblicazione di Eragon, con le nostre CE che davano alle stampe qualsiasi cosa avesse un inizio e una fine, il cui unico requisito era che l'autore fosse minorenne >__<
    Questo libro lo lascerò dove sta, mi pare di capire che la ragazza non è una delle rare eccezioni alla regola.

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  5. Sull'affidabilità della Garzanti io avrei qualcosa,anzi molto,da ridire.
    Proprio per questo ormai sto attentissima prima di comprare un titolo edito da questa casa.
    Sono troppo adulta per questo genere e comunque ho già dato con Bianca come il latte.
    Che mi è piaciuto e ci ho pure pianto.
    La tua recensione è molto incisiva ed esauriente,complimenti.

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    1. Grazie, Solsido.
      La Garzanti pubblica romanzi commerciali, che vendono, e ci sta.
      L'editoria a quello serve. Non sono capolavori, ma non ci becco un refuso, sinceramente. Il romanzo non mi è piaciuto, ma sull'edizione non posso mettere bocca: curata, al solito.

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  6. Letta l'anteprima del Libraio e non mi ha convinta.
    Sarò strana io, che pure mi ritrovo ad esserlo almeno anagraficamente, ma sti adolescenti complessati che stanno sempre a sballarsi non li reggo mica più. Non ci sono solo quelli "fighi" o gli sfigati, esistono pure le vie di mezzo; basta stereotipi, ché ognuno la vita la vive a modo proprio.
    Scusa lo sfogo, eh, ma non ne posso più! xD

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    1. Ma sì, pensavo non facessero nemmeno più notizia.
      :-D

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  7. Ero molto molto indecisa se leggere o meno il romanzo, da una parte come hai fatto notare tu, la sicurezza dei titoli Garzanti, dall'altra la curiosità di un'esordio così, per niente ordinario.
    Ma non penso faccia per me. La tua recensione me ne da la conferma.

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  8. Quando mi è arrivata a casa la rivista Il libraio, dentro ho trovato in omaggio le prime pagine di questo libro. Le ho lette perché non mi sembrava male dalla trama. Terminata la lettura ho deciso che non mi sarei mai avvicinata a questo libro D:
    e spero veramente che le CE la smettano di pubblicare valanghe di questi libri.. sono abbastanza arrabbiata, non se ne può più!

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    1. Ma io non l'ho trovato così, solito, sinceramente: vedrei più urgente, piuttosto, smettere di pubblicare quei new adult tutto sesso e fantasie. Il punto è che non è niente di nuovo, ma è comunque più educativo e sensato di tante letture.

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  9. Lo sai, Mik, sono un'autrice che ha esordito giovane con un grande editore (anche se ventun anni non sono diciassette) e forse ecco perché mi incuriosiscono le colleghe che pubblicano il primo romanzo prima dei venticinque anni. Nel caso di "In silenzio nel tuo cuore", mi ha sorpreso la grande pubblicità che è stata fatta: recensione su "La lettura" del "Corriere" e prossimamente una presentazione tenuta da Marida Lombardo Pijola e Walter Veltroni? Caspita, dev'essere un romanzo straordinario!
    Poi leggo la trama, leggo la citazione che hai posto all'inizio della recensione, leggo il tuo giudizio... A quanto pare devo ricredermi.
    E penso a quanto sarebbe bello che tutti gli scrittori - me compresa - pubblicassero con pseudonimi. Che scomparissero dopo aver dato luce alla loro creatura. Così la gente non comprerebbe romanzi basandosi sul sesso o sull'età dell'autore, ma solo sulla bellezza dell'opera. Voglio un mondo pieno di Elena Ferrante.

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  10. Guardate che la presentazione del libro in pompa magna la ragazza la deve alla grande fortuna di avere per madre la madre che ha.

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  11. E hai ragione anche tu. Doppia fortuna.

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  12. Se era orfana avrebbe avuto uguale successo? Perchè non ha pubblicato con uno pseudonimo?

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