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mercoledì 11 dicembre 2013

Recensione: Raven Boys, di Maggie Stiefvater

Buongiorno, amici miei, e ben trovati. Come state? Finalmente, dopo impegni e rimandi, sono riuscito finalmente a portare a termine il nuovo romanzo di una delle mie autrici preferite e, puntualmente, sono qui a parlarvene. Questa volta, due paroline dovrebbero essere spese per il lavoro del traduttore italiano: Marco Locatelli – mente e volto di Galassia Cartacea e, questa volta, collaboratore speciale della casa editrice Rizzoli. Anche se giovanissimo, avendo amato Raven Boys molto più di quello che ho fatto io, ha fatto un lavoro ottimo davvero; soprattutto, un lavoro difficile. La Stiefvater ha uno stile inimitabile, musicale, particolarissimo: tradurlo per i lettori italiani non deve essere stata un'impresa semplice. Per onestà, devo dirvi che il volume non è esente da refusi ed errori di stampa – concentrati soprattutto nell'ultima parte – ma, come Marco mi ha confermato, sono imputabili alla fretta di portarlo nelle librerie in tempo, dopo già un precedente slittamento. La ristampa sarà perfetta. Ringraziando la casa editrice per avermi dato modo di leggerlo e Denise per avermi coinvolto nel blogtour dedicato a questo titolo, vi auguro buone letture. M.
Stai attenta al demonio. Quando c'è un dio, c'è sempre una legione di demoni.

Titolo: Raven Boys
Autrice: Maggie Stiefvater
Editore: Rizzoli
Numero di pagine: 468
Prezzo: € 16,00
Sinossi: È la vigilia di San Marco, la notte in cui le anime dei futuri morti si mostrano alle veggenti di Henrietta, Virginia. Blue, nata e cresciuta in una famiglia di sensitive, vede per la prima volta uno spirito e capisce che la profezia sta per compiersi: è lui il ragazzo di cui s'innamorerà e che è destinata a uccidere. Il suo nome è Gansey ed è uno dei ricchi studenti della Aglionby, prestigiosa scuola privata di Henrietta i cui studenti sono conosciuti come Raven Boys, i Ragazzi Corvo, per via dello stemma della scuola, e noti per essere portatori di guai. Blue si è sempre tenuta alla larga da loro, ma quando Gansey si presenta alla sua porta in cerca di aiuto, pur riconoscendolo come il ragazzo del destino non può voltargli le spalle. Insieme ad alcuni compagni, Gansey è da molto tempo sulle tracce della salma di Glendower, mitico re gallese il cui corpo è stato trafugato oltreoceano secoli prima e sepolto lungo la "linea di prateria" che attraversa Henrietta. La missione di Gansey non riguarda solo un'antica leggenda, ma è misteriosamente legata alla sua stessa vita. Blue decide di aiutare Gansey nella sua ricerca, lasciandosi coinvolgere in un'avventura che la porterà molto più lontano del previsto.
                                                    La recensione
Cerca di proteggere il tuo cuore. Non dimenticarti che lui dovrà morire. Iniziare. E da dove... Iniziare, e dal primo incontro. Dal primo ricordo. Dalla prima sensazione: la più forte. Maggie Stiefvater, per me, è colore. Un fazzoletto rosso sangue in mezzo al bianco latte della neve appena caduta e non ancora calpestata. Un contrasto che è una meraviglia, sempre, per ogni senso capace di percepire la semplicità e l'universalità della bellezza. Ci siamo incontrati in un bosco: brutto posto in cui stringere amicizie. Eppure lei, così aggraziata e affascinante, con passi da bambina che non facevano quasi rumore, non era l'orco cattivo di una fiaba destinata a togliere il sonno a un piccolo impertinente. Lei, con una storia che parlava del puro amore di Grace e Sam e di meravigliosi lupi dagli occhi ambra, aveva messo in musica l'inverno; un po' poetessa, un po' magica fata dei ghiacci. Shiver era una storia delicata, soffice e pungente come un timido fiocco di neve nella tormenta. Passando tra le rose e le spine di una fantasia iperattiva, sfidando il clima e il cielo intero, quel piccolo fiocco di gelo, con l'arrivo di un altro freddo inverno, senza sciogliersi, è planato su del nero in movimento. Un nero che palpita e fruscia, un nero che sa volare: corvi. Altra ammaliante, grande dicotomia, bianco e nero – come latte e petrolio, bene e male, innocenza e malizia. La Maggie che ricordavo era poetica ed evocativa, romantica ed eterea. Una penna che scorreva sul foglio senza stridori, con la grazia propria degli angeli. Leggendo l'atteso Raven Boys ho avvertito un cambiamento fortissimo, radicale: la trasformazione di chi, dai sospiri languidi, passa all'azione. Il suo primo libro era un delicato dipinto ad olio. Una tela piccola, ma con particolari che rendevano i soggetti umani e reali come quelli immortalati in una foto ad alta definizione. L'autrice, con un pennellino dalla punta sottile, definiva magistralmente i dettagli, i chiaroscuri, le ombre dei volti e quelle più segrete, del cuore. Aggiungeva quei particolari, microscopici ma non impercettibili, che fanno la reale differenza tra un capolavoro e un falso d'autore. Con questa nuova storia – più complessa e intricata – mostra di avere, in quella voce sempre riconoscibilissima, colori a sufficienza per offrire scenografie, fondali, protagonisti e comprimari ancora più ricchi. Raven Boys è un quadro fortemente astratto nell'anima. Nato da esplosioni di colore, schizzi di vernice, sprazzi ora vivaci, ora cupi di sentimenti che odorano di tempesta. Una confusione geniale, vivace, coraggiosa e consapevole in cui, tra toni caldi e toni freddi, sfumature diverse che si sposano o litigano tra loro, emergono tre linee curve, tracciate da una mano imbranata che voleva disegnare solo un comune triangolo, o dagli strani architetti che hanno ideato anche le nostre vite mortali. Invisibili e onnipresenti, simboleggiano le linee di prateria e, misteriose e sulla bocca di tutti, sono tutto ciò di cui i personaggi parlano, tutto ciò che vogliono, tutto ciò su cui, attraverso trame e sottotrame infinite, indagano, insieme ai lettori, con la curiosità a mille e la speranza negli occhi. Queste linee, a fine lettura, si sono moltiplicate. Si sono intrecciate e annodate, si sono tolte l'elasticità e il respiro. Non restano, per il momento, che i fili di lana di un gomitolo di cui non saprei distinguere ormai più l'inizio dalla fine. Questa recensione gli somiglia un po'. Dovrei pur partire da qualche parte io, quindi partiamo dalla storia di un bacio e dalle donne del 300 di Fox Way. Mi sembra una scelta saggia. La famiglia di Blue Sargent è strana: non ci sono uomini, e quel fragile e unico regno di segreti e femminilità incontrastata vive di candele fatte a mano, rituali al chiaro di luna, tisane bollenti, spezie dai nomi esotici e letture dei tarocchi a buon prezzo. Blue – forse nata senza un padre, forse trovata sotto un cavolo – è la pecora nera di quell'arem rustico e pittoresco a cui, una mattina, si è aggiunto un membro in più. 
di Davide Nadalin
Aprendo la porta, si è trovata davanti Neeve, una zia acquisita che si va ad aggiungere, con le sue passioni arcane e la sua faccia decisamente telegenica, a una madre bugiarda e a una coinquilina speciale con i capelli più lunghi di una prodigiosa Raperonzolo. Mamma Maura l'ha predetto, zia Neeve l'ha ribadito ancor prima di dirle ciao: Blue ucciderà il vero amore della sua vita. E lo farà al primo bacio. Lo sfortunato ragazzo si chiama Gansey, e ha sedici anni. Adolescenti che si amano, ma che non possono; anime gemelle che pagherebbero anche un casto, innocente sfiorarsi di labbra con la morte. Grandi amori, grandi amori a prima vista, grandi amori ostacolati: voi limitatevi a dimenticare quello che avete letto in precedenza. Perché Blue – e lo sa – non correrebbe il rischio di innamorarsi di Gansey nemmeno per errore: s'incontrano alla tavola calda in cui lei lavora nel weekend e si respingono come calamite pazze. Lui, pieno di diffidenza, guarda i vestiti tagliuzzati di lei e l'espressione truce che sfoggia soltanto quando è in sua presenza; lei, piena di rabbia repressa, guarda lo stemma a forma di corvo sul maglioncino impeccabile di lui, il suo portafogli schifosamente rigonfio e il fare sicuro di chi crede di rimediare a ogni offesa con un sostanzioso assegno. No, dimenticate anche quello che vi è venuto in mente ora: non si detestano per finta, per poi scoprirsi perdutamente arsi dal fuoco della passione. Entrambi credono molto alle prime impressioni, e quella prima impressione è catastrofica. Poi a Gansey non piace Blue e a Blue piace Adam, l'amico più timido e insicuro di quel figlio di papà che, nel tempo libero, fa viaggi in elicottero e va alla ricerca di tombe di re sepolti. Gansey, come Blue, vive in famiglia: una famiglia composta da quattro adolescenti non legati dallo stesso cognome o dal medesimo DNA, solo dalla voglia di non essere soli. Come i bambini perduti di Peter Pan si sono trovati in un'alternativa Isola che non c'è che ha le fattezze di un monumentale capannone industriale, costruito alla periferia della città in cui tutti parlano di loro. Abitano una casa infestata, come i protagonisti di una sitcom tutta al maschile, ambientata su un divano logoro e tra le quattro pareti con le mattonelle a vista di un appartamento circondato da piante selvatiche e sporchi prefabbricati. Gansey – così irritante, così saccente – è un ottimo padrone di casa, un autentico collante per quattro vite altrimenti tristissime: per hobby, cerca cose. E riempie di post-it fitti fitti papiri di cartine geografiche, e cura con solerzia la sua amata piantina di menta, e passeggia – quando i ricordi lo opprimono – tra le strade di latta e cartone della Henrietta artificiale che ha ricreato nel suo studio. 
I suoi compagni, nell'esclusiva e costosa vita scolastica presso la prestigiosa Aglionby, sono il già noto Adam, che sotto il maglione con lo scollo a V non sa nascondere la camicia a basso prezzo che, con la sua violenta famiglia residente in una casa a quattro ruote, ha potuto permettersi; il pallido e silenzioso Noah, che dorme notte e giorno e ha sempre la faccia impiastricciata di qualcosa; e infine Ronan, il ragazzo più difficile e indimenticabile del gruppo: capelli cortissimi, faccia poco raccomandabile, modi bruschi e nocche sempre livide, un amore naturale per le lingue morte. Parla correntemente latino, infatti: con le piante, perlopiù. Sono testimoni, tutti insieme, di quella rara forma d'amore detta amicizia. La più spontanea, nata dal nulla semplicemente perché doveva; perché era destino che fosse. Si vogliono bene, ma non se lo dicono: le smancerie meglio riservarle alle ragazze, ai pigiama party e alle feste scandite dalle canzonette dei One Direction. Si aiutano e si prendono a botte, perché l'orgoglio è forte e, a volte, anche se serve, l'aiuto non si vuole. Si chiamano nel cuore della notte; compensano – con la loro presenza costante – a legami familiari vuoti a perdere. Eppure non conoscono i loro colori preferiti, i loro orari a lezione; perfino i loro cognomi, a volte. Blue, con l'energia che letteralmente emana e che la rende il “tavolo da Starbucks che tutti voglio”, porterà uno sguardo femminile all'interno di quella storia in blu e, con i saggi consigli di mamma, li aiuterà in un'avventura d'altri tempi, sottratta nostalgicamente ai ricordi intensi dei Goonies, alle pagine più belle di Stagioni diverse, ai canti del ciclo arturiano. Lungo il tragitto, uno straordinario comprimario: un personaggio ricorrente, ormai. Un bosco sospeso nel tempo, che sibila parole tra le foglie, realizza desideri e permette ai Ragazzi Corvo di camminare, sorprendentemente, tra gli anni e le stagioni. Io sono un gran tradizionalista, sostanzialmente, e non sempre le novità mi colpiscono come dovrebbero. Raven Boys è una novità, ed una novità decisamente autentica che – in tutta sincerità – devo ancora assimilare bene. E' un libro diretto magistralmente, senza pause e tempi morti: il punto è che ci viene svelato pochissimo, cosa che può essere un pregio e un difetto al tempo stesso. L'elemento fantasy è capace di intrigare, ma la Stiefvater crea una magia atipica, terrena, nebbiosa e sfuggente e, quando dovrebbe essere giunto il momento di svelare tutto, il libro finisce. 
L'epilogo mi ha lasciato così, con un misto di euforia, confusione, felicità. Con la voglia di urlare contro alla Stiefvater, di leggere ancora la stessa storia, di avere ora e subito il seguito tra le mani. E di buttare anche un po' dalla finestra questo libro tanto bello e tanto strano. Il punto è che, sebbene troppo rimanga ancora avvolto nell'impenetrabile cortina del bosco e nelle sue nebbie, la Stiefvater ha riempito queste quasi 500 pagine di piccole perle. Quelle pagine sono piene di personaggi meravigliosi, che – con la magia o meno, le linee di prateria o meno – sarebbero stati meravigliosi lo stesso, se descritti con la stessa possente delicatezza. Maggie Stiefvater, ora lo so, può scrivere di tutto. Crea immagini che non ti lasciano e protagonisti che non ti abbandonano. La stessa scrittrice che mi aveva regalato l'incipit indimenticabile di Shiver sa far nascere la vita da una goccia d'inchiostro, da un dettaglio piccolissimo. Ricorderò per sempre il solitario filo scucito del pullover buono di Adam; la siringa d'emergenza nel cruscotto di Gansey e la sua scorta inesauribile di lenti a contatto; la chiesa che aveva accolto il sonno agitato di Ronan, dandogli una panca di legno su cui chiudere gli occhi e un piccolo amico, dalle piume nere e arruffate, nell'incavo del braccio muscoloso. Questo Raven Boys, per me, non rientra tra quei libri che non riesci a mettere giù, se non nel cuore della notte, quando si è giunti ai ringraziamenti. Lasciare il libro per un po' e prenderlo in mano il giorno successivo non era un peso. Tutt'altro... Sapevo che avrei trovato ancora quella banda fantastica di amici, l'indomani, e mi svegliavo contento. Meno orfano. Meno solo. Meno strano. E più magico. 
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Passenger - Let her go

25 commenti:

  1. ti dirò che non avevo un'idea precisa del libro prima di iniziarlo e non l'ho tuttora che l'ho concluso. dopo averlo finito ho impiegato alcuni giorni a decidere che cosa leggere perchè non riuscivo ad abbandonare i ragazzi corvi, avevo la sensazione che avessero altro da dirmi ma non avessero potuto. Un libro strano ma che rischia di accompagnarti per molto tempo.

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    1. le tue scelte musicali sempre centrate , complimenti!!!

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    2. Grazie mille, Lara. Sono d'accordo con te. Io l'ho finito domenica e - evento raro - solo stamattina ho iniziato qualcosa di nuovo: Angelize. Tra l'altro, bello davvero. :)

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  2. La tua recensione è arrivata proprio nel momento giusto xd sono alla ricerca di libri da regalarmi per Natale e questo mi ha veramente incuriosito molto.
    Recensione fantastica come al solito xd.

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  3. E pensare che non lo volevo u.u Adesso sono cavoletti amari u.u

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  4. Prima o poi verrò a svaligiare la tua libreria.. ogni volta che leggo una tua recensione il libro finisce in wish list!! ;)

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    1. Ci deruberemo a vicenda, Sara. Storia di due ladri di libri!

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    1. Qualcosa mi dice che lo farai presto :P

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    2. Ho letto chi è la vincitrice della tua tappa eh..........................


      Ti faccio una statua a firenze ok? Cioè ti adoro *-* Oddio oddio oddio oddio. Oggi sono stata tutto il giorno così O.O

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  6. Ciao caro, è da tempo che voglio questo libro e non sono ancora riuscita a prenderlo, ma provvederò, magari come regalo di natale. Cmq ho finito La città di sabbia ed è stato meraviglioso, ancora più sadico del primo. Laini Taylor è davvero meravigliosa, sa come riempirti il cuore. Devi rimediare al più presto. Ieri invece ho iniziato La signora dei cimiteri. Sembra interessante. Un abbraccio virtuale.

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    1. Ciao, che piacere ritrovarci ogni volta. Sì, quello della Taylor è tra i libri che mi regalerò. E da solo, ahimé. Anche l'altro mi ispira molto :)

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    2. L'unica fregatura con la signora dei cimiteri è che il primo volume ce l'ho cartonato della Harlequin, mentre i seguiti sono usciti solo per la Bluenocturne e quindi sono pocket, in libreria quindi sono spaiati...ma ormai mi sono abituata alle stranezze dell'editoria...

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  7. Bellissima recensione! Anche io ho notato una certa differenza tra questo libro e quelli precedenti della Stiefvater ma proprio per questo mi è piaciuto ancora di più (anche se "La corsa delle onde" rimane ancora il mio preferito). La storia è davvero originale e molto intrigante ma ciò che più ho amato sono i personaggi! Soprattutto Gansey e Ronan , meravigliosi entrambi! Ecco, un'altra differenza penso stia anche qui: in Raven boys vengono approfonditi tutti i personaggi e non solo i protagonisti :).

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    1. Concordo pienamente, Valy. Ho adorato i personaggi, ma la parte "mitologica" mi ha intrigato di meno. Il seguito, però, promette faville!

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  8. Io adoro le tue recensioni, Mik ** Leggerò sicuramente The raven boys, considerando che La corsa delle onde è uno dei libri migliori letti quest'anno :* Magari la Stiefvater saprà stupirmi anche questa volta, chissà!
    P.s Quanto è bella la canzone che hai scelto?! Ho gli occhi a cuoricino!

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    1. Sììì, Aria: troppo bella. La adoro. L'ho conosciuta indirettamente, però, attraverso la cover fatta dall'adorabile Birdy :3
      La corsa delle onde devo leggerlo assolutamente! M'ispira, e anche più di quanto lo facesse Raven Boys. Grazie per la visita ^^

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  9. Awww Gansey... Blue... il corvetto di Ronan... Adam... Noah *si schiarisce la voce* so many feelings! Ho già voglia di rileggerlo ancora e ancora, perché adesso non ho più la fretta di sapere cosa accadrà e di sicuro potrei godermelo passo per passo... insomma, la fretta di sapere cosa accadrà nei seguiti c'è invece eccome se c'è... ma mi sa che sarà una lunga, lunghissima attesa XD

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  10. Continua ad incuriosirmi sempre di più questo libro!!!
    Accidenti a teeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!! Saresti in grado di farmi mettere in WL anche la tua lista della spesa...
    :P

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  11. fantastica recensione...suggestiva e poetica come poche..complimenti...leggerò di sicuro questo libro!!!

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