Ciao
a tutti !
E'
un grande piacere per me ospitare nuovamente sul mio blog la rubrica
“ Ritratto di signora” ! Potete leggere l'articolo sui
blog Booksland, Miki in the PinkLand e Stasera Cucino io,
Franci Lettrice Sognatrice e The pauper fashionist. Ringrazio
tutti per avermi coinvolto in questa bella iniziativa . Da quando ho
aperto questo blog, sono state veramente poche le persone ad essersi
mostrate gentili e solidali. Grazie di cuore !
La
rubrica è a cadenza mensile : ogni primo lunedì del mese un blogger
dedicherà un articolo a una donna da prendere come esempio nelle
grandi battaglie di tutti i giorni. L'articolo di oggi è stato
scritto da Davide, marito della gestrice del
blog Booksland; buona lettura a tutti ;)
È
con infinita soddisfazione e profondo rispetto che mi
accingo a lasciare la mia impronta elettronica sulla rubrica RITRATTO
DI SIGNORA . Devo ringraziare le due
creatrici (Monica e Miki ) e gli altri bloggers Elena, Sofia,
Federica, Michele e Clara, a loro affiliati, per lo spazio che mi
hanno concesso. Penso che questa rubrica sia “dovuta” alla figura
di quelle donne che con lode sono riuscite ad emanciparsi dallo
stereotipo propostoci dai media e dal mondo che ci circonda. Dopo
questo preambolo mi preme, prima di svelarvi il nome della donna da
me scelto come icona per questo articolo, darvi alcune nozioni sul
luogo geografico dove si sono svolti i fatti da me presi in oggetto.
L’ Africa : il continente che si ritiene sia stato la “culla”
della civiltà. Da sempre, e da tutte le popolazioni non indigene che
si sono avvicinate ad essa nel corso dei secoli, questo continente è
stato sfruttato e depredato delle sue ricchezze; basti pensare alla
tratta degli schiavi fino ad arrivare al colonialismo. La storia del
corno d’Africa non si discosta da questa triste trama d’ingiustizia
e crudeltà. Sul finire dell’ottocento e dopo il ritiro
dell’Egitto, il territorio venne suddiviso, grazie ad accordi
diplomatici, tra Inghilterra Francia ed Italia. Le mire
espansionistiche italiane ebbero il loro effimero culmine nell’estate
del 1940, quando le truppe fasciste occuparono la Somalia britannica,
che annessa alla Somalia italiana riunirono, anche se per pochi mesi,
le popolazioni somale sotto un'unica bandiera. Tutti conosciamo
l’esito della seconda guerra mondiale . Nel 1949 l’ONU diede in
amministrazione fiduciaria la ex Somalia italiana al governo
italiano, con il compito di accompagnare la ex colonia
all’indipendenza, che giunse nel 1960 quando la Somalia italiana si
unì alla Somalia britannica dando origine alla Repubblica Somala.
Dal 1960 al 1969 ci fu la guerra con l’Etiopia che vide la
Repubblica somala rivendicare quei territori abitati da somali, ma
che con la suddivisione operata nel 1880 dagli inglesi erano
stati annessi all’Etiopia. Nel 1969 la breve vita della repubblica
somala finì a causa di un colpo di stato militare che portò al
potere il generale Siad Barre. Si formarono nel paese movimenti di
guerriglia ostili al potere auto-costituito che diedero origine ad
una sanguinosa guerra civile.
Resta
inteso, per inciso che per fare e sostenere delle guerre occorrono
molti armamenti ma soprattutto tantissimi soldi.
Queste
situazioni di instabilità favoriscono tutte quelle organizzazioni
strutturate che si occupano di tali articoli.
Nel
1991 Siad Barre vine estromesso dal potere ed il paese precipita
nell’anarchia più totale dove ogni gruppo tribale, se ne contano
più di 25, cerca con la forza di portare al potere il proprio
comandante.
A
tali leader viene dato il nome di signori della guerra.
La
crisi che ne consegue, accresciuta anche da una carestia senza
precedenti, assume sempre più i caratteri della tragedia umanitaria.
Vista
la drammatica situazione l’ONU con una risoluzione datata 24 aprile
1992 approva la creazione di una forza multinazionale di pace
denominata UNISOM. L’operazione che ha come finalità primaria
ripristinare l’ordine ed avviare un processo di pace che assicuri
l’instaurazione di un legittimo governo viene chiamata RESTOR HOPE.
Il
teatro degli scontri più cruenti è la capitale dello stato:
Mogadiscio. La situazione in città è molto complicata, il potere
viene conteso da due fazioni da una parte MOHAMMED AIDID proclamatosi
signore di Mogadiscio sud e dall’altra ALI MAHDI Mogadiscio nord .
La
città è divisa così in due parti in conflitto tra di loro. Al
momento dell’arrivo delle forze di pace viene istituita una fascia
di terra detta Green line larga circa 2km che serve per portare gli
aiuti umanitari alla popolazione.
Il
9 dicembre 1992 ha inizio l’intervento congiunto
America/Nato ,è scritto in questo ordine perché le regole e i
rapporti di forza che regolano questo binomio hanno generato da
subito perplessità in merito al comando dell’operazione.
È su
questo dilemma mai completamente risolto che naufraga l’intera
operazione RESTORE HOPE che si conclude con il ritiro del contingente
di pace alla fine di
marzo 1994.
marzo 1994.
Una
delle concause dell’insuccesso è l’eccezionale smacco subito
dalle forze americane nella battaglia di Mogadiscio(3 ottobre 1993) ,
nella quale in 15 ore di furibondi scontri gli americani subiscono
ingenti perdite umane. Tali drammatici eventi sono raccontati in
perfetta cronologica successione nel film prodotto dalla Jerry
Bruckeimer films dal titolo BLACK HAWK DOWN.
Nei
sei mesi successivi si completa il progressivo ritiro sopra citato.
Anche l’Italia partecipa all’interno del contingente di pace, ad
essa furono assegnati avanposti meno “caldi”e compiti di polizia
ordinaria .
In
questo scenario di guerra e devastazione si perpetua la
tragedia/omicidio della giornalista ILARIA ALPI .
Ilaria
nasce il 24/05/1961, si laurea in lingue e letteratura straniere
all’università “La Sapienza” di Roma, frequenta corsi di
lingua/cultura araba.
Si
trasferisce al Cairo per approfondire la sua cultura araba, intanto
collabora con il giornale Paese sera.
Un
aneddoto su un reportage assegnatole mi aiuta a farvi capire che tipo
di giornalista potesse essere.
Il
reportage in questione era sui “fratelli musulmani” ala moderata
del più ampio movimento islamico fondamentalista.
Chiaramente
tale movimento non era gradito al governo egiziano.
Ilaria
aveva appuntamento ad Asiut, città roccaforte dei fratelli musulmani
,con il leader del movimento Usama Rushdi.
Appena
scesa dal treno, la polizia le impedì di effettuare la sua
intervista confinandola in una camera d’albergo dato che di treni
per il Cairo non ce n’erano più.
Lei
fece in modo d’incontrare il leader studentesco all’interno
dell’albergo in cui si trovava,compiendo così il compito che le
era stato affidato.
Al
mattino dovette nascondersi il servizio negli indumenti indossati per
non farlo trovare alla polizia.
Questo
evento aggiunto ai risultati delle ricerche da me condotte su questa
giornalista mi hanno portato alla conclusione che Ilaria fosse una
“tosta”,una donna molto caparbia.
La
sua integrità morale era ed è stata un arma a doppio taglio. Ilaria
cercava la verità non per approfittarsene ma perché lei credeva che
fosse un’imprescindibile bene comune dell’umanità.
Ilaria
torna in Somalia l’11 Marzo 1994, era la settima volta che tornava
a Mogadiscio.
Insieme
a lei Miran Horovatin cineoperatore del TG3, i due stavano conducendo
indagini su di una pista molto precisa.
Ilaria
era stata condotta in questo senso da un informatore, un
sottufficiale del SISMI (servizio segreto italiano), morto in
Somalia nel novembre del 1993 in circostanze
misteriose.
L’informatore
le aveva mostrato dei documenti , come riportato in un intervista di
un altro agente del SISMI, che sottintendevano l’esistenza
di un traffico illecito di armi, rifiuti tossici e anche radioattivi.
Secondo
l’informatore in tale traffico erano coinvolti politici, aziende
italiane ed estere che hanno utilizzato il suolo Somalo come un
immensa discarica e in cambio hanno “donato” armi alle
popolazioni in conflitto.
Un’altra
prova del fatto che Ilaria stesse seguendo questa direttrice per le
sue indagini è il foglio di block notes, trovato nella sua scrivania
in redazione a Roma, sul quale era annotato di suo pugno la
frase: Che fine ha fatto l’ingente mole di denaro della
cooperazione italiana?
La
giornalista aveva preventivamente pianificato dall’Italia il suo
ultimo viaggio.
Per
il giorno 16 Marzo in agenda c’era la partenza per Bosaso, un porto
situato 1200 Km a nord di Mogadiscio.
Qui
Ilaria doveva intervistare il “Sultano” di Bosaso.
La
visione di questa intervista risulta molto eloquente per capire il
nesso logico seguito dalla giornalista.
Ilaria
infatti pone al sultano domande molto precise sull’asse Italia
–Somalia- Italia, il sultano parla di un ipotetica azienda
bresciana che,sue testuali parole , avrebbe dei lacchè a
disposizione in tutto il mondo.
Parla
anche della “cooperazione italiana” che avrebbe donato ad una
azienda somalo-italica una flotta di pescherecci che di tanto in
tanto sbagliano rotta risalendo il mar rosso fino al mediterraneo e
da qui sulle coste italiane per imbarcare carichi indefiniti e far
poi ritorno in Somalia.
Il
sultano durante il “girato” a noi pervenuto si astiene da far
nomi ma osservando bene i movimenti durante le varie fasi
dell’intervista ci sono degli scatti come se ci fossero state delle
interruzioni. Quasi a pensare che il sultano abbia voluto fare delle
dichiarazioni a camera spenta.
Con
il sultano Ilaria parla anche di una strada costruita dagli italiani
,la Garoe- Bosaso, lunga 140 Km e che sarebbe servita a
nascondere e sotterrare rifiuti tossici
La
giornalista rientra a Mogadiscio il 20 marzo insieme al suo cameraman
con il destino già segnato. Si era spinta troppo oltre e forse
documentato cose da tenere segrete.
Probabilmente
la sua fine è stata decisa a migliaia di Km da dove si è compiuta.
Alle
15,30 del 20 marzo 1994 l’edizione straordinaria del tg3 comunicava
a noi tutti la morte di Ilaria e Miran.Sono stati giustiziati in un
agguato davanti all’hotel Hamana
recitava l’affranto collega dei
due.
Da
allora sono passati 18 anni ma la giustizia non ha avuto ragione di
tutte quelle forze che si sono scagliate contro i due giornalisti
colpevoli purtroppo di aver fatto fin troppo bene il loro mestiere.
Io
penso due cose : la prima, come nel caso di Ustica dove le
implicazioni a mio avviso sono sia civili che militari, alla
verità processuale non si arriverà mai .
La
seconda, che la prematura scomparsa di Ilaria ha privato noi tutti
cittadini italiani di una professionista seria e capace , chissà
quali altre trame avrebbe potuto scoprire con la determinazione che
la contraddistingueva.
Se io fossi un neo giornalista userei la figura professionale di Ilaria
come esempio da raggiungere,in ultima analisi la prenderei come
esempio per darmi la forza di superare le prove che inevitabilmente
il mio futuro mestiere mi proporrebbe.
Per
finire propongo a tutti coloro che abbiano avuto la costanza di
seguirmi fino a questo punto di elevarsi ad un gradino superiore
indicendo per il giorno 20 MARZO 2012 ore 13,30 anniversario
della scomparsa dei due giornalisti una sorta di FLASH MOB
INTELLETTUALE . Un minuto di raccoglimento che serva a
creare una coscienza comune capace di farci unire, perché noi
singolarmente siamo solo piccole gocce ma uniti possiamo diventare un
onda che crescendo sempre più può spazzare via ogni cosa.
In
memoria di Ilaria e Miran.
Vi
lasciamo con questo filmato tratto dal Film "Il più crudele dei
giorni" in cui Giovanna Mezzogiorno interpreta Ilaria.. credo
che queste poche parole servano da riassunto per tutto quello che
abbiamo scritto!
Le
fonti da cui ho attinto le informazioni per scrivere il mio articolo
sono reperibili da chiunque volesse documentarsi on-line ai seguenti
siti:
RAI LA
STORIA SIAMO NOI ; WIKIPEDIA
Inoltre
si può leggere il libro di Maurizio Torrealta “L’ESECUZIONE”
che fornirà gli strumenti utili per capire movente e mandatari del
duplice omicidio
Davide"
Splendido articolo...la nostra rubrica si arricchisce sempre di più...
RispondiEliminaMik grazie mille come sempre per aver aderito! Io spero tanto di poter leggere presto qualcosa di tuo *__*
RispondiEliminaBuongiorno collega ^^
RispondiElimina