giovedì 4 novembre 2021

Halloween passa, la paura resta: A Quiet Place 2 | Old | Malignant | A Classic Horror Story | Relic | The Night House

Benché lontano dallo stupore del film introduttivo, il secondo capitolo di A Quiet Place è un sequel senza sorprese ma comunque all'altezza. Con un tassello in meno, la famiglia Abbott fugge in punta di piedi dai mostri che tengono in scacco la civiltà. Questa volta sognano di conoscere i superstiti al di là del mare. Nel frattempo si imbattono in Cillian Murphy, degna spalla della mamma coraggio Emily Blunt. Ma ad avere la meglio sugli adulti sono l'astro nascente Noah Jupe e una coraggiosa Millicent Simmonds, realmente non udente. La trama? Poco risolutiva, sembra l'episodio centrale di una serie TV. Non amplia i confini di quel mondo, non propone un finale chiarificatore: soltanto il flashback in apertura, magnificamente diretto, aggiunge qualcosa a una tipica storia di corse, nascondigli, sobbalzi. Tutti i meriti spettano al buon gusto di John Krasinski. Mentre l'esordio era piccino, più indie e per questo più interessante, questo sembra un survival alla Spielberg. I dettagli disseminati durante la visione, insieme alla raffinatezza da Oscar di raccordi visivi e sonori, ne fanno un seguito non indispensabile ai fini narrativi ma una gran bella opera seconda. (7)

Tre famiglie in villeggiatura vengono indirizzate su una spiaggetta ignota ai più. Ben presto i protagonisti si imbattono in una scoperta sconcertante: laggiù le cellule invecchiano rapidamente. La psicosi collettiva è dietro l'angolo, insieme al pensiero di una macchinazione. Perché sono lì? Chi li ha radunati? Survival horror dallo spunto singolare, il film brilla per le atmosfere iniziali alla Christie, un casting sorprendentemente mirato – soprattutto per trovare rimpiazzi per gli interpreti più giovani – e per un'esagerata sospensione dell'incredulità. I personaggi si muovono come in un reality show. E allo stesso modo alternano confessioni a cuore aperto a svolte indicibilmente trash: nemmeno al Grande Fratello, però, estrarrebbero un tumore con un coltellino a scatto. Partito sotto i migliori auspici, l'ultimo Shyamalan mette in scena la vita e la morte, ma imbarca rovinosamente acqua a causa di uno sviluppo non sempre all'altezza e di un colpo di scena risibile. Dispiace, perché la macchina da presa del regista, stordente e vorticosa, è un meccanismo ben più oleato degli orologi di Old o della sua sceneggiatura pasticciata. (5,5)

In fuga dal terzo capitolo di The Conjuring e atteso al varco con il sequel di Aquaman, James Wan si è ritagliato uno spazio tra un blockbuster e l'altro per questo thriller soprannaturale: più piccolo rispetto ai tasselli delle sue saghe danarose, violentissimo e fieramente vecchio stile. Per una volta non ci sono sobbalzi, ma sangue a fiumi e colpi di scena collaudati. Peccato che Annabelle Wallis, non sempre all'altezza, e comprimari dall'ironia fuori luogo minino parzialmente al risultato. Può lo sprezzo del ridicolo rendere un film efficace? Così parrebbe. Sulle note di Where is my mind, Malignant prende avvio in un ospedale psichiatrico. E si sposta poi ai giorni nostri, nella routine di una protagonista al centro di visioni terrificanti. Un rapporto telepatico la unisce al serial killer di turno: capelli lunghi, trench, viso mostruoso e mosse da film di arti marziali. Un po' Dario Argento, un po' Brian De Palma, Malignant esagera senz'altro con lo splatter, gli effetti speciali e le assurdità. Ma l'appeal anni Ottanta e la solita regia di Wan, autore di razza anche alle prese coi peggiori cliché, divertono da morire. Tra urla insopportabili, piogge perenni, archivi abbandonati e trofei affilati – con tanto di omaggio al primo capitolo di Harry Potter. (7)

Il titolo mette subito le cose in chiaro. Prendete, perciò, il solito gruppetto variegato. Aggiungete un incidente. Dal nulla, fate sbucare una casa nel bosco. L'horror sanguinoso e leggero, immancabile nelle serate con gli amici, è servito. Ma niente è come sembra. Serve coraggio a dedicarsi al cinema di genere in Italia. Non troppo implicitamente, Roberto De Feo ce lo lascia intuire dopo i titoli di coda. Dopo The Nest, il regista torna al genere e lo omaggia, lo scompone, lo destruttura. Piacevole e divertito, può contare su un buon cast – la protagonista è Matilda Lutz – e sul colpo di scena del finale: chiacchierato sul web, per me non è abbastanza appagante da giustificare le citazioni sparse. Peccato. Perché c'è una riflessione sul fare cinema che brilla per ironia e acidità. Ma la sensazione è che oltre i cottage di Evil Dead, le sirene di Silent Hill, le soffitte di Hereditary, le tavolate di Midsommar e i fantocci di Wicker Man, De Feo abbia inventato poco. Quando citerà meno gli altri e più sé stesso, diventerà bravissimo. Per ora il divertimento è assicurato, ma solo per patiti del genere. (6,5)

Tre donne, tre generazioni, una rimpatriata forza. Per prendersi cura dell’anziana matriarca. Per provvedere a una casa troppo spaziosa per una persona sola, dove la muffa ha messo vistose metastasi. È scontro tra mamma e figlia. La prima visita le case di riposo. L’altra, idealista, vorrebbe trasferirsi per assistere la fragile vecchina. Davanti alle stranezze crescenti della nonna, però, le decisioni saranno fatali. Le pareti si restringono, si anneriscono. La casa diventa un labirinto pieno di post-it dall’oblio. Horror femminile dalle parti di The Babadook, Relic è uno di quei prodotti festivalieri dalla sensibilità spiccata e dai ritmi lenti. È colpa dell’Alzheimer o di un’entità oscura? Non vi rovinerò la sorpresa, ma la presa di coscienza delle protagoniste – insipida la Mortimer, bravissime Heathcote e Nevin – sarà dolorosa eppure delicata. Relic parla del decadimento fisico e mentale. Della senilità, della solitudine, dell’inevitabile. Il Jep Gambardella di Paolo Sorrentino lo amava, l’odore delle case dei vecchi. Ma questa volta, in questo film, non c’è niente che spaventi di più. Il paranormale non ci tocca, perché lontano dalla norma. Ma quest’orrore è reale. Quest’orrore, presto o tardi, saremo noi. C’è forse scampo alla vecchiaia? (7,5)

Beth, insegnante perseguitata dalla tragedia sin dall'adolescenza, ha un ennesimo dolore con cui fare i conti: il suicidio del marito architetto. In una casa troppo grande per una donna sola, viene a conoscenza di segreti e stranezze. Perché Owen era ossessionato da donne identiche a lei? Cosa nasconde, soprattutto, la casa speculare costruita dall'altra parte del lago? Fatto di lunghi silenzi infranti, stanze vuote e sguardi smarriti, The Night House ricorda le atmosfere del recentissimo L'uomo invisibile. Lento e notturno, più vicino al thriller psicologico che all'horror, finisce per somigliare un po' alle Verità nascoste. Dramma sull'elaborazione mascherato da ghost story, si confronta con il tema del doppio; affascina e confonde, raccontando una storia arcinota attraverso una prospettiva differente. Ma i risvolti finali sono prevedibili e il maggiore colpo di scena appare liquidato in fretta. Occasione parzialmente mancata, intrattiene comunque grazie ai misteri delle sue case-labirinto e alla bravura dell'eccezionale anfitriona: Rebecca Hall, combattuta tra terrore e nostalgia bruciante. (6,5)

15 commenti:

  1. Sono d'accordo con le tue analisi e anche con i tuoi voti, io non sono capace di dare voti ai film quindi ammiro sempre chi ci riesce, ho un post in rampa di lancio su "The Night House" una storia di fantasmi niente male. Cheers

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    1. Ti ringrazio! Io abituato con la scuola, ormai do voti a tutto spiano! The Night House non male, elevato grazie alla splendida Hall.

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  2. L'unico che mi manca è The Night House, che spero di recuperare presto.

    A Quiet Place 2 non ha tradito le aspettative; visto al cinema, mi ha messo ansia come l'originale, e agli attori voglio sempre più bene.

    Old è una puttanata. Non ho davvero altro da aggiungere, tranne che Shyamalan è tornato ad essere Shyabadà e mal gliene incolga.

    Malignant è un trionfo, uno degli horror che ho preferito quest'anno, con un twist che, per l'appunto, Shyabadà si sogna.

    A Classic Horror Story e Relic li ho trovati molto belli, ognuno a modo loro, anche se ovviamente non potrebbero essere più diversi come horror; del primo, ho apprezzato molto il twist finale e quel mix di sogno, folk tale e trivialità che lo caratterizza fin dall'inizio, mentre del secondo ho amato la sua capacità di spezzarmi il cuore con uno schiocco di dita.

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    1. Malignant è davvero una perla volutamente trash. Molti purtroppo non lo hanno capito. Peccato per la protagonista, attrice che non apprezzo.

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  3. Non ne ho visto nemmeno uno, devo dire che l'unico che mi ispira è Relic 🤔

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  4. Ho visto solo Relic, e sinceramente non mi convinse granché, ma non è eresia vederlo, è un film che certamente impressiona.

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    1. Per me una bellissima opera prima. A distanza di tempo, ricordo ancora con emozione la scena finale.

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  5. Stupisciti, concordo in toto sul film di De Feo. Anzi, aggiungo... ma non c'è una nota pro-vita? Perché è un particolare che mi ha messo addosso un fastidio bestia, ma spero di sbagliarmi...

    Relic invece l'ho amato. Mamma mia, quella scena finale...!

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    1. Ecco, scritto ora a Pietro. Il finale di Relic è uno strascico che mi porto dietro da mesi e mesi e mesi.

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  6. Di questi mi manca solo l'ultimo che però da come ne scrivi mi ispira parecchio. Gli altri li ho visti tutti e, tranne Old, li ho amati tutti, in primis e in assoluto Relic che per me è stato davvero una folgorazione.

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    1. Relic folgorante, hai scelto l'aggettivo perfetto.
      The Night House non memorabile ma ti piacerà, Rebecca Hall è eccezionale.

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  7. Visti i titoli già noti (tra gradite conferme e delusioni di registi famosi, tra classici dell'horror che funzionano e psicologia ben esercitata), mi concentro con ritardo sui due che mi mancano.
    Con Malignant mi stavi tentando, poi ho letto splatter, anni '80 e Dario Argento e ho capito che non è l'horror che fa per me.
    Il notturno e più thriller The Night House potrebbe invece finire nella settimana horror estiva.

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    1. No, Malignant è lo splatterone che non ti piacerebbe. Ma nel suo genere funziona alla grande, James Wan è sempre bravissimo.

      The Night House potresti incastrarlo anche prima, perché è un non horror fatto di una grande prova d'attrice e di belle atmosfere notturne.

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  8. Per me questa volta giudizi praticamente opposti. :)
    Ho apprezzato Old e A Classic Horror Story, detestato Malignant, trovato noioso A Quiet Place 2 e Relic mi ha lasciato sostanzialmente indifferente. A parte il finale, ma un po' troppo poco per entusiasmarmi...
    Mi manca giusto The Night House.

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