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venerdì 18 gennaio 2019

Recensione: Epiche, amiche e innamorate, di Chiara Bernocchi

| Epiche, amiche e innamorate, di Chiara Bernocchi. Bookabook, € 11, pp. 130 |

Il mio amore per il mito è nato ufficialmente dieci anni fa, il giorno in cui ho varcato il portone del Liceo Classico per la prima volta, ma in realtà non è del tutto esatto: l'ho nutrito, infatti, sin dall'infanzia. La videocassetta consumata di Hercules e le repliche dello sceneggiato dell'Odissea su Italia Uno hanno avuto un ruolo decisivo nella scelta di quel percorso umanistico – una scuola difficilissima, mi si diceva, e una carriera in forse all'università – che, a oggi, non ho ancora concluso. Ci ho ripensato in questo periodo per una congiunzione astrale di esami da dare a breve (Letteratura greca), ricorrenze malinconiche (il decennale dell'iscrizione al quarto ginnasio) e buone letture (altra chicca firmata Bookabook, altro esordio ragguardevole): alla fatica mista a soddisfazione delle versioni da tradurre, all'attaccamento crescente a un dizionario ormai rovinatissimo, ai segreti millenari di una lingua aspra ma incredibilmente romantica. Una delle poche, come ci ricordava la prof, ad avere il duale: il numero degli amanti. Mi sono approcciato con il vento a favore, dunque, al romanzo epistolare di Chiara Bernocchi: una serie di lettere firmate dalle eroine del mito, donne a volte inermi e altre battagliere per colpa dei dardi di Cupido, che si raccontano in prima persona. 

L'amore non è né una favola né una tragedia: è quel che sta nel mezzo.

Qualcosa di simile, forse ricorderete, l'aveva fatta anche Ovidio nelle Eroidi: prestare la voce alle fanciulle abbandonate, alle spose incattivite, in epistole indirizzate agli uomini colpevoli del loro disfacimento emotivo. La Bernocchi percorre una strada alternativa: una reinterpretazione al tempo della solidarietà femminile, del movimento #metoo, che rimoderna senza stravolgere. Eccezionalmente le eroine più famose figurano qui come mittente e destinatario: si confidano con altre compagne di sventura, si svelano pian piano, si raccontano fra loro. Non sono nascoste nell'ombra, non sono figure passive e, soprattutto, non sono affatto sprovvedute. Didone scrive ad Arianna: quanta infondatezza c'è nella favola dell'anima gemella e quanto giova all'autostima la solitudine? Psiche ha fatto a occhi chiusi di Amore la luce dei suoi occhi, al punto da accettare la condizione di prigioniera e la lontananza dalle sorelle; sull'isola della ninfa Calipso, al contrario, è eternamente giorno, ma questo non basta a trattenere Ulisse, in procinto di salpare alla volta dell'indimenticata Itaca. Da un lato e l'altro della barricata, forse preso vedove, le meravigliose Andromaca e Penelope condividono preoccupazioni per i rivali Ettore e Odisseo: che le amano, ma meno del loro onore da difendere; non a sufficienza per rinunciare ai loro folli voli. Dafne fugge Apollo, Eco insegue Narciso. Medea e Deianira, assassine a malincuore, si scambiano i retroscena dei rispettivi piani di vendetta e contro i compagni che hanno voltato loro le spalle sguainano coltelli affilati.

Non provo solo dolore e incredibilmente non sono sopraffatta dalla rabbia. Nostalgia credo che si possa definire quello che provo. Un tenero ricordo di quello che è stato e che non sarà più, misto a un po' di dispiacere per quello che avrei voluto che fosse ma che non sarà. Si può essere ugualmente nostalgici del passato e del futuro?

Nonostante l'ordine della raccolta mi abbia provocato un po' di disappunto – troppo spazio alla vicenda già nota della maga della Colchide a dispetto dei personaggi minori, troppa tragedia in una chiusa per cui al posto dell'editor avrei scelto un messaggio migliore –, le narratrici che si avvicendano si confermano grandi padrone di casa. L'affascinante gineceo di Chiara Bernocchi è animato dai sussurri di queste principesse ribelli e da una scrittura di nettare e ambrosia. Coltissima, bene attenta agli epiteti, ai patronimici e ai toponimi, l'autrice emoziona gli appassionati con una godibile ricercatezza: per via degli stimoli sopravvissuti perfino al tramonto dell'adolescenza, grazie una narrativa rétro il cui sogno è omaggiare rinnovando. La Grecia non è grande abbastanza per tenere separate in compartimenti stagni le amanti sedotte e abbandonate, le Immortali dal cuore spezzato, le speranze mal riposte. Le amiche del mito si invitano perciò alle reciproche nozze, ai banchetti luculliani, sulle scene del delitto, e invitano noi all'orgoglio e alla resilienza. 
Didone scende dal piedistallo, Arianna spezza il suo filo rosso, Psiche accende la luce, Calipso predispone venti benevoli, Penelope offre riparo alla mamma del piccolo Astianatte. Qualcuna si trasforma in una pianta di alloro per sfuggire a un paio di mani lunghe, qualcun'altra vola su un carro trainato dai serpenti verso un'espiazione impossibile.
Donne per cui le guerre scoppiano e donne per cui le guerre dovrebbero finire. Donne per cui gli aedi e i rapsodi dovrebbero rispolverare le cetre e l'endecasillabo, cantare ancora.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Mia Martini – Piccolo uomo

8 commenti:

  1. sembra carino, non lo conoscevo in effetti.

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    1. Dalla firmata del contratto in poi ammetto di aver studiato un po' il catalogo Bookabook, tanto per orientarmi, e sto scoprendo belle cose!

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  2. Non lo conoscevo ma sembra molto, molto carino :)

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  3. Sono sempre ben disposta verso le storie al femminile, e questa rivisitazione dei personaggi mitologici la trovo affascinante :))

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    1. Come ti ho scritto, mi sembra una lettura adattissima a Chicchi di pensieri, sì!

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    2. Si, infatti, terrò conto del tuo validissimo consiglio! ;-)

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