Pagine

mercoledì 16 gennaio 2019

Mr. Ciak - And the Golden Globe goes to: Eighth Grade, The Old Man and the Gun, Crazy Rich Asians

Non ci sono fotografie dei miei problematici tredici anni. Odiavo le scuole medie, la superficialità dei miei compagni di classe, i brufoli e i capelli grassi che mi mortificavano allo specchio. Meglio il liceo, di cui conservo tracce e ricordi. Dei tre anni precedenti giusto una rabbia indistinta, solo l'oblio, almeno fino alla visione di Eighth Grade. Commedia indie con un posto d'eccezione nella stagione dei premi che, a sorpresa, fra autocritica e riflessione, è stata la mia capsula del tempo. E dire che mi aspettavo un'altra delusione dopo Lady Bird, sopravvalutato raccontato adolescenziale che purtroppo mi aveva suscitato lì per lì irritazione e dèjà vu: gli stessi, infatti, sono i toni agrodolci e altalenanti; ugualmente scostante potrebbe apparire la protagonista, una mitica Elsie Fisher. A un passo dal liceo vorrebbe soltanto una migliore amica e un fidanzato: a torto, spererebbe di conquistare l'una con i regali giusti, l'altro con i pompini perfetti spiegati dai tutorial su YouTube. Come qualsiasi adolescente ha un rapporto simbiotico con le cuffiette e i social, colleziona risposte sgarbate per l'adorabile papà single e davanti a una telecamera registra video motivazionali: peccato che né lei né i suoi (pochi) follower ci credano. Eccola a mensa, seduta in disparte, o con un sorriso neutro nel bel mezzo delle conversazioni altrui: una ragazza da parete che, giunta a un bivio, vorrebbe sentirsi disperatamente parte di qualcosa. Le ho voluto un bene grande e, nonostante i dieci anni e più di differenza, ho rivisto tanto di me in lei. Con un po' di paura, tanta frustrazione e, soprattutto, infinita tenerezza. Benché di generazioni lontane, ci accomunano quel sentirsi fuori posto che non conosce età; una percezione impietosa e onesta che non aiuta, no, a scorgere la bellezza dei nostri lineamenti sotto l'acne cistica o la scarsa popolarità. Cara Elsie, credimi, è presto per l'amarezza. Ma non abbastanza per imparare che l'esteriorità non è tutto, che ogni tanto sarebbe meglio giudicarsi con maggiore benevolenza, che alcuni genitori sbagliano eppure ti restano comunque accanto. Ci si sente a metà, durante la terza media. Né grandi né piccoli: dei pesci fuor d'acqua. Aiutano i ritmi di un'irresistibile colonna sonora elettro-pop. Aiutano giovani registi come il ventottenne Bo Burnham, capaci di rendere belli – da rivalutare dal nuovo – anche gli anni peggiori. E di restituirti all'acqua, all'abbraccio dei papà mentre bruciano per sempre i sogni e le speranze, all'amore per te stessa. (7,5)

Mentre su Netflix ho ceduto ai piani criminali della Casa di carta, al cinema ho trovato una storia vera che di rapine ben diverse parla. Siamo nei primi anni Ottanta e tre nonni eleganti, garbati e sorridenti tengono in scacco banche su banche senza né ostaggi né sangue sulle mani. La banda sul viale del tramonto, la chiamano, ma nessuno riesce ad acciuffarla: nemmeno Casey Affleck, detective in crisi per l'arrivo dei famigerati quaranta. Gli anziani, nonostante le gambe lente e l'apparecchio acustico, sono sempre un passo avanti. Li guida il sempre fascinosissimo Robert Redford, galantuomo in fuga dal pensionamento anticipato, che perde il pelo ma non il vizio: nonostante qualche oggettivo problema di ritmo si alternano con garbo i punti di vista di inseguitore e inseguito e, in questa godibilissima partita a guardie e ladri, saltano fuori nuove voci da spuntare sulla bucket list, gli appuntamenti nelle tavole calde con una radiosa Sissy Spacek, dialoghi da manuale. Com'è che si dice? Chi si ferma è perduto. Non si ferma di certo il buon Robert, capace di fare ancora ridere, sognare e innamorare. Di far colpo sicuro grazie alla regia rétro del poliedrico David Lowery, senza bisogno di intimarti obbedienza con una pistola puntata al cuore. The Old Man and the Gun, addio di una stella dalle scene cinematografiche, è un commiato nostalgico e sornione con dalla sua un trio di bravissimi e le arie da canaglia. Abito di buona foggia tagliato alla perfezione sul fisico sempre solido dell'ottantaduenne, si rivela una biografia picaresca e romantica: la leggenda di un'esistenza consacrata alla fuga, al sentimento e alla finzione. Come succede nel delinquere. Come succede nella settima arte. (7)

Sono una coppia di insegnanti attraenti e affiatati a New York. I loro tratti, la loro pelle, mostra però che, per quanto ben integrati, vengono da molto lontano. Tornare alle proprie origini, a Singapore, per un matrimonio orientale con tutti i crismi. E all'ombra dei fiori d'arancio, per forza di cose, conoscere la famiglia di lui – e le prime crisi. A che prezzo infatti hanno costruito quell'impero patrimoniale? Gli uomini di casa sono sempre assenti, i tradimenti e il bisogno di apparire non si quantificano, le nuore sono sottomesse alle mamme e le mamme sono sottomesse alle nonne. La rivoluzione per l'arrivo della straniera, ovviamente, prevederà sontuosi cambi d'abito e intensi faccia a faccia durante le partite a majong; un doveroso lieto fine, con tanto di intrecci da sciogliere in un sequel già annunciato, in cui ci si accorge di come l'usurpatrice ne abbia cambiato le percezioni battendoli al loro gioco. Ispirato al primo romanzo della trilogia di Kevin Kwan, Crazy Rich Asians ha spopolato al botteghino e si è fatto valere perfino ai Golden Globe. Qual è l'ingrediente segreto di una classica commedia di fine estate, con il pregio di due insoliti occhi a mandorla? Un cast di belli e bellissime, in cui è agguerrito il testa a tesa fra l'irresistibile Constance Wu e Michelle Yeoh, perfida ma con classe; la commistione tutta grattacieli e luccicori fra Il mio grosso grasso matrimonio greco e Orgoglio e pregiudizio. Il risultato? Una fiaba opulenta, dai risvolti finali non così scontati, che corrompe anche gli insospettabili con la leggerezza di cui c'è sempre bisogno e scorci di un Oriente che è un piacere per gli occhi. Se le due ore scorrono senza intoppi, tra compratori compulsivi pronti ad accaparrarsi già a fine visione accessori e oggetti d'arredo e cinici che pensano che la commedia non sia il mezzo adatto per parlare di disuguaglianze razziali, comunque poco male: viva la superficialità a fin di bene, viva le ventate di buonumore. Dopo Searching, riecco la rivincita di una minoranza che conquista il centro della scena affatto in punta di piedi. Rendendoci tutti pazzi, ma di loro. (6,5)

10 commenti:

  1. questa volta non ne avevo adocchiato nessuno.. forse il primo potrebbe essere interessante. in questo periodo sono "scimmiata" con la casa di carta anche io XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non che mi entusiasmi troppo la serie, eh, però va guardata per non sentirsi fuori dal mondo. 😉

      Elimina
  2. Se i vecchini han fatto breccia nonostante quel ritmo un po' così che ha fatto mancare la scintilla, la giovanissima mi ha spezzato il cuore con una semplicità che cercavo da parecchio. Restano fuori gli asiatici, la voglia manca, e spero che gli Oscar siano misericordiosi nell'evitarmi questo recupero che immagino troppo leggero.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Salvo sorprese, penso che potrai risparmoarteli. Anche se Michelle Yeoh fra le Non protagoniste...

      Elimina
  3. Quando leggo queste tue recensioni mi rendo conto di quanto sia indietro col recupero di film ç_ç

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma anch'io, non ti credere, sono film visti a settimane di distanza gli uni dagli altri. 😂

      Elimina
  4. Visti gli anni tremendi delle medie, sento proprio che Eighth Grade sarebbe un colpo al cuore.

    RispondiElimina
  5. Elsie Fisher nuova eroina!
    Per quanto il film sia bello, il periodo della terza media però personalmente non lo rimpiango troppo. Nei tempi social di oggi rischiano di essere un vero inferno...

    Se il fatto che una pellicola come Eighth Grade mi sia piaciuta non sorprende più di tanto, il "geriatrico" The Old Man and the Gun è invece riuscito ad affascinarmi ben più di quanto mi aspettassi. Un gioiello d'altri tempi.

    Crazy Rich Asians è la romcom perfetta dell'anno. Tutto scivola in maniera piuttosto prevedibile, ma la variante orientale riesce a renderla differente e personale rispetto agli altri prodotti del genere. Non sapevo fosse tratta da un romanzo, che forma pure una trilogia...
    A questo punto mi aspetto di vedere i sequel!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oh, contento per Redford. Allora vedi che non sei così prevedibile? :-P

      Yep, di Crazy Rich Asians già confermato il seguito.

      Elimina