Siamo
gente del Sud, facciamo quello che vogliamo quando ci va di farlo.
Siamo istintivi, di cuore e di carne. Pure se ti sei trasferito a
Milano resti un ragazzo di qua.
Autore:
Pierpaolo Mandetta
Editore:
Rizzoli
Numero
di pagine: 322
Prezzo:
€ 18,00
Sinossi:
L’amore
è sempre una faccenda di famiglia. Samuele ne è convinto, mentre
guarda fuori dal finestrino sul treno che da Milano lo trascina verso
sud. Dopo essere fuggito per anni, è finalmente pronto a rivelare ai
suoi genitori di essere omosessuale. Con lui c’è Claudia, la sua
migliore amica, incallita single taglia 38 e unica donna di cui si
fida. Appena arrivano a Trentinara, un grazioso borgo del Cilento, ad
accoglierli ci sono i parenti al completo. E la sera, alla festa del
paese, il papà ha un annuncio da fare: suo figlio e la fidanzata
Claudia si sposeranno a breve. È un vero e proprio shock per
Samuele: lui vuole sposare Gilberto, il compagno rimasto a Milano,
proprio lo stesso uomo che lo aveva convinto a riavvicinarsi ai suoi.
Ma nelle case del Sud è quasi una tradizione che sogni e desideri
vengano condivisi in “famiglia”: non solo con mamma e papà, ma
anche con quella vecchia zia che si incontra una volta all’anno e
persino con la vicina di casa. E così Samuele, per poter essere
padrone della propria vita, dovrà fare i conti con un passato che
vuole lasciarsi alle spalle; stavolta, però, non è disposto a
scendere a compromessi. E adesso chi glielo dice a mammà?
La recensione
Ho
scoperto la simpatia di Pierpaolo Mandetta qualche mese fa, complici
i Mi piace ben distribuiti di qualche amico di Facebook. Un
salernitano a Milano, lui, capace di parlare di se se stesso e degli
altri con un'ironia che non si insegna. Dopo l'esperienza
dell'autopubblicazione, Dillo tu a mammà è
il suo esordio ufficiale per Rizzoli. Una tovaglia a quadretti
bianchi e rossi, i cornicelli portafortuna traditi per le coccinelle,
una storia di origini e ripensamenti che deve aver tanto di
autobiografico. Il protagonista, Samuele, ha ventinove anni. Non si
fa vedere in Cilento da un po'. Ha colto la prima occasione buona
per scappare in Lombardia e lassù, indisturbato, si è costruito una
gioventù e una professione. Dopo un'adolescenza vissuta di nascosto
per non creare scandali, all'ombra della Madonnina ha conosciuto
Gilberto e ci è andato a vivere insieme. Si vogliono sposare presto,
complice l'avvento delle Unioni civili, ma Samuele – insicuro e
ipocondriaco, eppure profondamente bisognoso di affetto – non
scalpita all'idea di fare il grande passo. Ha la scusa di una
famiglia lontana che ancora non sa di lui. Di loro.
Tornare all'ovile nel mese di agosto per fare outing e distribuire le partecipazioni. Portarsi appresso la migliore amica (Claudia,
sarcastica e aspirante vegana) come supporto morale e, per un
imbarazzante malinteso, presentarla all'intero paese come fidanzata.
Immaginavo una commedia all'italiana di equivoci e bugie.
Risate leggerissime per giorni in cui traduco latino e mi dispero.
Dillo tu a mammà,
invece, si è rivelato qualcosa di più. Spassoso senza sforzi,
profondo a sorpresa. Il ritratto di un Sud caloroso e
contraddittorio, amato e odiato insieme, che un Luca Bianchini a caso
– sabaudo in vacanza a Polignano, con cliché a fin di bene e un
dialetto appena abbozzato – non aveva saputo rendere. La bugia di
Samuele e Claudia dura poco. Si fa presto a dichiararsi in un moto di
stizza, ma ci si ritrova con una famiglia meno scioccata del previsto: una sorella maggiore che ha appeso la felicità al chiodo, due
genitori rozzi ma volenterosi, una galleria infinita di parenti
pronti a regalare abiti di organza e domande indiscrete. Cos'altro
resta da confessare, a quel punto?
Perché indugiare a tavola più del previsto? In quel di Trentinara c'è troppo da fare
per curarsi delle rivelazioni del figliol prodigo: cimentarsi con il rito della salsa, spennare le
galline, assistere le partorienti in camera da letto, darsi ai preparativi per
le sagre in paese. Samuele avrà sottovalutato il buon cuore
dei suoi compaesani ed esagerato un po', facendo del suo segreto un
dramma inutile? Vuole dire sì a Gilberto per routine o per piacere? E da quale angolo del
passato sarà sbucato mai Peppe, guappo 'e cartone che è stato il
suo primo filarino? Dillo tu a mammà,
autentico e ben scritto, sa di estate, ragù e case affollate. Si
mangia, si beve, si fa l'amore. Si frigge tutto, pure la
cicoria, e per dirsi scusa con galanteria ci si regala mazzi di fiori
di cactus (e di zucca: in pastella, si sa, sono la fine del mondo).
La malinconia è un'ospite inattesa, e provoca patemi d'animo in un
finale che addensa le nuvole sopra Milano e pecca forse di qualche lungaggine di troppo. Tra le pagine si parla di gender, pregiudizi
e della solitudine dei fuori sede. Si ride spesso, e ci si riconosce nelle descrizioni dei borghi dei nostri nonni e nei difetti di Samuele. Il protagonista – uno di quelli che predicano bene e
razzolano male, abile nel dispensare consigli agli altri ma incapace di
prendere decisioni senza spaccare in quattro il capello – ha dubbi
sull'amore, conti in sospeso con il passato, sassolini nella scarpa
che potrebbero generare catastrofi. Un topo di campagna condannato a
sentirsi fuori posto sin dalle lezioni di educazione fisica al liceo.
Terrone affezionato ai carboidrati fritti al Nord, traditore milanese al
Sud. Ma cambiare, ci assicura Mandetta, per fortuna non è tradirsi.
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: Niccolò Fabi – Lontano da me
Lo ammetto: leggendo le tue parole, arrivata alla fine mi aspettavo mezza stellina in più!
RispondiEliminaMezza stellina in più avrei voluto mettergliela fino alla fine, ma come ti dicevo (e lo dicevo anche a Pierparolo) sono un lettore che ricorda più i finali del resto e questo qui, tra una Milano claustrofobica e una scelta amorosa che condivido sì e no, mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca. Ma mi è piaciuto lo stesso, giuro! Sono terrone anch'io, ma più tirchio di un genovese. :-P
EliminaAhahah
EliminaSe zia Cherubina ci invita a pranzo poi, be', lì è un altro paio di maniche... :)
EliminaBella recensione! Sarà una delle mie prossime letture e son curiosa di capire cosa non ti ha convinto del finale.
RispondiEliminaTi ringrazio, Stefania!
EliminaTi dirò meglio quando lo finisci. :)
Sono combattuta... A me Bianchini era piaciuto e ti confesso che prima che tu lo nominassi questa storia mi ricordava proprio un po'la storia di Orlando, che non era scappato al nord ma a Bari. Che dire, magari me lo terrò come Jolly per quei momenti in cui avrò voglia di uno svago! ;)
RispondiEliminaRicordando meglio la trasposizione cinematografica del romanzo in sé, posso dirti che per me Orlando (con una bravissima Eva Riccobono al seguito) era uno dei personaggi meglio riusciti. Ho pensato anch'io subito a Bianchini leggendo la trama, ma vedrai che Mandetta sa meglio quello che dice. A sorpresa, lo dicevo alla Libridinosa tra una pagina e l'altra, è anche un romanzo molto più introspettivo e serio del previsto. Mettilo sul Kindle, ti piace!
EliminaUna storia che mi sembra un po' in stile Mine vaganti, o comunque in stile Ozpetek.
RispondiEliminaChissà, magari potrebbe diventare il suo prossimo film...
Ah, com'è bello Mine Vaganti.
EliminaProtagonista gay e scrittore, il Sud... Direi che il paragone ci sta. Un film, magari non di Ferzan che ultimamente si è dato al cinema impegnato (che guarda solo lui, credo), ci starebbe bene. :)
non so se questo libro faccia per me... ma mai dire mai
RispondiEliminaPoi dimmi, se lo leggi. ;)
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