Che
cos'è l'amore? Roba da femmina, da sciagurata. Roba da figlia, da
fidanzata. Roba da viva, da sacrificata. Ecco cos'era, l'amore. Un
mattino ventoso e il frusciare dell'erba dentro al petto.
Autrice:
Paola Cereda
Editore:
Piemme
Numero
di pagine: 219
Prezzo:
€ 14,90
Sinossi:
Agata
non sa nulla dell'amore e della bellezza. È una ragazza semplice,
cresciuta su un'isola nel mezzo del Mediterraneo, da un padre
distante, che è solo capace di toccare il ferro della sua fucina, e
una zia bigotta, invecchiata anzitempo e terrorizzata all'idea di
volerle bene. Al posto di una madre, un'assenza, sotto forma di un
vestito azzurro sepolto in un armadio. Al posto delle carezze che
meriterebbe, parole dure che feriscono come schiaffi. È la scoperta
della passione a cambiare per sempre il corso della sua esistenza.
Per la cucina, grazie alla creazione di una salsa capace di
dispensare il buonumore e far gustare il mondo. Per un giovane
addestratore di cavalli in un circo, Dumitru, che le fa capire, in un
muto linguaggio di soli gesti, che la vita non è un inferno, come le
hanno fatto sempre credere. È il piacere di un istante, un paio di
scarpe rosse che danno scandalo, un ballo silenzioso con l'uomo amato
e la pienezza che si prova solo realizzando i propri sogni. Così
Agata inizia finalmente e vivere, a ribellarsi a un mondo chiuso,
schiacciato dal moralismo, dalla corruzione, dalla prepotenza. Ma lì
è nata, e lì vuole rimanere. Capirà che l'amore e la bellezza, in
fondo, sono come il vento. Se non chiedi loro di restare, rimarranno
a riempire i tuoi giorni.
La recensione
Ci
sono libri che semplicemente non sai. Non sai se ti piaceranno, ma li
leggi. Non sai di che parlano, ma speri di scoprirlo strada facendo.
Non sai definirli, eppure i ringraziamenti conclusivi, saggiamente,
ti avvertono. Sei arrivato alla fine della storia. Quello è il
definitivo capolinea. Se chiedi al vento di restare è
uno di quei libri “che non so”. La definizione - approssimativa,
strana, giusta - calza che è una meraviglia, almeno per me. Almeno
questa volta. L'ho iniziato in treno, con il sole. L'ho finito in
treno, qualche giorno dopo, sempre con il sole. Un'andata e un
ritorno. Una partenza e un arrivo. Una scoperta, un viaggio. La
valigia piena e pesante mi sbattacchiava contro le ginocchia, la
musica e le parole mi avevano portato lontano, via. La musica delle
parole. Con una partitura, un timbro, un ritmo, un colore tutto loro.
Paola Cereda - un nome che non conoscevo, scritto in cima a una
copertina che racchiude di tutto e di più e che illumina l'anima con
tutto l'azzurro possibile. Un'Italia selvaggia, calda, distante,
meravigliosa, circondata da isole e spiagge bianche disseminate in
giro come stelle del cielo. In un mare che, tanto, è blu, come lo
stesso cielo indolente che lo contempla dall'alto, chiuso in un
silenzio che va avanti dalla prima estate dei primi abitanti del
cosmo. L'Italia è il continente, per gli isolani. Un altro mondo,
oltre la soglia dell'orizzonte. L'attualità, nell'isola senza nome,
arriva a sprazzi: la portano i rari turisti, la annunciano le
trasmissioni radio, passa dai giornali alle tavole delle locande: di
bocca in bocca. Il mondo non fa rumore, la guerra è iniziata e
finita senza far troppi danni. Chilometri di acque a proteggere gli
abitanti del posto dai tedeschi, la quiete dell'anonimato ad
assicurare loro sonno, vino, cibo e speranza. Agata nasce, cresce e
probabilmente muore lì: non ha mai il desiderio di spostarsi, di
poggiare i piedi sulla terra ferma e di restare. Cammina scalza, vive
senza far rumore. Le ditina tozze e sporche di terriccio affondate
nella sua terra madre come radici legnose. Lei è un arbusto piccino
e irto di nodi, diventato bello senza acqua. Adulto senza tenerezze.
Scuro, spontaneo, libero. E' la protagonsita di una di quelle vecchie
storie che, a tutti i costi, la società vuole sconsolata e
triste. Ho pensato alle fiabe senza lieto fine, con zie arcigne,
vicini sospettosi, padri anaffettivi, mamme ormai morte e sepolte.
Agata è nata nel sospetto, con una colpa covata nella culla: la sua
nascita ha segnato la morte di una madre di cui non sa il nome, ma
che le ha lasciato ricette segrete bisbigliate quando era ancora nel
ventre, la passione per la cucina, un vestito cobalto nel fondo
dell'armadio. Il Fabbro è un papà che parla poco e pretende poco.
Una frittata con le cipolle – alta, dorata, croccante – ogni
giorno, alle undici in punto. Guai a sgarrare: né un minuto dopo, né
un minuto prima! Frittata sempre. Ieri, oggi, domani. Come da
tradizione. Se chiedi al vento di restare racconta
di un paradosso bello e buono. Perché Agata troverà la libertà
cercata, rincorsa, rinnegata in un carcere che, finalmente, ha la
parvenza di una casa. Un orticello, pareti dipinte con vernice fresca
e chiara, fuochi artificiali contemplati dalle sbarre, carpre,
formaggio, vino, miele. Un elegante direttore - sospettano gli
isolani, un po' “femminiello” - che legge Maupassant, coi
pantaloni a sigaretta, un cappello di ottima foggia, scarpe troppo
buone per le asperità dell'isola, l'audacia di portare il circo in
città.
La gente mormora. I circensi sono zingari, gente di
malaffare. Rubano i bambini, corrompono i puri di spirito: sono
seduttori, ladri, prostitute. Sarà. Ma è un circense senza radici,
con un nome ruvido e forte, a portare la magia. Dumitru danza con le
bestie feroci. Parla con i cavalli e i cavalli rispondono. Dumitru è
lo scoppio della femminilità nella volitiva Agata: un paio di tacchi
di vernice rossa che battono sul pavimento della chiesa locale, passi
a due sul balcone di domenica mattina, una misteriosa bambina che ha
il nome dell'isola e i poteri delle divinità. Il nuovo romanzo di
Paola Cereda ha un'anima latina. L'autrice, che ha raggiunto
notorietà e riconoscimenti con Dalla vita di Alfredo, ha
passato gli ultimi anni in Argentina, tra tanghi, attori, esotismo.
La nostalgia per quella terra converge in questo libro, che ne è
pieno, con risultati originalissimi. L'isola "immaginaria" che
galleggia placida e inamovibile al largo delle nostre coste è
nutrita per endovena di cose buone e una flebo di aghi, proteine
vitali e belle parole lascia che sangue caliente, dolce, spagnolo si
mescoli ad acqua e sale. Il risultato è particolare. Unico. Nel
bene, come nel male. Un vino rosato, sanguigno, con riflessi color
ambra, che apre lo stomaco alla fame, il cuore all'amore, l'estate
alle danze sul bagnasciuga, le spose alle attese. La storia di Agata
e Dumitru vive di accostamenti netti, che collidono e si fondono.
Fanno storcere il naso, ma devono essere sperimentati, per scoprisi
irresistibile. Assaggiati: come un gelato limone-cioccolato. Io
voglio asseggiate la salsa di Agata, adesso. C'è la ricetta
all'ultima pagina. Voglio capire che c'entrano le cotogne con lo
scalogno, il succo di limone con il timo e il latte, lo yogurt con la
ricotta e le scorzette di limone e arancia.
Ma che c'entrano, poi, i
popolani e i circensi, i fermi e i girovaghi, la pancia piena e il
buonumore? Tutto, forse niente. Tutto e niente. La Cereda addolcisce
gli animi con uno stile delicatissimo, vivace, garbato. Descrive
episodi meravigliosi e altri che, lì per lì, ti lasciano dubbi da
perderci il sonno. E' un mistero. Un alone miracoloso abbraccia il
tutto e i miracoli, anche i più bislacchi, accadono e basta. Non te
li spieghi mica, i miracoli. I trapezisti volano, i leoni si lasciano
morire di fame, le star sono ragazze comuni che, con lustrini,
rossetto e parrucca, diventano dive di Hollywood. Il circo, che
meraviglia! Trovarlo in un libro è sintomo di una mente iperattiva,
garanzia di incanto, certezza di economico intrattenimento. Che poi,
a me, nella realtà, mette una tristezza assurda. Maleducato,
chiassoso, sporco, lascia tracce di carovane in giro, rumori nel
cuore della notte, bestie mezze agonizzanti. In letteratura è
poesia, e nel romanzo di Paola non fa eccezione. Incantevole. Suggestivo. Questa è una storia che parte come una favola della
buonanotte e che, andando avanti, acquisisce un sapore vagamente
acre; le tinte grottesche di un film sperimentale. A metà tra Il
seme delle discordia, di Pappi
Corsicato, e Il profumo del mosto selvatico, un Chocolat tutto
mediterraneo, che preferisce il salato al dolce e chiede
all'impetuoso vento di Carnevale che apriva il romanzo di Joanne
Harris di restare per tutto l'anno. Tutto l'anno, per tutti gli
anni. Per imparare a leggerlo. E per imparare a convivere con un mare
assassino e santo che prende, ma poi ridà. Se chiedi al
vento di restare è un pensiero
fisso che ha un buon sapore. Una suggestiva e romantica locanda su un
porto di mare, che ti insegna il piacere di gustare la vita boccone
dopo boccone; di sederti a un tavolo, col tovagliolo sulle gambe e i
gomiti dritti dritti, e tentare una roulette russa di portate senza
eguali, miracoli inspiegabili, immacolate concezioni, morti e
resurrezioni. Tutto rigorosamente in salsa Agata, non
dimentichiamolo. E' omaggio della casa.
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: Vanessa Paradis – Tu si na cosa grande
(Versione originale: Domenico Modugno)
Lo sai vero che io aspetto con ansia le tue recensioni? Perché sono innamorata del modo in cui riesci a parlare dei libri in maniera così poetica. Sì, questa è una dichiarazione d'amore.
RispondiEliminaIn ogni caso non posso fare altro che mettere questo libro in wishlist.
Grazie mille, Charlie :3 Ma è merito dei libri. Se sanno ispirarmi, la recensione è ispirata. Buona domenica!
EliminaC'è poco da fare, mi piacciono troppo le tue recensioni.
RispondiEliminaNon conoscevo il libro, ma dopo una recensione del genere mi sembra d'obbligo inserirlo tra i libri da leggere.
Buona domenica:)
Grazie mille, Alice! Buona domenica anche a te (:
EliminaNon sembra male, però non sono sicura faccia proprio al caso mio °__° qualcosa nella mia testa dice "mmm" ed è orientata più verso il "no" però potrebbe anche piacermi chissà XD *eterna indecisa*
RispondiEliminaMah, è molto curioso. Uno di quei libri che devi leggere per poter inquadrare :)
EliminaNe abbiamo già parlato io e te, ma sentirti raccontarlo e descriverlo, come solo tu sai fare, rende questo romanzo più intenso e più vivo. Hai saputo ricreare alla grande l'atmosfera, elemento fondamentale di questa storia.
RispondiEliminaBè, ormai lo sai, grande amore per le tue recensioni ;)
Soniaaa...
Elimina:D
Ciao Mik ed ecco finalmente la tua recensione. Sono sincera questo titolo non mi aveva incuriosito granchè, sarà anche per la trama... non lo so.
RispondiEliminaCredo valga sicuramente la pena ma in questo momento ne ho davvero troppi da leggere e questo passa in secondo piano. Comunque bellissima recensione :)
Grazie mille, Lù. Ti piacerebbe, sai? :)
EliminaMik...accidentaccioooooooooooooooooo!!!!
RispondiElimina*____*
Ti aspettavo al varco, Dani! Ho tentato Fede, sul suo blog. Dovevi venire a vedere perché! :D
Eliminanon è uno di quel libri per i quali mi isferei gli occhi alla fioca luca della lampadina ikea che ho sul comodino, ma mai dire mai...
RispondiEliminaahahahahahah, adoro l'espressione che hai usato!
Eliminati dirò che non mi convince! passo questa volta!!!
RispondiEliminaCome vuoi :P
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