Lui, per metà coreano, è un secchione occhialuto con un inseparabile bastone da passeggio: da bambino, nell'incidente stradale che uccise la madre a Mulholland Drive, si ruppe il piede in ventisei punti. Lei, secondogenita di una facoltosa famiglia ebrea, è una giovane donna che ha imparato presto a scendere a compromessi per farsi strada in un mondo di soli uomini. I due si conoscono da bambini, nella sala giochi di un ospedale. Diventeranno inseparabili. Sembra l'inizio di una commedia romantica di quelle che piacciono a me, colte e ciarliere, ma Sam e Sally non si scambieranno mai neppure un bacio. Per questo, forse, la loro non è una grande fiaba d'amore? Il nuovo romanzo di Gabrielle Zevin – popolarissimo, a giusta ragione, sui social – è in realtà molto di più. È la storia di un lungo sodalizio creativo. È un'ode spassionata alla libertà degli anni Novanta e alla ricchezza del multiculturalismo. È una vicenda di profonda devozione. I protagonisti, messi alla prova dalla vita vera, si costruiscono mondi di fantasia su misura: progettano videogiochi.
Falle capire che ci sei. E, se puoi, portale un biscotto, un libro, un film. L'amicizia è un po' come avere un Tamagotchi.
Da semplice hobby, la loro passione diventerà un mestiere che li porterà fino a Los Angeles. E Ishigo, quel primo esperimento ispirato alle xilografie di Hokusai e ai poemi omerici, sarà un trampolino di lancio verso il sogno americano. Quando le cose si metteranno male – troppo narcisista Sam, troppo pretenziosa Sally –, stempererà i malumori Marx: migliore amico e produttore inizialmente nell'ombra, finirà per diventare il vostro personaggio del cuore; un po' come Ettore, l'eroe dell'Iliade che ama citare alla stregua di un mentore. Paragonato a Una vita come tante, Tomorrow and Tomorrow and Tomorrow regala ai suoi protagonisti più gioie che dolori, ma similmente riesce a catturare il tempo che scorre, i rapporti che mutano, il mondo che si evolve. Forgiati dai loro traumi, Sam e Sally si stimolano, supportano e aiutano per custodire il senso di meraviglia che ha guidato i loro primi passi. L'America, nel frattempo, diventerà sì più inclusiva, ma anche più folle; perderà il senso dell'umorismo e si perderà nel politicamente corretto; prometterà e, infine, si negherà. Vittima di un infondato pregiudizio da bontemponi, tacciati di essere ricettacolo di violenza e alienazione generazionale, i videogiochi si fanno in questa lettura antidoto contro la solitudine.
Tu non morirai mai. E, anche se fosse, mi basterebbe ricominciare un'altra partita.
I matrimoni omosessuali? Saranno contemplati, ad esempio, prima in un gioco nello stile di The Sims che nella Costituzione. Non lasciatevi ingannare dai toni brillantissimi, dalla copertina colorata, dall'eccezionale accoglienza online. L'autrice cita nel titolo un celebre monologo di Shakespeare e, con dolce amarezza, ragiona di eterni ritorni e del controllo illusorio offerto dalle console. Nella vita vera non possiamo ripristinare ciò che non va, resettare gli errori. Senza la possibilità di indossare i panni di un invincibile alter-ego, i limiti fisici sono destinati a rimanere tali e delle tragedie, indelebili, non è possibile fare un reset. Nei videogiochi nulla è mai per sempre, nemmeno la fine. Fuori, al contrario l'imprevedibilità dell'amore e l'irreparabilità della morte rendono ogni attimo una sfida. Ma, con un po' di coraggio, si può essere eroi. Anche senza joystick, anche senza check-point. Almeno per oggi. Domani, poi, chissà.
Il mio consiglio musicale: Mika – Stardust