lunedì 24 giugno 2019

Recensione: Il nostro giorno, di David Levithan

| Il nostro giorno, di David Levithan. Rizzoli, € 18, pp. 464 |

Ci sono ritorni che aspettavi senza saperlo. È successo con Il nostro giorno: all'apparenza seguito fuori tempo massimo del romanzo di David Levithan, letto e adorato negli anni del liceo, ha temporeggiato sei anni prima di riprendere le redini del capitolo precedente – nel mentre ci sono stati un capitolo intermedio raccontato dal punto di vista della coprotagonista, purtroppo mai letto, e l'omonimo film di Michael Sucsy, sottovalutato dagli spettatori ma comunque ottimo per rinfrescarsi la memoria. Ho salutato i protagonisti a diciannove anni, così, ma allo stesso tempo, al cinema, l'ho fatto giusto la scorsa estate. Ora come allora quel finale dolce-amaro, sospeso nei forse, mi era sembrato perfetto: non sono per le precisazioni a ogni costo – mi piace il mistero dell'inspiegato –, né per il lieto fine delle fiabe. L'idea di saperne di più, onestamente, attraeva e spaventava. E se, giovanissimo ai tempi, mi fossi lasciato andare a un entusiasmo ingiustificato con la lettura di Ogni giorno? E se l'autore avesse rovinato tutto, rivangando la storia d'amore fra A e Rhiannon per un pubblico ormai fuori target? Il sospetto mi ha fatto compagnia, e mi ha fatto preoccupare, per le prime pagine. Seguito diretto del predecessore, Il nostro giorno è infatti ambientato a poche settimane di distanza dagli avvenimenti del capitolo introduttivo. Ricordiamo a grandi linee la peculiarità della trama: nel momento del risveglio l'anima di A viaggia da un corpo all'altro. A volte maschio, a volte femmina, vive la maledizione di cambiare ogni giorno pelle ma il privilegio, d'altro canto, di vestire i panni di qualcun altro. Straordinario portavoce di empatia e tolleranza, finiva per violare le regole innamorandosi di Rhiannon: sedicenne di aperte vedute che ogni giorno, qualsiasi fosse il suo aspetto, ne ricambiava i sentimenti.

Ci viene detto che le parole più potenti del mondo sono “ti amo”. E anche se penso che siano potenti, penso che questa frase lo sia altrettanto: “Ho iniziato a conoscerti, e voglio conoscerti di più”.

Per il bene di entrambi, non poteva durare. Ma, come leggiamo, si sono accorti presto di non saper fare a meno l'uno dell'altra. Anche se nel frattempo lei si è fidanzata con Alexander, il ragazzo perfetto, e ha un piede in due scarpe. Anche se lui, fedelissimo, è vittima di una violenta crisi di identità. Non ci vorrà molto per scambiarsi messaggi e canzoni in chat. Per ricascarci, lasciandosi dietro tracce inequivocabili per il piacere perverso di X: alter-ego del protagonista, è un villain in piena regola – infesta i corpi degli ospiti come farebbe una presenza demoniaca, uccide, minaccia – ma, a differenza dei cattivi da fumetto, a muoverlo sono più i dolori di un'esistenza in solitaria che i piani criminali. Ai lati opposti di una simile barricata, A e la sua metà oscura devono decidere da che parte stare; accanto a chi svegliarsi. Deve essere per forza un viaggio solitario, il loro? Cos'è giusto per i corpi invasi, e cosa per quelle anime erranti? Il nostro giorno è un romanzo maturo. Da un lato, il faccia a faccia fra i Viaggiatori porta alla luce questioni etiche e dilemmi morali, con congetture che oscillano fra filosofia, scienza e fede; dall'altro, invece, la strana relazione a distanza con Rhiannon, a ben vedere, non è tutta rose e fiori. L'adolescente è chiamata ancora una volta a giostrarsi fra amicizie e futuro, macinare chilometri in macchina, mentire. Provata dagli abbandoni e dagli andirivieni, appare più disincantata, rischiando di arrivare già stanca a incontri goduti quindi a metà. Mancarsi, però, è meglio che deludersi?

Ciò che c'è tra noi, be', di sicuro non è una cosa normale. Ma il punto, quando si ama qualcuno, è che sei tu a scrivere la tua versione della normalità. Ed è esattamente questo che faremo. […] Noi saremo onesti e condivideremo le nostre vite. Faremo dei casini e ci daremo una mano a vicenda per risolverli. Faremo degli errori, soprattutto a proposito dei nostri sentimenti. Però ci saremo, nei giorni belli e in quelli brutti. Perché io non voglio che tu sia qualcuno con cui esco, A, o che tu faccia dentro e fuori dalla mia vita: voglio che tu sia la mia costante.

Compendio d'azione e introspezione, con l'aggiunta vincente di piccoli inserti thriller, il ritorno in libreria di David Levithan conferma la sua bravura al di sopra della media in materia di Young Adult. Questa volta ha scelto una struttura polifonica di punti di vista speculari, regalandoci passaggi che appaiono veri gioielli di scrittura creativa – il soggiorno di A nel corpo di un ragazzo iperattivo, scosso da un terremoto di input chimici, o la storia parallela di due adolescenti dai sentimenti incerti a un convegno di letteratura queer –, dolcissimi appuntamenti galanti – su una panchina innevata a Central Park dove sarebbe bello invecchiare insieme, davanti ai capolavori impressionisti al Met, durante una marcia per l'uguaglianza a Washington DC –, spiragli di un mondo ben più popoloso del previsto – a sorpresa scopriamo che ci sono altri nella condizione di A, e si confessano nei forum anonimi, e lanciano preoccupanti segnali d'aiuto.

Mi sono tenuta stretta le mie storie capendo che ciascuno di noi ne contiene una moltitudine e che nessuna racconta esattamente la stessa cosa. Ciascuno di noi ha dentro di sé almeno una storia che a raccontarla ci spezza il cuore. Ciascuno ha almeno una storia in cui siamo sorpresi della nostra stessa forza d'animo e una storia che non si è mai avverata e che più di tutte avremmo voluto poter raccontare. Spesso non è colpa nostra se questa storia non è mai diventata vera; spesso siamo rimasti bloccati nell'attesa che le storie di altri combaciassero con le nostre.

Delicato e moderno, educativo senza mai salire in cattedra con inutili pretese di verità, Il nostro giorno per fortuna non dice troppo né si snatura. Diverso ma uguale, attento alle questioni di genere con l'intelligenza di sempre, nell'era della presidenza Trump torna a riflettere su sesso e identità, armonia e compartecipazione, attraverso un'ordinaria relazione fra ragazzi straordinari. A e Rhiannon hanno una nuova lezione da imparare, nuove parole per definire un sentimento che travalica i confini di amore e amicizia. Il cuore, infatti, è un organo capiente. Possiamo amare a lungo e di più, senza vincoli, a patto di non sacrificare noi stessi: non siamo fatti in fondo per consacrare la nostra vita a una sola persona, a una sola battaglia. Il sopraggiungere della mezzanotte vanificherà tutti gli sforzi? Il carpe diem secondo David Levithan passa allora da qui: un romanzo puntuale nel suo essere in ritardo, che a colpi d'arte risarcisce gli orfani inconsolabili di Sense8 – siamo tele astratte di Rothko, non forme predefinite – e, nel mese del pride, a testa alta, marcia con l'arcobaleno di tutti i suoi colori.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: P!nk – What About Us

6 commenti:

  1. Non ho mai preso in considerazione questo autore... Che dici, può essere adatto a un'attempata quarantenne come me?
    Bella recensione come sempre!

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    1. Grazie mille, Dany!
      Penso proprio di sì, perché non è mai troppo tardi per imparare (o ripassare) lezioni di queste.

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  2. Wow, sono contenta di leggere una recensione positiva! Avevo paura potessimo incorrere in una delusione 😊 sono contenta che per te non si sia rivelata tale😊

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    1. Di recensioni al momento se ne leggono poche, effettivamente, ed è stato meglio così. Con basse aspettative e molti timori, l'ho trovato davvero ispirato e semplice.

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  3. Il film si era rivelato davvero caruccio, ma aspetto una nuova trasposizione che su carta potrei trovare più difficoltà, anche se il target è maturato.

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    1. Dato il flop del film, che negli USA penso non sia passato neanche in sala, ho i miei dubbi sul futuro della serie cinematografica...

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