lunedì 9 aprile 2018

Recensione: La scatola dei bottoni di Gwendy, di Stephen King e Richard Chizmar

| La scatola dei bottoni di Gwendy, Sperling & Kupfer, € 17,90, pp. 240 |

L'arrivo di Stephen King in libreria somiglia sempre a un regalo che non vedi l'ora di scartare. Cosa vuole saperne la tua pazienza davanti a una copertina così, bellissima. Cosa possono fare gli altri romanzi impilati sul comodino, gli acquisti più necessari, se il Re ordina – la massima dedizione, l'acquisto – e tu, umile suddito che tutto vuole tranne opporre resistenza, non puoi fare altro che obbedirgli.
Anche se, nella foga inumana con cui ormai ritorna, non hai trovato ancora il momento per gustarti la sua precedente collaborazione, Sleeping Beauties.
Anche se l'originalità a cui ci ha abituati, fra regali pericolosi e patti dal sapore mefistofelico, questa volta non abita nella città in cui il Male è di casa. Castle Rock, Maine. Protagonista di una serie TV di prossima uscita, degli intramontabili Stand By Me e Cose Preziose (per citarne un paio) e, ancora una volta, di una catena ininterrotta di sfortunati accidenti. Dall'alto della Scala del Suicidio, riuscirebbe a scorgerla tutta a colpo d'occhio Gwendy Peterson: dodici anni, qualche chilo in eccesso che le ha portato gli sfottò dei bulli e le scarpette da corsa ai piedi, le profferte ammalianti dello sconosciuto in nero che da giorni la osserva da una panchina. Cosa potrebbe desiderare una bambina pronta a lasciarsi alle spalle le elementari per la prima media, la ciccia dell'infanzia per la fioritura dell'adolescenza? Corrono gli anni Settanta. Richard Farris, una bombetta dotata di vita propria in cima alla testa e due occhi diabolici, ha ogni soluzione a portata di mano. Se ne stanno strette strette nella scatola del mistero di cui la protagonista, un giorno, diventa custode: otto pulsanti colorati, due levette ai lati, e la cassettina elargisce per magia cioccolatini dietetici e monete d'argento. Qualcosa, però, suggerisce a Gwendy che è meglio non giocare con quei bottoni: sono simili, infatti, a quelli che in piena Guerra Fredda si vociferava avessero i dittatori esteri (pensate oggi alle minacce del coreano Kim Jong-un) per radere al suolo gli Stati Uniti d'America.

«Una scatola dei bottoni. La tua scatola. Guarda [...] I bottoni sono molto duri da schiacciare», continua Farris. «Dovrai usare il pollice e fare forza. Una vera fortuna, dammi retta. Meglio non confondersi, oh no. Soprattutto non con quello nero.»

La protagonista cresce, ma con quel segreto sepolto sul fondo dell'armadio: non abbastanza al sicuro. Non ha più bisogno degli occhiali da vista, i suoi genitori smettono di bere e di darsi addosso e la sua popolarità, cresciuta in maniera esponenziale, le fa dimenticare le angherie subite e a malincuore le migliori amicizie. A che prezzo? La scatola dei bottoni di Gwendy è il caso di coscienza di una ragazza qualsiasi che, baciata dalla fortuna su un pendio che prometteva sin dal nome grosse sciagure, diventa graziata e invulnerabile: artefice e annientatrice, suo malgrado, dell'esistenza del prossimo. Questo nuovo King a quattro mani si divora in una mattina di primavera – leggendolo ho pensato alle illustrazioni e alla brevità di Unico indizio la luna piena, raro eppure altrettanto dimenticabile – ma non sorprende e, se coinvolge, sa farlo lì per lì. I ricordi picchiano contro quelli di un racconto di Richard Matheson, che al cinema ha già ispirato il thriller The Box, e quel genio della lampada a lutto sembra ricordare un po' perfino il Mastandrea del recente The Place. I brividi e le riflessioni etiche scarseggiano. Di scatola, a dirla tutta, preferivamo quella a forma di cuore dell'esordio del figlio Joe Hill.

A forza di se c'è il rischio di impazzire, mia cara.

Storia antica come il mondo, nemmeno troppo rinfrescata da un autore che qui c'è e non c'è, il romanzo è infatti un innocuo gotico per giovanissimi dal solito effetto amarcord e dal solido tocco da Mida. Peccato permangano i difetti dei racconti dal respiro breve, dei déjà vu, che non possono o non vogliono diventare pietra preziosa. Non di certo in questo polveroso cimelio: indispensabile soltanto per fan inguaribili, con il pallino per i dolcetti d'alta pasticceria, il lato oscuro dei desideri e gli oggetti d'antiquariato. Dove non è tutto oro quel che luccica.
Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Doris Day - Dream a Little Dream of Me

23 commenti:

  1. Capisco la tua sensazione del regalo da scartare anche se, ultimamente, quanto io scarto questo autore resto un po' a bocca asciutta, come quando a Natale mi regalano il solito soprammobile inutile cinese... Ho nostalgia del Re della mia adolescenza e non riesco a non vivere di ricordi! ;)

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    1. Hai reso perfettamente l'idea, Dany, anche se devo dire la verità. Checché se ne dica, romanzo più e romanzo meno, sono anni che non mi delude, non del tutto.
      Nemmeno in questo caso, nonostante le tre stelle finali.

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    2. No per carità, neanche io posso parlare di delusione totale però da King mi aspetto il top e, se tolgo Doctor sleep che ho adorato, ultimamente reato sempre ad un livello di soddisfazione medio. ;)

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    3. Ah, quello sì. Ma adoro vedere (anzi, leggere) come si diverte alla sua non più verde età. ;)

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  2. Sono una fan inguaribile del Re quindi ogni suo scritto, difetti compresi, è un momento di comunione con il lato oscuro che alberga in noi :)

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    1. Considerando che è proprio questo il tema del romanzo, potrebbe non dispiacerti affatto!

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  3. vedo che abbiamo lo stesso difetto: per quanti libri stanno lì impilati, il Re è sempre il Re ;) Io ho lì avevo in pila Sleeping Beauties che avrei già letto non fosse che mia madre me l'ha prontamente rubato. Questo nuovo l'ho visto in libreria e non l'ho ancora acquistato, però anche a me a naso sapeva di romanzetto "tappabuco" tipico di King. Alterna capolavori ad altri che non lo sono, e che non riescono ad essere all'altezza dei "fratelloni" letterari.

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    1. Proprio così, Rose.
      Confidiamo nel prossimo, e rispolveriamo Sleeping Beauties. :)

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  4. diciamo che prima di questo ne ho a pacchi di altri libri di king da leggere!XD

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    1. Beata te, posso dirlo?
      Okay che King non letti saltano sempre fuori, anche nel caso mio.

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    1. Brutto non è, per carità, ma non saprei bene come collocarlo. Nel dubbio, dico, solo per fan.

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    2. Allora almeno lo prendo per la biblioteca? Che dici?

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    3. Certo che sì, anche solo per l'impaginazione è una chicca tutta da sfogliare. :)

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  6. Io prima o poi lo recupererò comunque.
    Tanto non è che mi aspettassi chissà cosa.

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  7. Mi sento una bruttissima persona che non ha mai letto King e mi sento sempre un imbucato alle feste. Devo dire però che ne leggo sempre volentieri e mi pare che da più part abbia sentito che gli ultimi suoi libri non siano all'altezza degli altri precedenti.

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    1. C'è del vero, ma tanto fa la nostalgia dei fan bontemponi. Non è il King degli anni Ottanta, ma scrive da Dio, sempre e comunque. Leggilo presto.

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  8. Nn sono una fan accanita, infatti ho letto poco di king, pur riconoscendo che è un "grande".
    Ammetto che proprio per questo, lo leggerei a occhi chiusi,compreso quest ultimo romanzo, ma ci sta che gli estimatori o cmq chi lo "conosce" meglio, rimpiangano il Re di qualche anno fa...
    Cmq alla penso che nel complesso ne valga la pena, immagino non deluda mai in maniera drastica :-D

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  9. Se non ha entusiasmato nemmeno te, figuriamoci che effetto potrebbe avere su un non-suddito del Re come me...
    E se poi c'è pure un personaggio che ricorda il peggior Mastandrea recente, ancora peggio.

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    1. Considera, però, che c'è anche uno spiccato elemento teen che non ti dispiacerebbe...

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  10. Peccato non ti abbia soddisfatto... in generale comunque sto sentendo parecchie opinioni un po' così anche da molti suoi grandissimi fan!
    Io darò senz'altro la precedenza ad altro di suo!

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