martedì 14 novembre 2017

Recensione: Ci vediamo un giorno di questi, di Federica Bosco

|Ci vediamo un giorno di questi, di Federica Bosco. Garzanti, € 16,90, pp. 310 |

A volte, basta tanto così a far scattare la scintilla. Uno scambio di merende a rincreazione, ad esempio: vorresti questi biscotti biologici in cambio di un morso del tuo panino al prosciutto? La riservata Ludovica non sa dire di no alla sfacciata esuberanza di Caterina, l'unica bambina a scuola che sembra accorgersi di lei. Al suono della campanella sono già migliori amiche. Lo saranno per tutta la vita che resta, nella buona e nella cattiva sorte.
A volte, basta tanto così per scoprirsi soddisfatti, dopo letture intense, impegnative o semplicemente deludenti: la freschezza di quella Federica Bosco, ad esempio, che prima o poi mi toccava proprio conoscere. Volevo la leggerezza e, senza troppa sorpresa, ho trovato qualcos'altro: qualcosa di più. Lo scrivevano in rete gli affezionati di un'autrice con la quale, tra cinema e televisione, saghe per ragazzi e chick lit, è impossibile stare al passo. Quest'anno mi ha aspettato in fondo al molo della copertina. Con qualche nuvola all'orizzonte, il mare come una tavola e una storia adulta, su una forma d'amore che non aveva ancora raccontato. Perché l'amicizia tra Cate e Ludo, sì, sempre amore è. E, come ogni amore che si rispetti, ha i suoi alti e bassi, le sue gelosie, i suoi conflitti di interessi.

L'amore di chi ti sta accanto non ti guida mai nella direzione sbagliata.

La prima, mamma single che non ha mai dato spiegazioni sull'identità del padre di suo figlio, salta nel vuoto per atterrare agilmente in piedi: ha sprezzo del pericolo e un'attività – un centro olistico nel cuore di Genova – che, alla faccia degli scettici, non conosce crisi. La seconda tira invece a campare come se non avesse più scelta: un lavoro in banca noiosissimo, la relazione abitudinaria con il possessivo Paolo, i pochi bagagli a mano di chi ha paura di costruirsi un futuro e quindi vive giorno per giorno, un passo dopo l'altro. Quanto ha sacrificato per seguire Cate sulle montagne russe, e quanto dovrà sacrificare ancora? Quanto pesa il dubbio che la loro invidiata affinità elettiva l'abbia fatta vivere nell'ombra, appesa alle scelte volubili dell'altra? Ci si ritrova a tavola però, in cene popolose e colorate a festa come in un film di Ozpetek, e tutto passa. Forse, anche la tempesta che tra le pagine minaccia di separarle. A quarant'anni, la protagonista dovrà contare sul suo solo senso dell'orientamento: imparare a nuotare dove non si tocca, e a portare in salvo anche una Caterina che d'un tratto non sembra più così inarrestabile. Si passa attraverso le gravidanze, i matrimoni, la malattia e la violenza domestica, i biglietti aerei in missione dall'altra parte del mondo. Si pensa finalmente a sé stessi, anche se un deus ex machina – un'amica che è un architetto di felicità e buone intenzioni – pianifica disastrosi incontri su Tinder, lasciti scaramantici e case per cagnetti disabili.

Perché il cuore è sempre un ingenuo idiota, che crede che gli altri ti ameranno sempre anche se non ti hanno mai amato, che gli altri soffrano per te anche se non hanno mai sofferto, e soprattutto che chi ti ha fatto male non si rifarà mai e poi mai una vita, ma continuerà a scontare un'eterna fila di delusioni a catena come fossero una maledizione, finendo per rimpiangerti.
Ma questo non succede mai. Vanno tutti avanti proprio come vai avanti tu.

La Bosco ha una parola buona per tutti, infischiandosene del rischio di risultare banale. Frizzante e propositiva, non si piange addosso. Coi suoi alti e bassi, i suoi grandi momenti di sincerità e qualche esagerazione di troppo, ma un bene – il calore in pancia, in petto – che per fortuna ha la meglio sui difetti sparsi. Ci vediamo un giorno di questi è una commedia degli equivoci (e quanti ce ne riserva, quella bastarda impenitente della vita) che fa bene anche facendo male. Un album di ricordi lungo, vario, pieno zeppo, che non sbiadisce in fretta. Si riconoscono a colpo d'occhio i soggetti principali, infatti, e saranno sempre i soliti due. La mora e la rossa, quella istintiva e quella flemmativa: amiche, sorelle, contro l'inerzia e i rovesci di fortuna. Mi hanno ricordato Toni Collette e Drew Barrymore nel buffo e struggente Miss You Already, che sbronze e terrorizzate cantavano abbracciate i R.E.M. Capisci subito perché si vogliono tanto bene. Alla fine gliene ho voluto anch'io, in un anno in cui sto imparando ad aprirmi, a fidarmi. In cui, da solitario cronico, sto capendo che non poteva mancarmi quello che non avevo mai conosciuto. Ora mi manca.
Federica, ci rivediamo un giorno di questi: presto. Ora potresti mancarmi anche tu.
Il mio voto: ★★½
Il mio consiglio musicale: Levante – Abbi cura di te

17 commenti:

  1. Diciamo che cercando leggerezza non sei caduto proprio bene! ;)
    Anche per me è stato primo approccio con questa autrice che mi ha stupito! Anche io conto di rivederla... presto!
    E comunque mi piace il tuo "sto imparando ad aprirmi, a fidarmi." :*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In realtà, pesante non l'ho trovato nonostante tutto. Pregio o difetto?
      E sì, piace anche a me. :)

      Elimina
    2. Non pesante ma di certo non il più scanzonato tra i suoi! ;)

      Elimina
    3. L'equilibrio che ci piace, insomma!

      Elimina
  2. Una delle frasi che usavo da adolescente quando mi incazzavo con qualcuno. ahahah
    Solo per questo titolo meriterebbe di essere recuperato. :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahahahah, una variante di "Ci vediamo fuori", in effetti.

      Elimina
  3. Ciao! Bene sono felice che tu abbia conosciuto Federica, la mia cara, tanto amata Federica, che ammiro per il suo saper scrivere di tutto, invidio per la sua capacità di adattamento, idolatro per il suo saper mettersi nei l’anni dei lettori a cui sono rivolti i suoi romanzi. Questo per me è il suo Top di gamma, anche se, paragonare storie così diverse in realtà risulta complesso, ma “ci rivediamo un giorno di questi” mi ha regalato emozioni contrapposte tra loro e ne è venuta fuori una cosa bellissima. A presto, un abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Baba! Come ho scritto, sarò felice di indagare. Di scoprire un'altra Federica. La vedo una che cambia, che si adatta, che cresce, e la cosa mi affascina.

      Elimina
  4. Visti gli scogli incontrati ultimamente, dico basta a classici e mattoni e voglio leggerezza. Di quella seria, però.
    Segno qua, segno di là, intanto mi concedo alla Gamberale annuale (L'amore quando c'era) e mi sento già meglio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oh, carinissimo L'amore quando c'era.
      Anch'io vado di Gamberale, con la ristampa della Zona cieca, che ricordo che avevi già letto.

      Elimina
  5. La bosco è una di quelle autrici italiane che mi manca. Urge colmare la lacuna, magari con questo.
    La inserisco nella wishlist... del 2018...! O.o

    RispondiElimina
  6. spero in un regalo natalizio, ho tutti i suoi libri ma devo recuperarne la lettura di alcuni..mi piace molto come autrice e come persona. :)

    RispondiElimina
  7. Fin dalla prima parte del post mi era venuto in mente Miss You Already, e infatti... :)

    Leggerezza con qualcosa in più?
    Se quel qualcosa in più non è il buonismo, mi sa che potrei anche recuperarlo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ogni tanto, dato il tema, quello rischia di far capolino. Manca il politicamente scorretto di Miss You Already.
      Però funziona, nella sua prevedibilità, senza risultare inutilmente pietoso.

      Elimina