lunedì 20 febbraio 2017

Recensione: Sono cose da grandi, di Simona Sparaco

E finché sarò in vita, amore mio, ti prometto che farò di tutto per redere la nostra casa, la nostra realtà, un luogo in cui valga la pena fare ritorno.

Titolo: Sono cose da grandi
Autrice: Simona Sparaco
Editore: Einaudi
Numero di pagine: 98
Prezzo: € 12,00
Sinossi: Un giorno, davanti alla televisione, per la prima volta Simona riconosce negli occhi del figlio la paura. E non è la paura catartica delle fiabe, è quella suscitata dalla violenza del mondo. La frase usata fino ad allora per proteggerlo «sono cose da grandi» non funziona piú. Cosí decide di rivolgersi a lui, con semplicità, per dirgli ciò che sulla paura ha imparato. Ma anche per raccontargli la dolcezza di una vita quotidiana a due, tra barattoli pieni di insetti e scatole magiche dove custodire i propri desideri. Scrivendogli scopre la propria fragilità, e in questa fragilità, paradossalmente, una forza. In questo tempo incerto e minaccioso, una madre prova a decifrare il mondo per suo figlio, reinventandolo attraverso i giochi e le storie che crea ogni giorno per lui.

                                  La recensione
In Nessuno si salva da solo c'è una scena che mi è rimasta impressa. Delia – nella versione cinematografica, una Jasmine Trinca bravissima e scostante – viene colta da una crisi di panico all'Ikea. Perde d'occhio Cosmo, il figlio piccolo, e l'ansia la blocca. Pensa a un rapimento. Poi, in ordine sparso, a malanni ormai debellati e a scene catastrofiche. Sembra assurda, lì per lì, ma ho intuito che è così che va. Ho ripensato agli schiaffi quando i miei genitori mi perdevano d'occhio e, in cuor loro, erano solo felici di avermi ritrovato. Ho capito che, quando metti al mondo qualcuno, è impossibile rassegnarsi alla serenità. Ecco le madri in piedi, in pigiama, se il sabato sera torni tardi. Ecco i rimproveri, sempre gli stessi, che sono sintomo d'affetto. Le ansie e i grattacapi dei genitori di oggi sono uguali a quelle dei genitori di ieri? Le raccomandazioni – i vari guarda a destra e a sinistra prima di attraversare, i non accettare caramelle dagli sconosciuti – sono cambiate? Simona Sparaco, scoperta lo scorso anno con Equazione di un amore e ritrovata a gennaio con il più datato Se chiudo gli occhi, è tornata in libreria con cento pagine che parlano di lei e di un adorabile quattrenne che ha il nome di mio fratello e un'incantata visione del mondo. In casa sono soltanto lei e Diego: si bastano. Hanno un macinino che porta un soprannome buffo, un cane e un uomo altrove, Valter, che chiama ogni sera per non far pesare la sua lontananza. Figlio di genitori separati, Diego cresce sano, sensibile e curioso. 
Vive sereno, con una mamma scrittrice che gli ha insegnato la particolarità delle famiglie contemporanee e l'effetto terapeutico delle storie. La scorsa estate, però, succede qualcosa. L'attentato a Nizza, il centro Italia che trema. La TV che trasmette d'un tratto immagini di morte, e non si fa abbastanza in fretta per raggiungere il telecomando e cambiare canale. Il bambino è in quella fase in cui ha una domanda per tutto. Come difenderlo senza fargli vivere una bugia? Come ammonirlo senza contagiarlo con la paura? Come preservarlo senza costruirgli intorno una campana di vetro? Si fa prima a cercare le risposte che le scuse, ha intuito Simona: una donna che mette sempre del suo nei personaggi, un'autrice che si mette a nudo. Tra le pagine, questa volta, gli aneddoti grandi e piccoli, le riflessioni sparse sull'allarmismo e il pregiudizio. La verità senza fronzoli, che mi rende impossibile misurare le pagine col righello o assegnare le classiche stelline di Anobii. Sono cose da grandi, sì: da genitori che, un giorno, giungeranno inevitabilmente a riflessioni simili. Ci vorrà il tempo per capirle e, magari, tornare a leggerle. Sposarsi, fare figli, sono un salto nel vuoto. Quanto coraggio ci vuole, quanto amore, per regalarsi un figlio in questi tempi malsicuri? La terra è come un'immensa tartaruga, noi siamo sul suo guscio: ci stringiamo per non cadere. Di alcuni camion, anche se il tuo eroe è il ragazzo che lavora per la nettezza urbana, c'è di che preoccuparsi. Sono cose da grandi si legge in un niente, ed è in un niente che ti tocca. Una lettera delicatissima, lieve ma tutt'altro che impalpabile, ispirata a punti di domanda che incalzano. A ferite che non smettono di prudere, se non arriva una farfalla in vola a distrarci.
Il mio consiglio musicale: Cat Stevens – Wild World

12 commenti:

  1. ..che ti devo dire, raccontato così, mi fai venire voglia di leggerlo. Figli non ne ho, ma ho un nipote piccolino e quelle domande sono un po' anche le mie.

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    1. Figurati che io poco tollero perfino i bambini - nei primi anni di liceo tutto il contrario, ho dato anche un po' di ripetizioni qui e lì: mi sono guastato dopo -, però Diego e Simona, con domande che indubbiamente sono quelle che si pongono grandi e piccoli, colpiscono. :)

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  2. Sono cose da grandi...
    io però preferisco le cose da piccoli, quindi mi sa che passo ahahah :)

    Cacchiate a parte, non sembra malaccio.

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    1. Assolutamente!
      Però mi ha ricordato un po' un post dei Ford, quando è nata la bimba un annetto fa. Quindi tu andrai in un'altra direzione per partito preso. :-P

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  3. Io invece sono proprio grande, mio malgrado, quindi lo leggerò.
    Vi illudete però se pensate che crescerete. Non lo dico con acrimonia: si resta sempre quelli che si è, anche quando si hanno dei figli.
    E' una cosa bella e brutta allo stesso tempo.
    ciao da Lea

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  4. Ciao Michele, io ho una bambina di poco più di tre anni che è entrata nella fase dei perchè. Peppè mamma? Peppè i bimbi picchiano? Peppè....
    E sai ch alcune volte è proprio difficile rispondere, specialmente quando le risposte riguardano i sentimenti. Quanto coraggio ci vuole per regalarsi dei figli...tanto, a volte troppo, a volte solo l'incoscienza può farti decidere di averne ma io, che credo che tutto possa cambiare, dico che i bimbi se cresciuti da forti sentimenti miglioreranno il mondo! Sicuramente lo leggerò

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    1. Ciao Nunzia! Direi che è proprio la lettura che fa per te e la tua bambina. Mentre leggevo, l'ho consigliato subito alla nostra "collega" Stefania.
      E concordo, i bambini si adattano a tutto e comprendono. Il resto, sono scuse dei grandi. Anche se a fin di bene. :)

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  5. Non ho figli ma ho quattro nipoti di cui due proprio nell'età in cui cominciano a guardare oltre la loro casa e la loro famiglia e scoprono che - incredibile ma vero - oltre ai loro genitori, ai familiari, agli amici e ai giochi, esiste un mondo.
    Dato che ha spesso a che fare con loro a volte mi domando com'è spiegare le cose ai bambini, soprattutto i fatti più tragici o le cose brutte o delicate. Si deve far passare un'idea senza traumatizzarli però in modo che capiscano.
    Insomma, questo libro mi ha incuriosita parecchio, anche perché a volte, se ci penso, io stessa sono presa dalla paura di quello che accade nel mondo! Magari tranquillizzerà anche me xD

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    1. Direi di sì, Patty. Tutti, indipendentemente dall'età o dal ruolo che ricopriamo, di questi tempi abbiamo proprio bisogno di una parola di conforto. Che sembra niente, ma invece... :)

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  6. Lo avevo adocchiato. Non ho bimbi ma sono attratta da questo libro e il fatto che nn sia grosso mi incoraggia ad inserirlo tra le mie letture.
    Bella la tua associazione iniziale a quella particolare scena di Nessuno si salva da solo,la ricordo bene....

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