Ciao
a tutti! Questa mattina, la recensione di un romanzo di recente
uscita. Forse, uno dei più attesi in questi primi mesi dell'anno.
Dopo Multiversum (la mia recensione qui), Leonardo Patrignani
e i suoi giovani protagonisti tornano per il secondo capitolo di una fortunata trilogia, inaugurata lo scorso anno e già tradotta in dieci lingue. Le mie impressioni?
Tutto nella recensione! Ringraziando la Mondadori e l'autore, vi auguro una buona lettura ;)
In
quel bacio c'era il ciclo della natura che iniziava, si evolveva e
terminava, per poi rinascere ancora. C'era
l'amore. La loro fortezza inespugnabile. Il loro scrigno segreto.
Oltre la vita, oltre l'eterno.
Titolo:
Memoria. Multiversum
Autore:
Leonardo Patrignani
Editore:
Mondadori “Chrysalide”
Numero
di pagine: 331
Prezzo:
€ 17,00
Data
di pubblicazione: 19 Febbraio 2013
Sinossi:
Alex, Jenny e Marco hanno provato sulla loro pelle cosa vuol dire
perdersi nelle infinite strade del Multiverso. Ora, però, non sanno
come uscire da Memoria, una dimensione mentale, non meno chiusa di
una gabbia, nella quale vedono solo ciò che ricordano. Mentre i
secoli trascorrono dopo la fine della loro civiltà, una nuova Era
comincia sul pianeta Terra.
Ma in che modo si possono usare i ricordi
per fuggire da Memoria e scampare all'eterna condanna? Quali segreti
disseppelliti dal passato permetteranno loro di risvegliarsi nel
futuro?
La recensione
Ed
è finito. Così. Veloce come è iniziato. Troppo in fretta.
L'epilogo.
La fine. The end. I ringraziamenti conclusivi, e giù il sipario.
Il
capitolo centrale di una delle più fortunate trilogie
italiane, dopo qualche intensa ora di lettura, è riposto sullo
scaffale, accanto al suo bel predecessore. Com'è stato? Difficile
spiegarlo. Quasi impossibile stilare il racconto di un viaggio
intrapreso a cavallo di tutte le dimensioni possibili, ed eppure
custodito in una piccola bambola russa a forma di libro; riposto in
una libreria, compresso tra le righe di una prosa che sembra crescere
di opera in opera, destinato a ricondurmi alla familiarità della mia
casa solo ad avventura ultimata. Memoria ha inizio esattamente dove
Multiversum si era
concluso.
In
maniera violenta, nervosa, repentina, sono stato costretto a
ricordare. Di Alex, Jenny e Marco. E di una Barcellona spettrale
animata da ricordi collettivi. E di un orizzonte piatto come un
bianco vuoto cosmico. Sono stato catapultato lì dalla prima pagina. Io
e i protagonisti ci siamo rivolti sorrisi timidi, di circostanza; gli
stessi che ci si scambia con un amico che non si vede dal suono
dell'ultima campanella prima delle vacanze estive. Sono
stato subito messo al corrente degli attimi di vita che mi ero perso.
I primi diverbi, le prime divergente, le prime crepe sullo scudo di
tre sopravvissuti al fuoco, alla distruzione e al respiro smorzato
della Terra che muore. Attimi che durano un centinaio di pagine,
qualche giorno, o un paio di secoli. Magari cinque. Giriamo
pagina e, d'un tratto, le spire nebbiose della nebbia di quel limbo
senza tempo si staccano una ad una, cadendo a terra come pelle
vecchia insieme ai limiti fisici che rappresentano. E' una sorta di
gioco di prestigio, ma senza trucchi. In
una pagina siamo a Memoria, nell'altra i nostri piedi sono oltre la
soglia del futuro. Quello che nessuno della nostra generazione potrà
mai vedere, ma che per i tre amici è reale. Grattacieli che bucano
le nuvole, al di là di un banco di onde e di un letto scavato in
vetro infrangibile. Un
nuovo inizio, un nuovo cielo, ma sempre loro. Giovani, speciali,
all'improvviso lontani. Dalle partite di basket, da lunghe vasche da
percorrere a frenetiche bracciate, da siti da penetrare a colpi di
click. Lontani tra loro, sballottati negli abissi dello spazio e del
tempo, ma non dai lettori, che, dopo un anno di attesa, li
seguirebbero in capo al mondo... La
conoscenza di una nuova società distopica ha inizio.
I
suoi retroscena, i suoi torbidi doppi giochi, si leggono tra i
pensieri di Ben, un uomo dalla libertà negata che viaggia su un
sottomarino a ventimila leghe sotto i mari: passeggero, accorto
impiegato, prigioniero (in)consapevole di un'autorità che gli dà
denaro e aria da respirare, ma tenendolo sotto la minaccia di uno
schiaffo. Allontanarsi dalle rotte stabilite è proibito. Ribellarsi
è mortale.
Ma un segreto lo aspetta sul fondale, e con esso una
prima ragione per lottare. In maniera imprevedibile, oltre ogni
logica e certezza, la sua vita è legata embrionalmente a quella di
Marco, Jenny ed Alex. Nati in un'epoca remota di cui non restano che
cimeli nel mare immenso, ma che è ad appena un battito d'ala dalla
sua: un'altra faccia del dado lanciato dal destino. La prossima.
Multiversum
era la novità. Tutti
l'avevano adorato per quello. Presentato come la storia di un amore
inafferrabile, aveva sorpreso critici ed editori con un intreccio
imprevisto e con una freschezza d'espressione considerata, in ogni
campo della narrativa per ragazzi, ormai sacrificata in nome del
sacrosanto cliché. Leonardo Patrignani aveva incantato tutti, aveva
guardato l'apocalisse negli occhi e, in un esordio audace e
coraggioso, aveva sposato la teoria della relatività e consacrato in
nome di essa il tenero affetto di due innamorati: cuori in una
tempesta elettromagnetica. Scrivere il capitolo secondo della
trilogia dev'essere stato un'impresa complessa su tutti i fronti. C'erano
un'infinità di nodi da sbrogliare, domande alle quali dare risposta,
aspettative (altissime) da mantenere, tempi di consegna da
rispettare, una verità (quasi sempre vera) con la quale
confrontarsi: un romanzo intermedio è una creatura dalle forme
sfuggenti; un passaggio – spesso troppo brusco - tra le sorprese
dell'incipit e i colpi di scena del capitolo finale. Nel mio piccolo,
posso dire che l'esito finale non è stato buono... di più! Il
nuovo romanzo è più universale, più spettacolare, più immediato.
Scritto notevolmente meglio ed architettato con una maestria di
internazionale e “nolaniana” influenza, ci mostra un Patrignani
professionalmente cresciuto in modo esponenziale nel corso di un
unico e proficuo inverno.
Quasi irriconoscibile in una prosa che,
oramai, non ha più nulla di acerbo e scolastico, rafforza il suo
valente intreccio con accostamenti forti e originali, figure
retoriche sparse generosamente come piccoli cammei e nuovi personaggi
che trovano una perfetta connotazione anche in un “cast” già
consolidato, amato, affiatato. Vero,
ci regala una decina di pagine in meno rispetto al primo, ma in esse
troviamo un personaggio che finalmente ha il ruolo a lui più
congeniale: quello di protagonista. Il solo ed unico Marco, che - su
una sedia a rotelle o sulle proprie gambe, orfano o parte di una
famiglia felice – è adorato dai lettori in qualsiasi piano spazio
temporale si trovi a vagare: un perfetto nerd, un eroe esemplare, il
custode delle vibrazioni impercettibili del multiverso. Volendo
spaccare il capello in quattro, l'unica nota stridente – accanto ad
un inizio un po' troppo dispersivo – l'ho trovata nella
caratterizzazione della Terra del futuro. E' resa con la giusta
vaghezza in modo da lasciare punti in sospeso per il sequel, ma,
seppur nelle linee generali, mi ha ricordato quella di due recenti romanzi
del genere sci-fi: La colonia sommersa (una
distopia subacquea) e Across the universe (una
cupa e claustrofobica Odissea nello spazio).
Ma sono io che, probabilmente, leggo troppo di tutto! La sensazione è
durata poco, spazzata via da una serie di inaspettati colpi di scena
che mi hanno lasciato a balbettare frasi senza senso: “Ma oh! Ma
cavolo! Ma wow!”; la bocca che formava una “O” e che, allo
stesso tempo, avrebbe voluto ridere e ridere davanti a una sorpresa
di tal genialità. Memoria
è un libro che non brilla e non vuole brillare della luce riflessa
del capostipite della saga. Vivo, scritto su misura dei lettori, sa
rinnovarsi dall'interno, cercare nuove mete, inseguire nuovi scopi,
mettersi alla prova con tentativi che – anche se non sempre
riusciti alla perfezione – mostrano la voglia dell'autore di non
accontentarsi del primo applauso strappato alla platea. Il primo, nel
finale, mi aveva lasciato forse più appagato; questo ha fatto sì
che percepissi un po' dell'incombenza e dell'ansia della fine di un
lungo viaggio. Il primo era un uragano, questo è il Big Bang. Ho
tante domande, un groppo alla gola che non mi spiego, una forte
curiosità da sfamare. Aspetterò. Il terzo capitolo – in una vita
o nell'altra – l'ho amato già. Non è preveggenza. E' Multiversum.
Il
mio voto: ★★★★ +
Il
mio consiglio musicale: Queen - Who Wants to Live Forever