mercoledì 31 ottobre 2012

Recensione: Devilish, di Dorotea De Spirito

Ciao a tutti!! Che mi dite, come state? Durante questa mia settimana di assenza, mi siete mancati un casino! Con gli iscritti alla pagina facebook del blog, mi sono tenuto spesso in contatto, ma questa mattina colgo l'occasione per salutare tutti gli altri e per dare un caloroso benvenuto ai nuovi iscritti. In questi giorni, condividerò con voi un resoconto di questo splendido viaggio! Intanto, augurandovi un buon Halloween, vi lascio la recensione di Devilish (seguito di Angel), nella quale non troverete nessuno spoiler. Abbracciandovi tutti, vi auguro buona lettura! A presto :)
L'amore non è solo un demone. L'amore è un demone quando fa urlare e soffrire. E' un angelo quando ti aiuta e ti prende per mano. E' un bambino che gioca e cade, ride e piange. E' una piccola luce che ti salva dal buio. L'amore è una persona.

Titolo: Devilish
Autrice: Dorotea De Spirito
Editore: Mondadori Chrysalide
Numero di pagine: 300
Prezzo: € 17,00
Data di pubblicazione: 9 Ottobre 2012
Sinossi: Un'estate è passata da quando Vittoria ha scoperto che Guglielmo, il ragazzo che ama, è un demone. Sfidando regole e convenzioni della città degli angeli, ha deciso di difendere questo legame proibito, senza però conoscerne il prezzo. Perché Eva, il demone che ha già cercato di riportare Guglielmo nell'Averno, ha solo atteso il momento giusto per reclamare la sua preda. Adesso la città è sconvolta da eventi misteriosi, lunghe crepe spaccano la terra tremante, l'acqua delle fonti sprigiona il suo veleno e si tinge di nero, l'immagine e le parole delle anime defunte echeggiano nel silenzio delle strade. Il patto tra l'inferno e la terra è stato infranto e solo Vittoria, l'angelo senza ali, può trovare la chiave per salvare se stessa e le persone che ama.
                                    La recensione
Se c'è una cosa che odio, è cominciare un libro e non avere modo di finirlo. Sapevo che non sarei riuscito a portarlo a termine prima della mia partenza, ma, come una pillola per la tristezza, al termine dell'amaro Colpa delle stelle l'ho scartato per scacciare un po' di malinconia. In me, curiosità e attesa in egual misura.
Sommerso da preparativi, valige che non volevano chiudersi e da un'inspiegabile ansia, sono arrivato ad un punto e l'ho riposto. Così, lasciando appesi alle loro sorti oscillanti protagonisti e amori infernali. E' passata una settimana. E l'ho trovato lì, ad aspettarmi al ritorno da Barcellona. Una copertina bronzea in contrapposizione al delicato candore di quella del primo, il nome di un'autrice che sto imparando a conoscere in cima ad un titolo fantasiosamente decorato, un segnalibro tra le pagine lasciate a metà. Quando l'ho riaperto, è stato come se non lo avessi mai lasciato nel buio della mia cameretta. Nessuna confusione, nessun malinteso, nessun bisogno di rigirare le pagine per vedere cosa fosse successo in precedenza.
Rassicurante e romantico, è stato un delicato bentornato. Un lampo di meraviglia nello scorgere personaggi ai quali non avevo più pensato, ma che con la loro grande umanità erano inconsciamente ancora in me. Lo stesso calore e gli stessi sorrisi di sollievo di cui mi aveva riempito Angel, la stessa vena giovanile e poetica, lo stesso profumo genuino. Un profumo di casa, di buono. Un profumo che, nel primo volume di questa serie, aveva addolcito gli animi perfino dei più diffidenti, ma che, a distanza di qualche anno dal romanzo che ci ha fatto conoscere l'amore tra Vittoria e Guglielmo, torna a spirare più violento e intenso. Soffia tra le rose di quella statua sotto la quale i nostri protagonisti si erano scoperti perdutamente innamorati, tra i vicoletti di Camden Street e le altre mura di Viterbo, tra la polveri di tomi censurati e i sussurri dei fantasmi. Sempre riconoscibilissimo e dotato del suo fascino originario, ma con un inedito tocco di mistero. Pungente come mai prima, vibrante non solo dei brividi di un puro amore giovanile. Dorotea ha fatto tesoro delle remore di alcuni lettori, e a quell'aura angelica e ovattata del primo ha aggiunto un tocco horror, sempre elegante e mai eccessivo. Su un cuore rosso e rotondo, abbracciato da un paio di avvolgenti ali, ha disegnato due corna aguzze e una corona di spine. 
Quelle ali prima si sono tinte di nero, poi dei ricchi colori di una creatura ancora non contemplata dai decaloghi urban fantasy. Infine, si sono spostate su uno sfondo apocalittico. Cieli neri, temporali che scacciano il sole autunnale, fontane che esplodono in cocci avvelenati, gente che muore, eserciti che si schierano. Antichi casati che si riuniscono, amicizie che si rinsaldano, coppie che scoppiano, verità che emergono sotto la carne. L'autrice ci aveva regalato un inizio pacato, senza misteri o colpi di scena. Solo tanto amore. Tutto avveniva alla luce del sole, tutto sembrava avere già un suo perché. Gli abitanti di Viterbo conoscevano già le origini di alcuni dei loro cittadini più facoltosi, i protagonisti avevano già consapevolezza dei loro poteri e dei loro limiti. Adesso, quello che avevamo dato per assodato diventa uno stuzzicante mistero. E' solo la sua mancata perfezione a rendere Vittoria una diversa? E' solo il suo animo nobile a rendere Guglielmo il più gentile dei demoni? Le risposte sono in un libro condannato all'oblio. A dividere angeli e demoni, una manciata di pagine strappate. A metà tra gli uni e gli altri, il posto che potrebbe essere occupato dei protagonisti – sospesi tra cielo e terra, amore e odio. Il tutto, mentre le acque dei fiumi ribollono, i portali dell'Agave si preparano a liberare Eva, la loro creatura più subdola, e il giorno dei morti si avvicina, con le sue leggende rubate alle chiacchiere delle bidelle e le sue temute verità. La paura di perdersi diventerà più forte del bisogno di amarsi. Il dolore di scoprire il loro destino esploderà più assordante del cratere che li porterà nelle viscere dell'inferno, al cospetto dell'enigmatico Thanatos.
I due mondi cozzeranno, esploderanno come hanno fatto in passato. Un passato che tornerà e ci trascinerà a fondo, lo so. Un giorno torneranno a riprenderselo, come hanno già tentato di fare. Un giorno che posso solo sperare sia il più lontano possibile.
Più attenta agli intrecci, più desiderosa di mostrare altri lati della sua produttiva fantasia, la giovanissima Dorotea, sempre attenta a una forma che risulti impeccabile ed immediata, confeziona un meritevole fantasy scritto tanto per i suoi lettori quanto per sé stessa. Pur giocando in casa, tra viuzze in cui sa muoversi con destrezza e posti che descrive con quell'entusiasmo contagioso proprio dei suoi verdi anni, sembra crescere ad ogni pagina. Ogni volta, sempre più donna, sempre più professionale, sempre più forte. Strizza l'occhio alle leggende che devono aver caratterizzato la sua infanzia, fa tesoro del macabro e del gusto gotico che caratterizzano i romanzi della Baraldi e della Gratton, narra velocemente di combattimenti che non fanno rimpiangere affatto la prolissità di Eclipse e introduce originali metamorfosi a metà strada tra Ovidio e la trilogia di Maggie Stiefvater, con tanto di discesa negli inferi al pari dell'Eneide. Abbracciati, fa volare i suoi personaggi tra i palazzi londinesi come se fossero i bambini troppo cresciuti di Peter Pan e incuriosisce con un'affascinante trovata nello stile di quella dolce fiaba moderna che è la serie TV Pushing Daisies. Mi piace. Sempre di più.
Nel leggere i riferimenti alla mitologia, ai poemi omerici e a Virgilio, ai filosofi che negli anni passati ho conosciuto e a quelle equazioni che non capirò mai, mi sono spesso trovato a sorridere. L'autrice è passata sugli stessi banchi di scuola che adesso mi appresto ad abbandonare anch'io; ha studiato le stesse cose, vissuto l'adolescenza con le medesime influenze. Sa tranquillizzare e dare ai giovani un messaggio bello e pieno di speranza. Con il suo talento e la forza dei suoi sogni sempre più grandi, niente è impossibile. Gli angeli l'hanno portata in alto. Ora tocca a lei volare.
Io vorrò essere lì. Testimone di un volo che, sono certo, saprà far fronte a qualsiasi colpo di vento.
Il mio voto: ★★★ +
Il mio consiglio musicale: Marco Mengoni - Dall'Inferno

sabato 20 ottobre 2012

I ♥ Telefilm "Halloween Edition": 666 Park Avenue

Quando il diavolo ti accarezza, vuole l'anima..
Non ci sarebbe frase altrettanto significativa ed essenziale per descrivere brevemente il fascino ed il mistero del telefilm che ho deciso di presentarvi oggi. A testa alta, ha fatto il suo ingresso nei palinsesti americani tra rinnovi e serie amatissime. Piano, ma con la spregiudicata sicurezza che contraddistingue i grandi. D'altronde, non poteva essere che così, con patinati scenari e con un fornito cast che si avvale di due cattivi di eccezione. I più amati ed odiati dal pubblico del piccolo schermo. Non hanno corna aguzze e una coda che sbuca da un mantello un po' attempato, ma sorrisi gelidi ed uno sguardo che ribolle di segreti e bugie. Coppia affiatata nella vita, con un cognome sempre presente in cima agli eventi mondani più lussuosi, i coniugi Doran sono la quintessenza della classe newyorchese.
Ricchi, affascinanti e spietati, hanno armadi straripanti di abiti Armani, un esercito di laboriosi dipendenti ai loro ordini e due occhi di ghiaccio. Gli occhi belli, espressivi e sempre brillanti di una luce ambigua del Locke di Lost e della Wilhelmina Slater che, per quattro serie, era stata il tormento della simpaticissima Ugly Betty. Terry O'Quinn e Vanessa Williams. Maghi nelle pubbliche relazioni, hanno la fama di filantropi e mecenati, braccati da arrampicatori sociali che pendono continuamente dalle loro labbra e da signore dell'East Side che se li contendono per l'ultima asta di beneficenza o per averli accanto durante una serata all'opera. Tra i tanti che cercano di entrare nelle loro grazie, due giovani sognatori, che hanno ancora la forza di lottare per i loro sogni e due bei visi che bucano lo schermo: Jane (interpretata dalla splendida Rachael Taylor) ed Henry (Dave Annable). Gli unici che riescono ad entrare al Drake con un ambito ruolo di manager tra le mani. Accomunati dalla stessa passione per l'architettura, vedono quel lussuoso condominio come il tempio che consacrerà il loro amore e che darà loro l'indipendenza necessaria per sposarsi e, un giorno non lontano, per mettere su una rumorosa e felice famiglia. Non sanno ancora di aver stretto un patto con il diavolo e che, chi mette piede al Drake, è destinato a non lasciarlo più. Loro gli apparterranno per sempre. Ben presto, impareranno a loro spese che non è tutto oro quel che luccica. L'affranta Olivia Doran è dilaniata da un triste fardello che custodisce da più di dieci anni, il commediografo Brian ha attenzioni verso una donna che non è la sua dolce mogliettina, una scrittrice di necrologi è tormentata dai personaggi dei suoi romanzati articoli che sembrano prendere vita, il sottoscala trema dei sussurri di una bambina infelice. Le pareti hanno occhi ed orecchie, i muri bisbigliano. E Jane, tormentata da vivide visioni di morte, può sentirli. Parlano del passato di quell'antico condominio, del misterioso dragone raffigurato sulle piastrelle scheggiate della cantina, di una porta che è stata chiusa per sempre nel cemento, di ascensori per l'inferno. Questi sono alcuni dei succulenti ingredienti che i produttori di Gossip Girl e The Vampire Diaries ci hanno servito nei primi tre episodi di 666 Park Avenue. Champagne, caviale e ostriche. Mistero, sangue, dramma, amore. Personalmente, mi conquistato immediatamente. Tra pilot un po' lenti a decollare e ritorni non proprio memorabili, mi è apparso come una pungente ventata di aria fresca. Così perfetto per Halloween, così tipicamente autunnale, con la prevalenza di colori caldi e lunghi primi piani sui rami adunchi e nodosi che circondano come un ventaglio l'edificio. 
Tratto dall'omonimo romanzo di Gabriella Pierce (qui), ha abbandonato quell'aria da soprannaturale chick lit che sembrava lasciar presagire la versione cartacea e ha assunto le sembianze di un maturo noir e di un'arcana ghost story. Pur essendo prodotto dalla ABC (nota per le sue serie da “bollino verde”) e avendo uno spirito molto giovanile, il telefilm – senza violenza e ricorsi al gore – sorprende, mette ansia e inquieta. E' un modo di fare horror semplice ed edulcorato, che fa della sua vaghezza e della particolarità con cui la telecamera sfiora gli attori e sbuca dalle ombre il suo personalissimo pentacolo. Non ha gli eccessi (e la voglia di stupire) di American Horror Story, ma ha una sua dignità. Con umiltà e brillantezza, omaggia Hitchcock e King; con inventiva, sembra voler far rivivere sul piccolo schermo le scene cult di Shining, Gli uccelli, Psycho, La finestra sul cortile, Cose preziose, Amtyville Horror.  
Potrebbe sembrarlo, ma a mio avviso non è la solita, ritrita storia su una delle tante case infestate che sorgono come funghi sul suolo americano. Mi piace. E' un volto dell'urban fantasy che non avevo mai preso in considerazione: meno acerbo, meno adolescenziale, ma altrettanto sexy e dark. Un volto che, forse, non può piacere a tutti. Gli ascolti, infatti, non sono direttamente proporzionali al mio entusiasmo. Addirittura al di sotto di quelli di Pan Am e Amiche Nemiche (entrambi cancellati prima di un degno finale di stagione), lo affiggono con un fato incerto. E' mai possibile che quelle che reputo le serie più interessanti si scontrino tanto violentemente con le preferenze degli spettatori americani? Life Unexpected, Ugly Betty e Ringer ne sono tristi esempi :-( Voi, credetemi sulla parola e concedetegli una chance. Penso che non ve ne pentirete! Disimpegnato, malizioso e gotico, invita lo spettatore ad affacciarsi alla balaustra di quel vortice di scale che scendono sempre più giù, sempre più in profondità, sempre più nel buio. Attendo, curioso, i vostri pareri. Le classiche porte cigolanti, le tipiche bambole di porcellana dagli occhi spalancati, le porte che diventano portali sull'aldilà e le bambine spettrali che appaiono e scompaiono nei corridoi e nei vostri incubi possono non rappresentare un'innovazione, ma certamente segnano un gradito ritorno!
Approfittando di questo post lampo, vi abbraccio tutti e, come avevo avuto già modo di anticiparvi,  a malincuore, vi dico che il blog si prenderà una settimana di pausa dal 21 al 28 Ottobre
Non mi hanno tenuto lontano le vacanze estive, ma, pur in un periodo un po' strano, il vostro Mr. Ink prende il volo! Non mi aspetta un tormentato viaggio dantesco degno degli inferi di 666 Park Avenue, ma una settimana all'insegna di sangria, paella, Dalì e Picasso nella splendida Barcellona
Con me, i miei compagni di classe, tutti emozionatissimi per questa prima, vera gita da quando, quasi cinque anni fa, ci incontrammo sulla soglia del nostro liceo.. Come passa il tempo :') Nel frattempo, vi auguro sette giorni di intense letture, e di divertirvi tanto quanto farò io durante questa breve assenza.
Al mio ritorno, tante foto, nuove recensioni, i risultati del contest su Dark Heaven e un articolo sul Kobo Touch, un prezioso compagno di viaggio che mi assicurerà di portarmi dietro tanti libri per un peso piccolo piccolo.

giovedì 18 ottobre 2012

Recensione: Colpa delle stelle, di John Green

Sono innamorato di te, e so che l'amore è un grido nel vuoto, e che l'oblio è inevitabile, e che siamo tutti dannati e che verrà un giorno in cui tutti i nostri sforzi saranno ridotti in polvere, e so che il sole inghiottirà l'unica terra che avremo mai, e sono innamorato di te.
Buon pomeriggio a tutti! Di ritorno dalla scuola, eccomi con la recensione della mia ultima lettura: Colpa delle stelle. L'ho atteso, l'ho adorato a distanza e adesso, in una delle recensioni più difficili e forse meno riuscite, ecco il mio “combattuto” pensiero. La valutazione complessiva è piuttosto positiva, ma vi invito a leggere quello che c'è dietro. Sperando di essermi riuscito, dopo varie e fallimentari stesure, a spiegare, vi auguro buona lettura e attendo i vostri pareri. A presto!

Titolo: Colpa delle stelle
Autore: John Green
Editore: Rizzoli
Numero di pagine: 347
Prezzo: € 16,00
Data di pubblicazione: 9 Ottobre 2012
Sinossi: Hazel ha sedici anni, ma ha già alle spalle un vero miracolo: grazie a un farmaco sperimentale, la malattia che anni prima le hanno diagnosticato è ora in regressione. Ha però anche imparato che i miracoli si pagano: mentre lei rimbalzava tra corse in ospedale e lunghe degenze, il mondo correva veloce, lasciandola indietro, sola e fuori sincrono rispetto alle sue coetanee, con una vita in frantumi in cui i pezzi non si incastrano più. Un giorno però il destino le fa incontrare Augustus, affascinante compagno di sventure che la travolge con la sua fame di vita, di passioni, di risate, e le dimostra che il mondo non si è fermato, insieme possono riacciuffarlo. Ma come un peccato originale, come una colpa scritta nelle stelle avverse sotto cui Hazel e Augustus sono nati, il tempo che hanno a disposizione è un miracolo, e in quanto tale andrà pagato.
                                                     La recensione
"Sarebbe un privilegio ritrovarmi il cuore spezzato da te".
Si può amare un libro già prima di averlo letto? Si può sentire vicina una persona che, in realtà, non abbiamo mai incontrato? Sono sostanzialmente un romantico – mi illudo un po' ogni giorno, mi credo infatuato ad ogni sguardo gentile che incontra il mio -, quindi rispondo, e sempre risponderei alla domanda, con un sonoro e rumorosissimo sì. Si può. E' sbagliato, insensato, folle, ma è quello che ho provato dal primo momento in cui i miei occhi sperduti hanno incontrato quel titolo verde speranza, quelle stelle di polvere e quei palmi tesi in attesa di un colpo di vento. Il destino, la fine. Quello che ho provato nei riguardi del regale coronamento di un amore nato con Cercando Alaska e cresciuto con il divertentissimo Will ti presento Will. Colpa delle stelle, finalmente. Il capolavoro dell'anno. Il capolavoro di John Green. Un po', anche il mio.  
Questa sarebbe dovuta essere un'ode a un autore e al suo geniale estro. Un elogio all'unico che ho scoperto capace di farmi ridere e piangere insieme, dettatomi dal cuore e nato come un fiore dal mio pugno ancor prima che Colpa della stelle si imponesse prepotentemente in cima alla pila dei tanti libri da leggere. Ancor prima che, senza pensarci troppo, mi decidessi a comprarlo. Ancor prima che la Rizzoli ne annunciasse l'uscita italiana. Ancor prima che l'autore stesso lo pensasse, forse. Avrebbe dovuto rappresentare tutto, tutti. Universale, emozionante, indimenticabile. Il calore e i brividi dietro una casa sempre aperta, con giardini in fiore anche sotto la pioggia autunnale, pupazzi di neve in pieno giugno, dolciumi e uova di pasqua anche a Capodanno e passaggi segreti verso un Polo Nord mai chiuso per ferie. Una confortevole certezza.
Era tutto perfetto, come al solito. Un sorriso gioviale dall'altro lato dell'uscio, uno zerbino con tanto di Welcome a fili colorati a darmi il benvenuto, labirinti di stanze più familiari delle mie tasche a garantirmi un tetto sotto cui sentirmi a casa. Eppure, quando i miei piedi si sono lasciati dietro problemi e realtà, dall'altra parte, il gelo. Quel posto che avevo pensato di poter chiamare casa, non era più lo stesso. Diventato un freddo igloo, tra aspettative di troppo e tanti potenziali destinati a non realizzarsi.
Questa, sarebbe dovuta essere un'ode a un autore e al suo geniale estro. Quest'ode avrebbe avuto un inizio che faceva più o meno così: « Sono tre gli uomini che amo e ho amato nei miei diciotto anni di vita: il mio papà, Gesù.. e John Green.»
Adesso, potrebbero apparire premesse frettolose, parole vuote. Ma, guardandole da un'altra angolazione e sotto una nuova luce, risultano inaspettatamente e ugualmente calzanti. Cronaca lucida e sintetica di strani amori che conoscono lunghe pause di riflessione e momenti no. Tutti e tre mi hanno deluso a modo loro. Con i primi due, ho strepitato e scongiurato. Urlato contro l'autorità del primo e l'immenso cielo del secondo. Colpa delle stelle è l'equivalente del motorino che papà non mi ha mai concesso e del cagnolino, o dell'infinità di criceti e pesci rossi, che nessuna preghiera a Dio ha mai riportato in vita. Il risveglio da un sogno idilliaco. L'amaro in agguato sul fondo del caffè. La conseguenza è il fastidioso tormento di un sentimento a cui non avrei mai associato il nome di questo autore. Il suo essere simpatica canaglia – capace di stare sia sopra le righe che sotto il velo delle apparenze - il suo mescolare saggezza e brio, serio e faceto, non sembravano mai poter alimentare una cieca rabbia. La stessa che, invece, in questi giorni, mi ha reso irascibile e inquieto; la stessa che sta rendendo questa una delle recensioni più sofferte e difficili.
Leggiamo un infinità di brutti libri in un anno, che poi riponiamo sullo scaffale insieme alle nostre grandi speranze di partenza. Qual è il problema?
Il problema è che Colpa delle stelle non è OGGETTIVAMENTE un brutto libro. E che io, in questo momento, mi sento colpevole e immensamente stupido. Meriterebbe grandi cose (perfino le stelle!), non di essere corroso da quella ruggine che sta crescendo nel vuoto a forma di punto di domanda che mi ha lasciato nel petto. Non è colpa di Green, né degli astri avversi del suo titolo. Sono io a sentirmi strano, sbagliato, sommerso da una rabbia che imputo solo a me stesso. Per non averne capito forse l'intento; per non averci sbattuto la testa contro fino a renderlo un livido parte di me; per non esserne stato all'altezza. "Non puoi scegliere di essere ferito in questo mondo, ma hai qualche possibilità di scegliere da chi farti ferire", afferma uno dei protagonisti. Io avevo scelto di essere ferito da John Green. Avevo gettato via le corazze, esposto il mio petto nudo. Pensavo di uscirne segnato a vita da una delle cicatrici che Hazel e Augustus volevano lasciare nel loro mondo, ma ne sono uscito soltanto molto rattristato. 
Ed era più il peso della delusione, che del dramma che si stava consumando. La storia non racconta nulla di nuovo, è nuovo il modo di raccontarla, ed è proprio quello a non avermi convinto. Tanto umorismo, quella contrapposizione che ho sempre adorato tra periodi logorroici e frasi brevissime, i “ma” e gli “e” in posizione enfatica che, senza nemmeno prendersi la briga di andare al rigo successivo, ne spezzano uno insieme al tuo cuore, rendendo magnificamente l'imprevedibilità di un destino che non si prende mai la briga di avvisarti, prima di scoccarti un colpo tra anima e cervello. Lì per lì, ho riso come un idiota alle cattivissime battute e agli atteggiamenti così nerd dei protagonisti, ma, come gli sketch di uno show itinerante, si fanno dimenticare alla pagina successiva. Colpa delle stelle non è di certo il primo tentativo di unire una vena comica alle cellule cancerogene, ma tra i tanti è quello che mi ha lasciato più insoddisfatto. Non ha l'irruenta volgarità di 50/50, né il solare romanticismo di Il mio angolo di Paradiso; se fosse un film, sarebbe L'amore che resta, di Gus Van Sant. Pungente, elegante, minimalista, indipendente, destinato a stimolare testa e cuore ma nessuno dei due insieme. Quasi ermetico. Che rimane di lui oltre a maratone di videogiochi, personaggi Alleniani e ombre proiettate sul grigio cemento che fanno sorgere le riflessioni più intense e foscoliane sul senso della vita, della sua avida gemella e del ricordo?
"Alcuni pensano che Amsterdam sia la città del peccato, ma in realtà è la città della libertà. E nella libertà la maggior parte della gente vede il peccato".
La perfezione di attimi tragici e delicati, commoventi e spaccacuore, che sono così poco nello stile di Green, ma allo stesso tempo così immensamente suoi. E' quando ripudia l'idea di mettere chilometri e chilometri tra sé e i vari Sparks che riesce a brillare. Dotato di una grande voce, non ha bisogno di emulare nessuno né di temere cadute di stile e cliché.
E' quando dice addio a quella gelida patina intellettualoide, quando ci mostra gli angoli più intimi e sanguinanti di questa sfortunata e bella avventura, che ho riconosciuto il “mio” Green. Coriandoli di neve che cadono dagli olmi olandesi, date e accordi di una guerra civile combattuta non con un male estraneo ma con una parte di sé stessi, cene a lume di candela con calici di champagne e completi da funerale, diciassettenni che in un letto bagnato d'urina lasciano il loro pudore e la loro dignità, “esilarantemente” tragici discorsi pronunciati a un malinconico e strambo prefunerale. Loro, un intreccio informe di tubi, cuori e corpi.
"Mi sono innamorata così come si ci addormenta: piano piano, e poi tutto in una volta. Mi piaceva Augustus Waters. Mi piaceva proprio ma proprio tanto. Mi piaceva la sua voce. Mi piaceva che avesse fatto tiri liberi esistenzialmente pregni. Mi piaceva che fosse un docente del Dipartimento di Sorrisi Leggermente Truffaldini con una nomina presso il Dipartimento dell'Avere Una Voce Che Fa Sentire la mia Pelle come una Vera Pelle".
Hazel, ipercritica, irritante e leggermente saccente, è l'adolescente media – tutta scenate e ribellione – solo con meno tempo per tormentare il prossimo. Augustus, invece, è bello e consapevole di esserlo; brillante, presuntuoso, prolisso e, parola del suo amico Isaac, incapace di “farsi una pisciata senza meditare sulle abbondanti risonanze metaforiche dello spreco di liquame umano.” Entrambi senza forzature, senza freni, senza paura. Frutto di lunghi anni di stesura, l'ultimo successo di John Green e il suo lavoro più completo, ma anche quello in cui ho trovato una sua impronta meno profonda. C'è più consapevolezza, più studio, più labor limae, ma meno della sua essenza. Per buona parte del romanzo ho faticato ad ammettere che mi stesse deludendo ed è stato solo alla fine, quando tutto sembrava perduto, che ho trovato qualche traccia di lui, tra le tristi corsie di uno ospedale e le foto confuse di ultimo (?) viaggio insieme. Un libro bello, ma con un'anima leggera e fuggevole come il vento di Marzo. Pazza ed incostante. Razionalmente, non saprei come valutarlo, ma, seguendo quel cuore a cui il libro non è riuscito ad arrivare in tempo, le mie quattro stelline anobiiane non gliele toglie nessuno.
Solo, però, perché tre sarebbero troppo poche. Il punto è che Green non ha bisogno di un contentino, non si merita la mediocrità. Si arrampica sulla vetta a colpi di sincerità ed emozioni, mette in pace ragione e sentimento, e giungere ad una valutazione tirata “a sorte” non è degno della sua certificata grandezza.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Life is Beautiful - Vega 4

mercoledì 17 ottobre 2012

All the world is a library: This is Halloween. . .

Ciao a tutti, miei cari! Il ritorno di I ♥ Telefilm non era l'unico dell'imminente Halloween. Gli spiriti e le notti di luna piena hanno evocato un'altra rubrica, vittima, ahimè, dei ritmi scolastici. L'internazionalissima All the world is a library. Veloce come un'apparizione in un tenebroso castello, una carrellata – tanto ricca, quando disordinata! - di spettrali titoli ancora ignoti nella nobile landa che ha dato i natali a Dante e Foscolo... e per trovarne di più lugubri delle opere dei due italianissimi poeti (I sepolcri, soprattutto, mi stanno uscendo letteralmente dalle orecchie; li sogni anche la notte... e che incubi!!), secoli di ricerche. Bhe, diciamo qualche oretta di frenetica navigazione su Goodreads!
Avrete notato, nel corso delle puntate, che amo proporvi un tema per ogni appuntamento (sequel, retellings...), ma i sei titoli di quest'oggi, pur facendo di atmosfere lugubri e di misteri i loro tratti peculiari, sono tutti molto diversi tra loro. In realtà, sarebbero dovuti essere oggetto di due puntate separate, ma – sempre imbranatissimo in matematica – ho calcolato male i tempi! Dal 21 al 28 Ottobre, infatti, sarò assente. Avrò modo di salutarvi tutti domenica mattina, in occasione del nuovo appuntamento con Passion Bookmars, ma la premessa era doverosa per spiegarvi il perché di sei titoli così differenti. I primi tre – geniali, visionari e originali – uniscono le stranezze di Burton, l'inventiva di Gaiman e la magia di Harry Potter. Piacevolmente dark, ma indicati per tutti i tipi di lettori! Gli ultimi – apparentemente meno innovativi, ma altrettanto degni di nota (e le alte medie americane lo confermano!) sono esempi dei classici teen thriller. Già letti, già visti al cinema, ma sempre “adorabili” con i loro sanguinosi omicidi, l'esoterismo e gli incubi che risvegliano. Sperando che possano colpirvi (con il loro fascino, non con un'ascia!), vi auguro buona lettura e vi anticipo che, prima di Halloween, un nuovo viaggio in tempestose acque internazionali vi attende ;)

The Nightmare Affair
di Mindee Arnett
Dusty Everhart, sedici anni, nel cuore della notte, irrompe nelle case altrui, ma non perchè sia una criminale. No, lei è un Incubo. Letteralmente. Dusty è un essere magico che si nutre dei sogni umani. Essere l'unico Incubo all'Arkwell Academy, una scuola per ragazzi magici, e vivere nell'ombra dell'infamia di sua madre è già abbastanza. Ma quando Dusty entra nella casa di Eli Booker, le cose si complicano. Lui è tremendamente sexy, il che vuol dire che sedersi sul suo petto e invadere i suoi sogni non potrebbe essere più imbarazzante. Ma si sbaglia.
Eli sta sognando un omicidio. La scena del crimine è l'Arkwell. E poi diventa realtà. Ora Dusty deve seguire gli indizi – nei sogni di Eli e nel mondo reale – per fermare il killer prima che strappi altre vite. E prima che il killer capisca cosa ha in mente e che la renda il suo prossimo bersaglio.

The Archived
di Victoria Schwab
Immagina un mondo dove i morti rimangono sugli scaffali come libri ordinatamente riposti. Ogni corpo ha una storia da raccontare, una vita che solo i Librai possono leggere. I morti sono chiamati Storie, e il vasto regno in cui riposano è definito Archivio. Da ha condotto Mackenzie Bishop qui quattro anni fa, quando lei aveva dodici anni.. solo una bimba terrorizzata, ma determinata a mettere alla prova sé stessa. Adesso Da è morto, e Mac è divenuta quello che lui era una volta, uno spietato Custode, addestrato a fermare la violenza delle numerose Storie che tentano di svegliarsi e liberarsi. A causa del suo lavoro, lei mente a coloro che ama, ed è portata a vedere la paura per quello che è: un utile strumento per mantenersi vivi. Essere un Custode non è solo pericoloso; costantemente, ricorda a Mac cosa ha perso. La morte di Da è stata difficile, ma adesso anche il suo fratellino se n'è andato per sempre. Mac comincia a interrogarsi sul confine che separa i vivi e i morti, il sonno e il risveglio. Nell'Archivio, la morte non deve mai essere disturbata. Ma qualcuno sta deliberatamente alterando le Storie, cancellandone capitoli essenziali. Senza Mac a rimettere insieme i pezzi, l'Archivio stesso potrebbe disintegrarsi e cadere. In questa tormentata e originale storia, Victoria Schwab svela il labile confine tra passato e presente, amore e sofferenza, verità e inganno, perdita insopportabile e redenzione conquistata a fatica. 
 
Advent
di James Treadwell
1537. Un uomo corre per le strade di una città scossa da una tremenda tempesta di neve, stringendo una statola in mano. Lui è Johann Faust, il più grande mago dei sui tempi. La scatola che lui custodisce contiene uno specchio con una porzione della sua anima e un piccolo anello che racchiude tutta la magia di questo mondo. Insieme costituiscono qualcosa di incredibilmente pericoloso. Londra, 2012. Gavin Strokes, quindici anni, è a bordo di un treno che corre tra le campagne, diretto a casa della zia da cui andrà a vivere. La sua scuola e i suoi genitori non possono stare più dietro a lui e alle sue visioni, cose che dicono siano frutto della sua fantasia. A Pendurra, Gavin incontra persone che sono come lui, che vedono le stesse cose. Tutti affermano la stessa cosa: la magia esiste, sta ritornando nel nostro mondo, e, con lei, sta giungendo qualcosa di terribile.
Primo volume di una fantastica e innovativa trilogia, “Advent” descrive una magia creduta persa per l'umanità e l'eredità di un quindicenne come tanti. Iniziato in una realtà molto simile alla nostra, il romanzo ci porterà in una via molto lontana da quella di partenza – un luogo più grande, bizzarro e ricco..
 
Possession
di Nancy Holder
Lindsay, la “ragazza nuova”, scopre che c'è qualcosa di sbagliato nella Marlwood Academy. La splendida e popolare Mandy, assieme alla sua cricca, sta progettando qualcosa di pericoloso. Lindsay le vede esibirsi in strani rituali, mentre i loro occhi vengono inghiottiti da un nero senza fondo. E non aiuta di certo il fatto che la scuola sia un impenetrabile mistero, con antichi e isolati edifici sperduti nei boschi della California del Nord e una nebbia che, di notte, inghiotte il campus. Ci sono passaggi segreti, strani riflessi negli specchi e, più temibile ancora, c'è il vasto lago che, si dice, ha imprigionato il fantasma di una ragazza, anni prima annegata lì. Quello che Lindsay ancora non sa è che Mandy e la sua cerchia di amiche stanno per essere possedute dagli spiriti che hanno, per duecento anni, hanno terrorizzato la scuola. Spiriti che desiderano l'anima di qualcuno... La sua.

Sleepless
di Thomas Fahy
QUALCUNO MORIRA' PRESTO continua a ripetersi.
QUALCUNO MORIRA' PRESTO E SARA' TUTTA COLPA MIA.
Un paio di giorni dopo la prima volta che hai preso a camminare nel sonno, ucciderai qualcuno. E' così che ha inizio la fine. Le notti di Emma Montgomery sono tormentate da orribili incubi. Ancora peggio, quando si sveglia, non è nello stesso luogo in cui si è addormentata la notte prima. E non è l'unica. Uno ad uno gli studenti della Saint Opportuna High cominciano ad avere incubi, a camminare nel sonno - sonnambuli. E la mattina dopo, uno dei loro compagni di classe viene trovato ucciso. Qualcosa li sta rendendo assassini nel sonno. Emma e i suoi amici devono rimanere uniti, mantenersi svegli fino a quando non capiranno chi si nasconde dietro gli omicidi.. o fino a quando qualcun altro morirà. Thomas Fahy, autore di The Unspoken, definito dal Publishers Weekly un romanziere da assuefazione”, porta di nuovo i lettori in una storia horrorifica e raggelante. 
 
Ten
di Gretchen McNeil
Doveva essere il weekend delle loro vite – un'esclusiva festa su Henry Island. Meg e Minnie, migliori amiche da sempre, hanno i loro buoni motivi per essere lì (che comprendono T.J, lo scapolo più ambito della loro scuola!) e sono, inoltre, alla ricerca di tre gloriosi giorni di ragazzi, alcol e di un lussurioso divertimento. Ma quello che si aspettano non è certamente quello che accadrà, e ciò comincia nel momento in cui il divertimento si trasforma in oscurità dopo la scoperta di un DVD con un sinistro messaggio: La vendetta è mia. Improvvisamente, le persone cominciano a morire, e, con la tempesta che infuria, i ragazzi sono tagliati fuori dal resto del mondo. Niente elettricità, niente cellulare, niente internet, e un traghetto che arriverà solo due giorni dopo. Quando le morti si fanno più cruente e i ragazzi si schierano gli uni contro gli altri, Meg riuscirà a trovare il killer prima che più persone incappino nella sua trappola? O il killer è più vicino a lei di quanto pensi?

lunedì 15 ottobre 2012

Recensione: Across the universe, di Beth Revis

  La gente sulla Godspeed ha bisogni semplici, desideri semplici. Basta dar loro delle lucine e loro la chiamano speranza. Dà loro la speranza e faranno qualsiasi cosa. Lavoreranno anche se non lo vogliono. Procreeranno quando la nave ne ha bisogno. E
sorrideranno tutto il tempo. 
 
Titolo: Across the universe
Autrice: Beth Revis
Editore: Piemme Freeway
Numero di pagine: 414
Prezzo: € 17,00
Data di pubblicazione: 9 Ottobre 2012
Sinossi: Amy è una passeggera ibernata sulla navicella spaziale Godspeed. Ha lasciato il suo ragazzo e gli amici sulla Terra ed è partita con i genitori: si risveglieranno dopo trecento anni su un nuovo pianeta da colonizzare. Ma qualcosa è andato storto: qualcuno ha cercato di ucciderla, risvegliandola dal suo sonno protetto. E così Amy si ritrova a dover passare senza la sua famiglia ancora cinquant'anni sull'enorme navicella spaziale, in balia di sconosciuti tra cui si nasconde un assassino che vuole scongelare tutti gli scienziati a bordo, compresi i suoi genitori. L'unico che sembra dalla sua parte è Elder, un ragazzo che presto diventerà il capo della navicella spaziale, e che per quanto sia potentemente attratto dalla sua singolare bellezza, cerca di proteggerla dal resto della comunità e dallo strapotere di Eldest, il capo. Ma Amy può davvero fidarsi di Elder? E quello che prova per lui la aiuterà, o sarà solo un ostacolo alla sua sopravvivenza sulla Godspeed?
                                  La recensione
"Tutto è sbagliato qui. Infranto. Spezzato. Come la luce. Come me. Non ho mai pensato a quanto fosse importante il cielo fino a ora che non ce l'ho più. Sono circondata da pareti. Ho semplicemente sosituito una scatola con un'altra." C'è qualcosa di ipnotico nell'immagine di un bacio mancato su uno sfondo cangiante di puntini luminosi, stelle e galassie lontane. C'è qualcosa di ipnotico nel soffermarsi sulle labbra sempre più vicine di una Bella addormentata intrappolata nei ghiacci di un sonno criogenico e di cavaliere dello spazio senza macchia né paura... Un bacio romantico o, forse, un soffio di vita. La verità è che c'è qualcosa di ipnotico proprio in Across the universe, punto e basta. Un titolo che, malinconico, rimanda a una delle canzoni più amate di sempre e che accende il ricordo di quei quattro poeti – per sempre giovani, per sempre immortali – che attraversano a passi lunghi e svelti Abbey Road. Una trama che unisce contingente e metafisico. Una storia senza confini, capace di sfrecciare tra astri infinitamente distanti e di superare i limiti del cielo e dell'amore. Le paure più grandi, i traguardi più ambiti. Mai giudicare un libro dalla copertina. In tanti, l'abbiamo imparato a nostre spese. Ma cosa succederebbe se uno splendido lavoro di fantasia e grafica fosse lo scrigno perfetto di un romanzo altrettanto splendido? Caso eclatante, il folgorante esordio di Beth Revis. Bello dentro e bello fuori, gioia per gli occhi e per i sogni di ogni lettore. Ci parla di personaggi in cerca d'identità, di adolescenti in cerca del loro posto in un mondo in cui si respira una viziata aria di sottili inganni, tuttavia, sin dalle prime pagine, il romanzo ha piena consapevolezza di ciò in cui si evolverà. Maturo, equilibrato, coerente, lucido e febbricitante insieme. O-R-I-G-I-N-A-L-E. La talentuosa autrice esplora galassie ancora ignote, ma la sua ambiziosa impresa non finisce per naufragare tra i flutti della confusione e della noia. Ha idee chiare, uno stile giovanile e fresco, una sobrietà che la porta a sviluppare con gusto ed intelligenza una storia che, altrimenti, avrebbe conosciuto l'oblio dell'insuccesso. Procede in maniera analitica e ordinata: ogni causa ha il suo effetto, ogni “perché” ha la sua risposta, ogni yin ha il suo yang. Sembra seguire le tappe di un albero genealogico folto e dispersivo, segnare gradualmente su una lunga lista i colpi di scena da inserire e i nodi da sciogliere, i personaggi a cui dar voce e quelli da far scomparire, piano, sullo sfondo. Anziché essere puerile o didascalico, però, il suo operare appare il germoglio di una abilità affinata con gli anni: tecnica, ingegno, sagacia, ma anche tanto cuore. Non immaginate tramonti in compagnia dell'anima gemella, relazioni contrastate o, peggio, un triangolo amoroso. 
Su una cosa soltanto, infatti, la copertina si sbaglia. Non c'è nessun “amore vero” da minacciare, nessun abbraccio da sciogliere. Quello tra Amy e Elder è un bisogno fisico, naturale. Un cercarsi e un successivo riconoscersi per paura di navigare, nei secoli, come degli affranti Ulisse senza nessuna Itaca a cui tornare. Si amano perché vogliono sfidare, perché vogliono contatto fisico, perché ognuno si illude di aver trovato il “per sempre” negli occhi dell'altro, perché sono la Itaca l'uno dell'altro. Un sorriso d'assenso in cui identificarsi, una canzone durante un solitario e lungo viaggio. Trecento e uno anni. E' questa la lunghezza del sonno artificiale a cui è destinata Amy. Ha diciassette anni, tanti amici e un fidanzato che sta imparando a conoscere. Un trasferimento, causato dalle esigenze lavorative dei suoi impegnatissimi genitori, la porterà molto lontano da casa. Tre secoli nel futuro, distante milioni di anni luce dalla terra, su una nave indistruttibile che sfreccia tra pianeti dai nomi sconosciuti e voraci buchi neri. La Godspeed. Si sarebbe dovuta svegliare al tocco dell'astronave con il terreno ghiaioso del nuovo pianeta da colonizzare, ma qualcuno ha voluto interrompere prima del tempo il suo dolce coma. Si risveglia nuda, sola e impaurita in un microcosmo in movimento nel quale lei, con i suoi capelli rossi e le lentiggini, è vista come una diversa. 
Un nemico. Un alieno sbucato dal suo glaciale bozzolo. Rigidamente divisa in caste, la navicella ha le dimensioni di una grande città. 
Non è quella sorta di futuristico appartamento nel quale si aggirava un algido e biondissimo Michael Fassbender in Prometheus. Ha case, campi coltivabili, animali da pascolo, giardini, biblioteche e un ospedale, con stanze chiuse perennemente a chiave e segreti che ribollono in provette da laboratorio. L'intera popolazione ha i medesimi tratti somatici – occhi scuri, capelli d'ebano, pelle olivastra – e tutti sembrano vivere come se a separarli dal quotidiano fosse una lastra impalpabile. Uno sguardo vitreo e assente, senza fuoco o emozione. 
L'amore è diventato un mero atto fisico utile a incrementare la popolazione dei naviganti, il sesso è un'esigenza bestiale che, nella cosiddetta Stagione, trova sfogo tra i prati sempre in fiore e i gradini dell'Archivio. Nessuna scintilla; le idee, un male da soffocare a suon di sedativi. Eppure, inaspettatamente, Amy riconosce un'ombra del suo mondo negli occhi scuri di Elder, destinato a comandare la nave e a ricoprire la carica di Eldest. E sotto quel sole artificiale, una palla arancione che non scalda, e quel cielo grigio metallo ha l'impressione di aver trovato un compagno di cella, un confidente, in quella prigione che combatte la gravità. La paura e la voglia di dare un volto a colui che sta uccidendo tutti gli ibernati li renderà sempre più vicini. Le contraddizioni e i segreti delle loro realtà opposte minacceranno di separarli. Primo volume di una trilogia che unisce lo sci-fy al distopico, lo young adult al thriller, Across the universe è un vaso di Pandora ricco di sorprese, ma dal quale sarebbero potuti uscire tanti mali. Non ci sono malintesi, non ci sono incomprensioni, solo un entusiasmo e una divorante curiosità che crescono ad ogni capitolo, tutti perfettamente animati dalle voci alternate dei due protagonisti. Lui, un tono freddo, ma che vorrebbe fare faville, e il dolore di sentirsi costantemente fuori posto. Lei, i ricordi preziosi legati al suo passato, l'egoistico desiderio di liberare i suoi familiari dal sonno della scienza, lo stesso dolore che segna Elder. In cerca di loro stessi come i forti protagonisti di Dentro Jenna, Chi è Mara Dyer e Il diario di London Lane, ma speciali e unici a modo loro, si muovono in un labirinto di metallo e ricatti su un futuristico modello del Nome della rosa. Astronavi ed esperimenti, come lo conferma la recente delusione legata a Kayla 6982, non fanno per me. Più incomprensibili dell'algebra, più chiassosi della musica di un brutto party, mi confondono e mi irritano. Beth Revis me li ha fatti letteralmente adorare. Mi ha reso un esatto passeggero della Godspeed. Senza aria. Prigioniero.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Adele - Skyfall

domenica 14 ottobre 2012

Passion Bookmaks, uno spaventoso ritorno: Stephen King!

Ciao a tutti, amici! Buona domenica! Riesumata dall'oltretomba – è il caso di dirlo! - ritorna la rubrica dedicata agli “attacchi d'arte” del vostro Mr. Ink: Passion Bookmars. Vista la marea di zucche ghignanti e di maschere spaventose che già affollano negozi e supermercati, il tema di questa settimana non poteva che essere collegato ad Halloween. Ad Halloween e a uno dei più alti rappresentanti dell'horror. Il re. Il solo e unico Stephen King. In questa puntata, alcuni dei personaggi più inquietanti che la sua penna ha creato e che, nell'immaginario collettivo, hanno il volto dei grandi attori che li hanno interpretati sul grande schermo. Di seguito, quindi, mostri e assassini che potranno farvi compagnia tra le pagine e anche sugli schermi delle vostre TV. Da grandi libri, film imperdibili sui quali è inevitabile spendere qualche parola! Tra i tanti, ne ho potuto scegliere solo una manciata: alcuni celeberrimi, altri meno noti..

giovedì 11 ottobre 2012

I ♥ Telefilm "Halloween Edition": Supernatural

Ciao a tutti! Dopo un periodo di assenza, ho deciso di reintrodurre la rubrica perfetta per gli amanti dei pomeriggi in compagnia di telecomando, poltrona e di una bella serie Tv. I ♥ Telefilm torna con un appuntamento spruzzato di sangue, mistero e paranormale. Rigorosamente in tema Halloween, quindi, un consiglio per coloro che, alle feste in maschera e ai flash di una discoteca, preferiscono una lunga notte di suspance insieme a un vassoio di dolcetti, candele tremolanti e a una scalcagnata comitiva di amici. Un consiglio... SOPRANNATURALE! Per coloro che sono appartenuti alla Buffy generation, la serie di oggi non suonerà certamente come una novità. E' giunta all'ottava serie, è in onda dal 2005 e, negli anni, il cast si è arricchito di nuovi personaggi e di comparse stellari. Scoperto per caso appena qualche anno fa, in un mese scarso, insieme a mio fratello, ho recuperato ben cinque stagioni. Una media di quattro, cinque episodi al giorno per un telefilm che, immediatamente, è diventato la mia nuova dipendenza: Supernatural. A metà tra Dylan Dog e le (dis)avventure della mitica Buffy Summers, la trama segue le vicende dei fratelli Winchester, vissuti a lungo tempo come estranei l'uno per l'altro. Sam, il fratello minore, è un ragazzo posato e brillante. Un ottimo studente, fidanzato con la ragazza della porta accanto e entrato a pieni voti in una delle università più quotate. Il maggiore, Dean, è un gitano che, a bordo della sua Impala d'epoca, colleziona relazioni a breve termine e cicatrici e che, continuamente, fugge. Da qualcosa o verso qualcosa? Preda o carnefice? Complice la sparizione del padre, i due fratelli non potranno fare altro che rispondere alla chiamata del destino e, uniti, prendere le redini di una curiosa attività a gestione familiare. La caccia.
Perché i mostri delle leggende sono veri. Perché demoni, lupi mannari e vampiri non sono le romantiche creature dei romanzi adolescenziali. Hanno zanne letali, unghie incrostate di sangue, padroni oscuri che vivono nell'ombra degli inferi. Il caos e la violenza sono i punti previsti dal loro piano. I Winchester sono la nostra unica salvezza.
Divertente, semplice e di grande impatto, è esattamente quello che sembra. Un ottimo passatempo. Un poliziesco americano che stringe amicizia con i misteri dell'aldilà. Un viaggio on the road che fa tappa in case infestate, ospedali abbandonati e parchi giochi lasciati in balia di clown che si alzano soltanto con la luce della luna, ma anche sulle strade più lineari dell'amicizia, della lealtà e, perché no, dell'amore.
Pur non presentando nulla di innovativo, le prime serie hanno rappresentato il passatempo perfetto. Indagini paranormali, che, tra sorrisi e spauracchi, non dimenticavano di omaggiare i grandi del genere (L'esorcista, The Ring, It, Il canto del diavolo e La casa dei 1000 corpi) e di incatenarti alla sedia per 40 minuti da urlo
Purtroppo, come accade spesso, con il passare degli anni e con il proseguire delle stagioni, Supernatural ha voluto stupire e migliorarsi con intrighi più tortuosi, nuovi personaggi e tematiche prese in prestito dall'urban fantasy. Dico “purtroppo” non a caso. Pur risultando più originale e innovativo, ha perso quella che per me era la sua maggiore peculiarità: divertire con disimpegno e grazie a indagini autoconclusive e mai troppo complesse. 
Adesso - come ogni serie che si rispetti, certo – gli episodi finiscono sempre con colpi di scena che saranno ripresi successivamente, ma l'andamento ne è influenzato negativamente: troppo rigido, serio ed impostato, sconcentra ed infastidisce. Che ne è stato di quella leggerezza che aveva reso i Winchester i fratelli più amati della Tv, e di quell'irresistibile spirito “rock 'n roll”? I protagonisti si sono immalinconiti e, diventati forse troppo adulti, hanno perso un po' di quello smalto che faceva impazzire le ragazzine e far correre i maschietti per casa sfoderando pugnali invisibili e sparando con immaginarie pistole. Sulle loro traiettorie, l'incontro con angeli e demoni (il mitico Castiel è una delle poche cose positive delle ultime serie!) e profezie e sacrifici che, oltre a renderli più noiosi e seri, tendono a far di loro una copia comica di Highlander! Nel giro di otto serie, saranno morti e resuscitati sventordicimila volte. Traguardo che si giocano al pari merito con i protagonisti di The Vampire Diaries, Beautiful... e con Gesù!
I buoni Jared Padalecki (La maschera di cera, Una mamma per amica) e Jensen Ackles (San Valentino di sangue) sanno come farsi perdonare, e il bene che vuole loro il grande pubblico permette di passare su alcune cadute di stile e su errori di percorso. A testimoniarlo, le convention sempre affollatissime e le foto e gli autografi che qualche fortunato può condividere su Facebook e Twitter per la gioia e l'invidia degli altri fan. Seriamente, se non lo conoscete, è il momento buono per recuperare alla vostra imperdonabile mancanza. Si deve vedere! Se amate Anna vestita di sangue, la serie Tv Grimm e i fumetti di Tiziano Sclavi, poi, potrebbe essere il vostro frammento mancante. Le prime stagioni sono un mix equilibrato e vincente di humour ed esoterismo. Tra citazioni e nerissimi misteri, sapranno conquistarvi. Nelle ultime, invece, il ritmo rallenta. Ma l'ottava serie è appena cominciata. C'è ancora tanta strada da percorrere... E la speranza di essere positivamente smentiti potrebbe essere dietro l'angolo, nascosta dalle ali di un arcangelo caduto o dall'andatura barcollante di vorace zombie! :P

martedì 9 ottobre 2012

Recensioni a basso costo: Angel, di Dorotea De Spirito

Amo il mio opposto, il mio negativo, il mio veleno e il migliore dei miei antidoti. E' sbagliato. E' impossibile, Ma è vero, è reale. Come il nostro amore. Ciao a tutti! Proprio nel giorno dell'arrivo del sequel sugli scaffali (l'anteprima qui e presto la mia recensione!), ecco la recensione di Angel – L'amore è un demone. Scappando tutto d'un fiato a scuola, vi auguro buona lettura :)

Titolo: Angel
Autrice: Dorotea De Spirito
Editore: Mondadori
Numero di pagine: 341
Prezzo: € 9,50
Sinossi: Le antiche mura di Viterbo custodiscono un segreto: una comunità di angeli che da secoli convive pacificamente con gli abitanti della città. Vittoria ha sedici anni, è un angelo, ma è diversa da tutti i suoi simili: è senza ali e per tutta la vita si è sentita un'esclusa, un'estranea persino nella propria famiglia. Questa consapevolezza l'accompagna sempre, mentre la sua esistenza scorre tranquilla giorno dopo giorno tra scuola, amici e litigi con la sorella maggiore. Ma quando arriva in città Guglielmo, un ragazzo misterioso dagli occhi magnetici, il mondo di Vittoria viene sconvolto, e lei scopre che l'amore può rivelarsi il peggiore dei demoni.
 
                                         La recensione
L'amore è un demone. L'amore desidera qualcosa di cui ha bisogno, ma che non ha ed è quindi mancanza. L'amore è un demone”, Platone.
Io e Dorotea, negli anni, ci siamo incrociati quasi senza volerlo. Senza saperlo.
Treni con mete diverse, ma con inaspettate tappe in comune. La prima volta che ho incontrato il suo nome, è stato sul web: un ricamo bianco in cima al primo piano di un ragazzo troppo bello o, forse, di una ragazza troppo brutta. Capelli sparati in tutte le direzioni, sguardo imbronciato, il sopracciglio sollevato sugli occhi neri di mascara. Titolo, Destinazione Tokio Hotel. Flash di pensieri lampo. Chihapotutomaiscriverlo, oddiomio, nonlo leggereinemmenosemiviolentasseilcervello! Tempo una settimana ed ero in libreria, a sfogliarlo di soppiatto, vergognoso e furtivo come una ragazzina davanti a Cinquanta sfumature di grigio. Sospiro malinconico. L'amore rende incredibilmente idioti. L'amore...un goffo tentativo per cercare di costruirne uno, diciamo. Era l'epoca delle medie. Tanti capricci per un motorino mai avuto, un paio di Vans sdrucite ai piedi, i Green Day nelle orecchie e la prima cotta a farmi girare gli ormoni. La ragazza, biondissima, popolare e pazza di “quei quattro angeli tedeschi”. Io, più brufoli che diottrie, amici sulle dita di una mano e convintissimo che bastassero quattro frasette balbettate a rendermi un brillante intrattenitore. E' stato cinque anni, quindici chili e un centinaio di romanzi fa. Le mie scusanti? La cattiva influenza delle troppe commedie romantiche viste con mamma, un'insana idea di romanticismo maturata con Disney Channel e un primo esperimento di aprirmi, sul mondo, una strada alternativa a suon di parole (e rigorosamente scritte!). Era nata così l'idea di scrivere una fan fiction. Di scrivere qualcosa per cui farla sorridere, di cui parlarle. Di scrivere qualcosa per lei e basta. Quella storia non è altro che un documento Word salvato in una cartella sperduta del mio portatile, e quella ragazza un volto a cui dire “ciao” tra corridoi affollati e facce indistinguibili.
All'ennesimo compleanno di diciott'anni – uno dei più importanti – ecco rispuntare quel nome da un passato ancora fresco e dalle pagine fruscianti di un volume da cui il gemello cattivo di Cupido mi aveva fatto rubare informazioni e sogni condivisi col mondo.
Una lettera di un'amica ad un'altra, in cui, tra cuoricini, fiori e svolazzanti virgolette c'erano queste frasi: Ti auguro di trovare la vera felicità. Ti auguro di non dover mai chiedere scusa per la tua gioia. Ti auguro di apprezzare ogni piccola cosa. Ti auguro di essere sempre ciò che vuoi essere. Ti auguro di riuscire a raggiungere i tuoi sogni. Acchiappali con un retino da farfalle se volano troppo in alto e non riesci a sfiorarli, ma non smettere mai di lottare per loro, di avere voglia di realizzarli. Ti auguro un giorno senza fine. Ti auguro di piangere. Per le cose brutte e quelle belle. Ti auguro di sorridere, sempre. E spero di poterti essere accanto un giorno per vederti sorridere. In un'aggraziata parentesi, il nome dell'autrice di questi piccoli attimi di commossa e gioiosa poesia. Dorotea De Spirito. Il romanzo, Angel. Qualche settimana dopo, complice l'uscita imminente dell'atteso sequel, l'ho avuto tra le mani. Mio, per qualche ora sottratta allo studio e al solletico di un sole ancora avvolgente per essere pieno ottobre. Mio, come acqua piovuta sul deserto e poi tornata al cielo. Fragile, piacevole, refrigerante e caldo al contempo. Bello, seppur non destinato al per sempre. Racconta di una secolare Viterbo suggestiva come non mai, di un legame simbiotico con l'iPod e la sua musica – “medicina e veleno dell'uomo, ma soprattutto fidata compagna di vita” -, di un angelo senza ali e di un demone senza odio nei suoi occhi di onice. Anime che si sentono fuori posto, che non dovrebbero amarsi, destinate a rincorrersi senza tregua come la luna e il suo amato sole. Guglielmo e Vittoria sono i protagonisti di questa tenera storia d'amore maledetta del cielo e protetta dalla terra. L'ennesima. 
Tutto già letto, tutto già scritto. Solita trama, solito tutto. Forse, ma anche no. Dorotea è una mia coetanea, figlia della mia generazione e sorella del mio tempo. Ama la mia Italia, i 30 Seconds to Mars e i My Chemical Romance e quell'amore creduto eterno che tutti noi abbiamo provato una volta o stiamo ancora cercando. Li studia, li ama, ne parla e continua a condividere con noi quei sogni di bambina cresciuti assieme a lei. Adesso, che ha ventun anni, ne sono ben quattro: sono rilegati, hanno le copertine lucide, il logo della Mondadori sul dorso e - tra testi di scuola, peluche e foto con gli amici – fanno compagnia sul comodino a lei e a lettori sempre più numerosi. Anafore, frasi messe in fila come i versi di una poesia, risate leggere, riflessioni spuntate tra un bacio e un ennesimo mistero, capitoli dai titoli stupendi che incuriosiscono e scrivono il ritornello di una ballata immaginaria. Angel è una lettura rilassante, lieve e giovanile. Nonostante un finale frettoloso, negativamente influenzato da uno stile florido nelle forme ma acerbo nei contenuti, l'opera seconda della giovane viterbese è, tra i tanti urban fantasy pubblicati, il più simile a Twilight, ma anche quello che, nel bene e nel male, più gli si avvicina. Con esso, ho avuto l'impressione di scoprire non solo un'autrice dalle grandi potenzialità, ma un'amica dalla bell'anima. Una persona bella, con pensieri puliti e un'immaginazione romantica, in cui i suoi personaggi, come in una scena da musical, parlano attraverso le canzoni d'amore più belle, promettendosi l'eternità con le melodie dei Pink Floyd, James Blunt e Chris Martin, all'ombra di una statua di rose rosse e marmo. Paradisi che nascono dall'inferno, sorrisi angelici in metropolitana, stelle consacrate a noi...
Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Yellow - Coldplay